Le ville romane di Ladispoli

 
di Arnaldo Gioacchini*
 
Diciamo subito che il territorio del quale andiamo a parlare, per le sue pregevoli ville antico romane, fu abitato dall’uomo fin dal periodo del tardo neolitico (2.500/3.000 a.C.) una datazione che è avvenuta tramite il rinvenimento di varie punte di freccia ritrovate nella zona della palude di Torre Flavia, mentre il nome attuale di Ladispoli (la cui origine è sicuramente più nota) deriva dal nome del principe Ladislao Odescalchi, proprietario dei pertinenti terreni locali, che ne volle l’inizio delle sue costruzione verso la fine dell’anno milleottocento. Il termine di Ladispoli fa riferimento appunto al suo fondatore visto che i suo etimo proviene dal greco: Polis Ladislao – Città di Ladislao, ergo, in posposizione, Ladispoli. Ora dopo questa dovuta esplicativa prefazione veniamo all’argomento: Gli antichi romani nobili e ricchi o semplicemente ricchi, amavano incredibilmente il mare e le sue rive ove si facevano costruire delle vere e proprie ville, alcune delle quali di dimensioni veramente inusitate e dotate di tutte le comodità all’epoca possibili ed abbellite in maniera sfarzosa chiamando all’uopo i migliori artisti ed artigiani, all’epoca disponibili sul mercato, cosa che è andata ad evidenziarsi, in modo incontrovertibile, attraverso i ritrovamenti archeologici.

Queste ville marine erano, fra l’altro, spesso anche dotate di porti per l’attracco e di peschiere, andando così a proseguire la loro estensione strutturale nel salato elemento liquido. Fra le zone più appetite, in prossimità di Roma, vi fu quella di Alsium (dal greco als – sale -, fra l’altro per i Greci il sale era il simbolo dell’ospitalità; Alsium forse fondata addirittura dai mitici Pelasgi) ed in proposito basta leggere (ovviamente in latino) Valerio Massimo e Marco Tullio Cicerone per sapere che qui erano situate le grandi sfarzose ville possedute da Gaio Giulio Cesare, Gneo Pompeo Magno, Eliogabalo (Marco Aurelio Antonino), Sallustio,Virginio Rufo, Marco Emilio Lepido Porcina ( costui console, ma oratore ignorante di leggi cfr. Cicerone), Murena, Dida, insomma un concentrato incredibile di personaggi (storicamente non tutti fortunati). E che il litorale alsiense fosse pieno di ville lo scrisse anche il poeta e prefetto romano Rutilio Namaziano nel suo “De reditu” (Il Ritorno) il quale, navigando (per tornare nella sua patria in Gallia) lungo la costa nel 416 p.C.n. vide ancora una sequela, molto lussuosa, di esse.
 
Una realtà incontrovertibile se, pure ai nostri giorni, in meno di quattro chilometri lineari, si evidenziano i resti (sulla terraferma e sott’acqua) di ben quattro di queste antiche ville romane: Quella imperiale “cosiddetta” di Pompeo a Marina di San Nicola ( che possedeva un piccolo approdo tutto suo nonostante quello del vicino Alsium fosse ancora in attività ed annoverava una calcolata schiera di almeno duecento schiavi dei quali alcuni piuttosto colti, (questi, in genere, provenienti dalla Grecia), quella  della Posta Vecchia a Palo ed ancora verso nord quelle di piazza della Rugiada e poi quella di Torre Flavia sempre nel territorio di Ladispoli. Fra queste quella che ha restituito i maggiori reperti è sita sotto le fondamenta della Posta Vecchia edificio questo, voluto dagli Orsini/Odescalchi, fatto costruire nel diciassettesimo secolo ed usato, in varie riprese, come dogana, albergo, luogo di ristoro e stazione di posta dello Stato Pontificio. Nel 1918 la Posta Vecchia fu distrutta da un incendio e rimase abbandonata fino a quando, cinquanta anni dopo, il proprietario d’allora, il miliardario americano Paul Getty, decise di farla restaurare e fu proprio in quella occasione che, nei sotterranei, emersero i magnifici resti di una grande villa marittima romana di proprietà imperiale, come attestato da alcune scritte rinvenute in loco, con resti murari databili dal I sec. a.C. al II sec. p.C.n. e poi splendidi mosaici policromi e pavimenti musivi dai motivi floreali, stoviglie in ceramica italica ed africana, anfore vinarie, oggetti per il trucco e marmi provenienti dall’Africa, dalla Grecia e dall’Italia.
 
Vi sono pure altri ambienti minori, non visitabili, a cui si accede, scendendo, tramite  una piccola porta posta nelle cucine dell’attuale superstellato hotel. Sotto parte dei giardini sono state scoperte anche un’enorme cisterna per la raccolta delle acque piovane, un lungo corridoio ed alcune piccole stanze. Durante lo scavo della piscina sono stati ivi rinvenuti i resti di una piccola domus con tanto di atrio e stanze annesse, nello specifico si tratta della più antica casa repertata in zona che potrebbe addirittura appartenere all’insediamento urbano della “mitica” Alsium pelasgica. Ma vi sono ancora due ville antico romane pertinenti la zona dell’odierna Ladispoli, quella di Piazza della Rugiada con i suoi mosaici, i resti delle stanze e la sua bella cisterna e probabilmente altre strutture sepolte sotto le attuali abitazioni e poi la grande villa posta sotto Torre Flavia, ma ormai sommersa dalla forte ingressione marina, della quale però nelle foto di inizio ‘900 si vedono ancora le monumentali opere murarie in opera reticolata.
 
Una villa anche questa talmente estesa che alcuni studiosi sostengono che la grande costruzione circolare ora sommersa ( una peschiera o un delizioso triclinio marino?) posto un poco più avanti, ove ora inizia la spiaggia di Campo di Mare, fosse una sua importante pertinenza. Ci sono anche da segnalare, a poco più un centinaio di metri dal mare, i resti (siamo nell’area dell’attuale via Rapallo praticamente nell centro dell’attuale città) di una villa rustica antico romana, della quale è ancora ben visibile il suo bel cripto portico, questo sempre per dire, ulteriormente, quanto fosse appetita dai romani questa specifica zona costiera. E poi ad un “ tiro di biga” nelle colline di Caere, l’odierna Cerveteri, (Caere per gli antico romani, Caisra per gli Etruschi, Agylla per i greci – ndr) vi erano, nella zona di Pian della Carlotta al Sasso, le antiche Aquae Caeretanae, terme rinomatissime fin dai tempi degli etruschi, che Celio Aureliano, medico antico romano specializzato in idroterapia, scrisse che erano le più calde di tutto il suolo italico, ed, a proposito di ciò, è noto come gli antico romani amassero il termalismo in tutte le sue accezioni.
 
* Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale
 
fonte: La Voce di Cerveteri, 16/11/2021