Dal 15 al 17 Luglio si è svolto il Convegno spirituale della famiglia del diaconato delle diocesi di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia. Ospiti della Casa di spiritualità Maria Consolatrice a Santa Severa aspiranti diaconi e diaconi si sono ritrovati a seguire un ritiro formativo per la vita umana e spirituale.
Quest’evento è stato fortemente voluto dal vescovo Gianrico Ruzza che ha puntualmente preparato il programma in ogni dettaglio. Inutile sottolineare quanto tenesse ad essere presente all’incontro ma, suo malgrado, ha dovuto desistere a causa di un’indisposizione di salute.
Per questo ha delegato don Domenico Giannandrea, delegato episcopale per la formazione, a coordinare l’incontro. Il percorso è stato diviso in quattro meditazioni, la quarta delle quali è stata tenuta da don Federico Tartaglia, delegato per episcopale per la missione e l’ecumenismo.
Già dai primi spunti della meditazione, che partivano dal Vangelo sui discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-53), è arrivato forte l’invito a lasciarsi interpellare dalla fede, a lasciarsi forgiare dalla parola di Dio, come il vaso nelle mani del vasaio attraverso un percorso di vita, vitalità e vivacità per non considerare la Scrittura come un “randello” da brandire in testa alle persone piuttosto che uno strumento di conferma di ciò che penso o per confermare un ruolo.
Il suggerimento rivolto è stato invece quello di chiedere alla parola di Dio di spiegare il viaggio dell’esistenza, poiché Gesù Cristo non è venuto per condannare l’umanità ma per dare la vita e la vita in pienezza, quindi la gioia; altrimenti si va contro Dio.
Non c’è vera esperienza di Cristo senza essere messi in discussione. Da qui le domande: si è capaci di riconoscere quello che Dio ha fatto per mezzo di ognuno? Le meraviglie che Dio fa dentro ognuno? Se ho incontrato e ho sentito la parola, diventa urgente stare con lui (e chiedergli di restare).
Questo apre la chiave del cuore: “allo spezzare del pane”, al momento della condivisione, della gratitudine, dove Gesù non può diventare una proprietà, non lo si può stringere ma può essere donato. Non fatti ma esperienza di Cristo che ha preso tutta l’esistenza.
Alla fine della prima giornata è stata poi animata un’adorazione eucaristica comunitaria incentrata sul tema del fare sinodo, che significa camminare insieme, per incontrare, ascoltare e discernere partendo dal discorso ai presuli della Chiesa greco-cattolica ucraina del 5 Luglio 2019 di papa Francesco che diceva: «Non basta avere un sinodo, bisogna essere sinodo. La Chiesa ha bisogno di un’intensa condivisione interna: dialogo vivo tra i pastori e tra i Pastori e i fedeli».
Nella seconda giornata si è partiti dal brano del “servo” di Isaia (Is 50, 4-11), posto dal Signore al servizio del Suo popolo. Da qui gli interrogativi: Come vivo la Kenosi? Cosa vuol dire non avere parole proprie ma riferirsi alla parola di Dio? Mi sento chiamato a servire il regno di Dio? Che relazione esiste tra l’annuncio della Fede e i poveri che il Signore ci fa incontrare? (Rif. Ger 1; Ger 10; Ger 18, 1-10).
Da ciò si apre il concetto di diaconia: ascoltare (ci si deve ascoltare); imparare a vivere di amore e di offerta, un amore non dipendente; la condivisione. Perciò, di nuovo, i quesiti: Come vivo la mia vita spirituale? Sento il Signore vicino? Cerco di incontrarmi con Lui? Cerco di diventare me stesso? Quale posto occupa la Preghiera?Continuando: Il servo è ministro del Signore. Perciò un cammino di fede è ciò che Dio fa per noi.Ancora: si è parlato della necessità di rispondere alla vita secondo priorità e non secondo necessità.
Nella quarta meditazione don Federico Tartaglia ha sapientemente spostato l’attenzione sulla ricerca della bussola, sulla ricerca del “totem” (così l’ha ribattezzato), ossia la capacità di scegliere quale sia l’orientamento fondamentale della vita che, attraverso la propria storia personale, offra la capacità di stare con Cristo, di fare la scelta definitiva per Cristo. Al termine tutto il gruppo è partito per Santa Marinella dove si è svolta la celebrazione eucaristica presso la parrocchia di Santa Maria del Carmelo, per la festa della patrona.
Nella celebrazione presieduta da don Giannandrea il vangelo di Giovanni ci presenta il dono di Maria come madre alla quale Gesù affida tutte e tutti. La festa del Carmelo ha sottolineato il sacerdote «Ci dice la bellezza dell’intimità con Dio e ci chiede di coltivarla attraverso la preghiera».
Con il segno di questa festa, lo scapolare dei carmelitani, possiamo imparare a portare un «abito spirituale»: «rivestiamoci allora di Cristo, assumiamo i suoi criteri, impariamo da lui a vivere scelte di amore e misericordia. Tutto questo ci farà crescere nella nostra umanità, come uomini e donne autenticamente felici».
Dopo cena si è meditato sul tema dal titolo: Un tempo per camminare con la croce; sono stati intervallati brani del Vangelo ( Mc 16, 9-15; Lc 1, 39-45; Mc 5, 35-43; Gv 19, 25-27) a meditazioni e canti. Infine la domenica si è meditato il brano di (Lc 10, 38-42) prima della Messa presieduta dal Vescovo che, con grande sorpresa e gioia di tutti.
Nella sua omelia il presule ha introdotto l’assemblea nella pagina del Vangelo di Luca, sottolineando l’urgenza di prendere la decisione di mettersi finalmente in ascolto della Parola di Dio, atteggiamento inevitabilmente necessario per poter poi agire con fermezza. Un’esperienza di fraternità intensa, ricca, stimolante, piena di spunti concreti per la vita di ogni giorno.
Giuseppe Mele