Il 4 luglio la parrocchia di Santa Paola Frassinetti a Fiumicino ha accolto l’Azione cattolica di Porto-Santa Rufina per l’assemblea annuale. In sintonia con il decimo Incontro mondiale delle famiglie appena concluso, l’incontro ha affrontato da diversi punti di vista la questione delle “famiglie d’altrove”, dove storie di migrazione e di accoglienza si sono susseguite e intrecciate in un’atmosfera di partecipazione e forti emozioni.
Dopo la preghiera iniziale guidata da don Giovanni Soccorsi, assistente unitario, e il videomessaggio di saluto del presidente nazionale di Ac Giuseppe Notarstefano, Riccardo Bosi, pediatra e docente presso la Pfse “Auxilium” e alla “Sapienza” di Roma, ha condiviso la sua esperienza accano a bambini di famiglie migranti o con disagio socio-economico. Solo un incontro di “cuori” può aiutare, ha spiegato il medico, quel cuore spezzato che spesso gli stessi bambini richiamano come causa della loro sofferenza. È stato il racconto prezioso di chi con il suo lavoro ama Dio attraverso il prossimo.
Cecilia Turbitosi, volontaria del Centro missionario diocesano, residente a Ladispoli, ha coinvolto con la sua gioia di giovane donna al servizio della testimonianza evangelica. Cecilia ha raccontato la sua esperienza di collaborazione nell’accoglienza di tre famiglie ucraine rifugiatesi nel nostro Paese, tre madri e i loro sei figli, che sono entrati a far parte a tutti gli effetti della sua famiglia naturale.
«Le famiglie d’altrove così come le famiglie locali sono tutte diverse – ha spiegato – ma tutte sono comunità di persone che hanno il diritto di far crescere i propri figli in un ambiente sereno. Ci sono madri che hanno bisogno di ritrovare la loro dignità attraverso un lavoro. E i bambini hanno diritto di andare a scuola e crescere integrati all’interno di una società, che talvolta è volenterosa di accogliere, ma purtroppo non sempre è pronta a farlo. Dobbiamo lavorare insieme per questo obiettivo».
Infine, preziosa è stata anche l’ultima relazione in programma, quella di Ugo e Anna Tomassi, membri équipe nazionale Area famiglia e vita, un esempio di famiglia attiva nell’Azione cattolica della diocesi di Gaeta. Alternandosi nell’intervento, con semplicità e pacatezza la coppia ha sottolineato la bellezza di un cammino che guarda a 360 gradi l’uomo e quindi la condizione più importante che fa crescere un uomo: la famiglia.
Hanno portato una testimonianza forte di come l’Ac creda nella famiglia come mezzo educativo, ma soprattutto come culla in cui l’amore guarisce le ferite. Ugo e Anna hanno illustrato il “Progetto Nazareth”, che consiste nell’offrire alle famiglie aiuti, proposte e sostegni, utili al confronto con l’ideale fFamiglia di Nazareth, così da renderle sempre più consapevoli del matrimonio come sacramento, patto nel Signore e delle responsabilità pubbliche derivanti dal loro amore.
Parlando di famiglie ferite, Ugo e Anna hanno evidenziato l’importanza della preghiera all’interno della coppia e hanno condiviso la loro esperienza come guide degli esercizi ignaziani, strumento prezioso per aiutare le persone a conoscersi in profondità per poi imparare a camminare insieme.
La parola maggiormente pronunciata durante l’Assemblea da tutti i relatori è stata “rete”, intesa non solo come elemento di collegamento, ma soprattutto come supporto a favore di ogni persona che ci sta accanto. «Una rete che non dobbiamo vedere tanto nei suoi nodi, ma focalizzando l’attenzione sui legami che essa può creare tra gli individui» ha concluso Stefano Pedone, presidente diocesano dell’Azione Cattolica portuense.
Il concetto di “rete”, con il suo forte richiamo al tema della condivisione, è diventato un invito chiaro a tutte le realtà diocesane a unire le forze, a mettersi in gioco e camminare insieme con un vero approccio sinodale, per dare testimonianza di essere davvero una grande famiglia cristiana.
Elisabetta Marini