Marina, coraggio di vita evangelica

La sua immagine si è stagliata sul promontorio di Santa Marinella sabato della scorsa settimana, su quella costa dove mille anni fa dei monaci provenienti dall’oriente sbarcarono e portarono la memoria della sua vita di santità. Qui il suo culto crebbe così tanto da spingere la devozione popolare a scegliere il suo nome per la nuova città in cui si riconobbero comunità.

Nei secoli è rimasto il nome della cittadina litoranea e dell’eponima il ricordo sembrava oramai sbiadito fino a quando nel 2019 la chiesa di San Giuseppe al porticciolo è stata ridedicata a lei, Santa Marina. Dopo tre secoli, la città ha di nuovo festeggiata la sua compatrona con eventi sul mare, aggregazione e momenti di spiritualità iniziati il 17 giugno con la rappresentazione della della Compagnia teatrale Percuoco.

Le luci sulla facciata rinnovata della chiesa di San Giuseppe hanno proiettato gli spettatori sul tempo in cui Marina, interpretata da Alessandra De Antoniis, scrive la sua storia di coraggio, attorno all’VIII secolo in Libano. La donna sceglie di nascondere la sua femminilità, indossando abiti maschili, per poter vivere in monastero accanto al padre amato. Viene accusata di avere abusato della figlia di un locandiere, rimasta incinta di un soldato, ma non rivela il suo segreto, allontanata dal monastero vi fa rientro in tarda età, occupandosi del bambino frutto della violenza.

Al momento della morte i confratelli scoprono il suo segreto. Il 18 giugno il quadro che la rappresenta ha solcato su un natante il tratto antistante il porto turistico in una processione a mare continuata sul molo fino al promontorio dove il vescovo Gianrico Ruzza assieme a don Salvatore Rizzo, parroco di San Giuseppe, ha celebrato la Messa animata dal St. Joseph Little Choir. Presenti alla funzione il sindaco Pietro Tidei, la delegata del comune per la festa di Santa Marina Maura Chegia, Livio Spinelli del Comitato per la festa, la comandante della Polizia locale Keti Marinangeli, il concessionario del Porto Marina di Santa Marinella Antonio D’Amelio, il Capo Reparto Operativo Giannino Di Martino della Capitaneria di porto di Civitavecchia e il comandante Cristian Vitale dell’Ufficio locale marittimo di Santa Marinella.

Nella sua omelia il vescovo ha messo in relazione la memoria di Santa Marina con la festa del Corpus domini, celebrata il giorno successivo. «L’Eucarestia ha alimentato la vita di Marina che per amore del Vangelo subisce un’infamia incredibile, ma la offre come Gesù ha offerto la sua vita», ha detto il presule nell’omelia. Un legame decisivo per comprendere le priorità della nostra quotidianità. «La forza travolgente del Vangelo ha guidato le scelte di questa donna che ha mostrato con la sua vita l’amore per gli altri e la gioia. Santa Marina continua a insegnarci ad amare sempre e comunque, con quel sorriso che viene dall’Eucarestia, da Gesù, signore della vita e della storia».


Un culto arrivato dal Libano

Santa Marina è la santa eponima della città di Santa Marinella, il cui culto fu qui introdotto intorno all’anno 1000 da una comunità di monaci basiliani, provenienti dal Medio Oriente. Nel Medioevo, con lo spopolamento dell’Agro Romano la memoria di santa Marina si andò appannando, poi le ricerche sulle origini di questa Santa, iniziate alcuni decenni fa da Silvio Caratelli, all’epoca sindaco di Santa Marinella, e proseguite da Angela Carlino Bandinelli e da Livio Spinelli, hanno permesso di risalire al luogo di origine di Santa Marina, situato sul Monte Libano. Il corpo incorrotto della Santa fu traslato a Costantinopoli, poi a Venezia, ove tutt’oggi si trova, custodito in un’urna di cristallo, nella chiesa di Santa Maria Formosa. La vicenda di Marina ha trovato una sintesi nella recente pubblicazione Santa Marina di Daniele Bolognini per l’editrice Velar dove sono riportate le ricerche di Livio Spinelli nel monastero di Santa Marina nella valle santa Qadisha in Libano. Il martirologio romano indica nel 18 giugno il “dies natalis” della santa.