«Una donna coraggiosa, innamorata della vita, capace di suscitare amore», Rita da Cascia continua a esercitare stupore e fascino perché «ha creduto nella vita» ha detto il vescovo Ruzza ieri sera nella parrocchia di Casalotti dedicata alla santa.
All’inizio del triduo di preparazione alla festa che si celebra il 22 maggio il presule ha presieduto una Messa nella comunità alla periferia di Roma con il parroco don Lulash Brrakaj e il vicario parrocchiale don Aniceto Asogwa Azumkalia.
Rispetto all’uso comune del tempo, che prevedeva la vendetta, Rita, moglie e madre, decide di perdonare gli assassini del marito e prega perché i figli facciano altrettanto. «Va contro la mentalità comune della legge del taglione, perché per lei la vita è un tesoro», provocando il disappunto della società del tempo.
«Preghiamola per darci il coraggio di affrontare questo tempo bellicoso, che non è solo segnato dalla guerra, ma riguarda i cuori di tutti noi». Guardando a lei chiediamoci quale importanza diamo oggi alla vita: «Quale valore ha la vita dei soldati morti in guerra? Quale valore hanno le vite delle donne in Iran? Quale valore ha la vita di un bambino che viene abusato? Quale valore ha la vita di un anziano per un sistema economico che non lo considera più produttivo?».
Rita ha seguito fino in fondo quella Parola di amore che Gesù dice di essere nel vangelo di Giovani letto durante la liturgia. «Lei si è conformata nel corpo e nel cuore al Signore, comprendendo che l’unico vero amore è quello della Croce del Signore, a cui lei ha saputo corrispondere rimanendo unita alla Parola di Dio e all’Eucarestia. Questa è la santità: corrispondere a quanto Dio Ci affida».