«Pace», è la prima parola pronunciata dal vescovo Ruzza durante la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri. Il pastore ha presieduto l’austero rito che dà il via al tempo della Quaresima nella parrocchia di Santa Maria del Rosario a Ladispoli. Assieme a lui il vicario generale don Alberto Mazzola e i sacerdoti della città.
La preghiera e il digiuno che caratterizzano l’inizio del tempo in preparazione alla Pasqua hanno segnato quest’anno l’iniziativa di papa Francesco per invocare la fine della guerra in Ucraina. Un gesto di penitenza che facciamo «per fermare le mani omicide contro gli innocenti», ha annotato il vescovo nella sua omelia. Nonostante il dramma della guerra e il peso degli anni di pandemia, la liturgia della Parola ci parla di un tempo favorevole per «incontrare il Signore in profondità e scoprire la sua misericordia».
A patto che decidiamo di essere «veri, semplici e schietti» per condurre una riflessione umile sulla nostra vita e su quanto di essenziale dobbiamo individuare in essa. Il profeta Gioele richiama alla sincerità della nostra contrizione: non le vesti, ma il cuore dobbiamo lacerare, per evitare di rimanere chiusi nella nostra autoreferenzialità e favorire invece la relazione con gli altri e con l’Altro. A guardare bene, per ritornare a Dio dobbiamo essere capaci di riavvicinarci al prossimo, non è pensabile di voler cercare Dio senza desiderare l’incontro con gli altri, ha sottolineato il pastore: «Con il tuo cuore tocca il cuore dei poveri, purifica la tua mente».
Allora sì, potremo comprendere che il carattere penitenziale della Quaresima rivela in realtà la gioia di una esistenza purificata, dove la «conversione della mente aiuta a scoprire le “fake news” e a riconoscere la verità della Parola del Signore, e la conversione della cultura ci insegna a imboccare la via dell’inclusione e della fraternità». Dunque, una «conversione integrale» è richiesta al cristiano che si prepara alla Pasqua. Perché la vita e la terra siano sane e libere dal male, dobbiamo osservare il digiuno dalle dipendenze fisiche e da quella psicologiche. E praticare l’elemosina: «Gesù ha vissuto a favore degli altri, facciamolo anche noi» ha suggerito il vescovo e «permettiamo a Dio di offrirci il suo perdono, concedendo a noi stessi il dono dell’umiltà. Solo Dio illumina la nostra vita».
Simone Ciampanella