Situazione ecumenica in Medio Oriente
Consiglio delle chiese del Medio Oriente
Il Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC – Middle East Council of Churches) è una comunione di chiese che condividono la fede nel Signore Gesù Cristo quale Dio e Redentore secondo le Sacre Scritture e la Tradizione della Chiesa. Fondato nel 1974, il Consiglio successe al Consiglio delle chiese del Vicino Oriente – fondato nel 1962 (Near East Council of Churches) – e costituisce un organismo ecumenico regionale, che riunisce le chiese cristiane per dare testimonianza comune nella terra in cui Cristo nacque, visse, morì, fu sepolto e risuscitò. L’attività del MECC si estende – dal punto di vista geografico – a oriente dall’Iran fino al Golfo e a occidente dal Mar Mediterraneo fino all’Egitto. Originariamente era formato da tre famiglie di chiese: evangelica, ortodossa e ortodossa orientale, cui si aggiunse, nel 1990, la famiglia cattolica. Queste chiese si impegnano insieme per portare avanti la comune missione e il desiderio di realizzare l’unità a gloria dell’unico Dio.
La missione
Espressione tangibile di presenza cristiana in quelle terre, il Consiglio adempie alla missione di lavorare per l’unità dei cristiani attraverso la costruzione di una convergenza di modi di vedere, prospettive e atteggiamenti all’interno delle chiese del Medio Oriente, specialmente riguardo le questioni relative alla presenza e alla testimonianza cristiane e ai rapporti tra cristiani e musulmani. In modo speciale, la missione del Consiglio è oggi considerata come:
- un ponte tra le chiese, al fine di abbattere barriere e pregiudizi e costruire una testimonianza comune al Signore risorto. In quanto organismo ecumenico, il MECC riunisce la maggior parte delle chiese del Medio Oriente, offrendo loro uno spazio per ritrovarsi, pregare, riflettere, analizzare, parlare all’unisono e agire con una testimonianza comune;
- un ponte tra cristiani e popoli di altre religioni in quelle terre, specialmente con i musulmani. Il MECC rafforza e sviluppa il dialogo e la collaborazione con i musulmani; mira a creare e approfondire legami di amicizia e di pace tra i popoli per il bene dell’umanità;
- un ponte tra il Medio Oriente e il resto del mondo cristiano. Il MECC intende porsi come mediatore tra le chiese di quelle terre e i loro fratelli e le loro sorelle cristiani che vivono altrove.
La situazione attuale in Medio Oriente e le problematiche aperte
Nonostante la difficile situazione geopolitica e le sfide locali, regionali e globali, il MECC è deciso a continuare a promuovere una riflessione teologica ed ecumenica in Medio Oriente. Si tratta di un obiettivo raggiunto principalmente attraverso il consolidamento della formazione, della comunicazione e del networking ecumenici. Il Consiglio promuove iniziative di dialogo e di giusta pace e, inoltre, profonde sforzi ecumenici, umanitari e di sviluppo per aiutare i più vulnerabili a soddisfare i bisogni primari e ad accedere ai diritti fondamentali. Grazie agli sforzi profusi in lunghi anni, il MECC gode di grande fiducia e il suo lavoro è sostenuto dal generoso contributo delle chiese membri e degli organismi partner ecumenici e internazionali. Il MECC riconosce il ruolo strategico che i partner rivestono nel perseguire e raggiungere i suoi obiettivi, tesi a difendere la dignità umana e la custodia del creato di Dio.
La decisione del MECC di rafforzare il suo impatto ecumenico regionale è ad ampio raggio, per promuovere l’impegno a far sentire la voce delle chiese a livello locale e internazionale. Partecipando nel dialogo congiuntamente agli altri membri in nuove iniziative di “partnership nella cittadinanza”, il MECC accoglie la diversità e fortifica la missione apostolica, la testimonianza e il ruolo costruttivo dei cristiani in quelle terre con iniziative che aprono la strada ad uno scambio di prospettive e valori interculturali, al di là delle differenze ideologiche e dogmatiche.
Le chiese del Medio Oriente fronteggiano sfide di vario genere, che influiscono sulla loro vita e testimonianza ecumeniche, molte delle quali affondano le radici nella storia passata di quelle terre, nelle tradizioni religiose e culturali, nelle conseguenti crisi economiche e nelle ostilità geopolitiche che continuano a tempestare quelle terre. La sfida maggiore attualmente riguarda la sopravvivenza stessa della presenza cristiana in Medio Oriente. Dalla Nakba palestinese del 1948, numerosi conflitti di lunga durata e disordini politici in vari paesi della regione, quali il Libano, l’Iraq, l’Iran, la Siria e l’Egitto, hanno determinato una tendenza crescente all’emigrazione dei cristiani, causando un drastico decremento del numero dei fedeli e minacciando la stabilità della presenza cristiana.
Nonostante ciò, accanto a momenti di stagnazione e di declino, la lunga storia del cristianesimo in Medio Oriente ha conosciuto momenti di rinnovamento e rinascita. Da un lato, infatti, è da sottolineare la diminuzione della presenza cristiana in Medio Oriente, ma dall’altro lato è da sottolineare la qualità della testimonianza e della vita spirituale che anima queste comunità. Le due prospettive – lungi dall’escludersi reciprocamente – sono, al contrario, intimamente collegate, perché la presenza cristiana ha un senso solo se intende perseguire una missione. La missione principale dei cristiani in quelle terre oggi si sostanzia nella loro capacità di dare testimonianza, insieme ai loro concittadini, della salvaguardia della diversità, sia essa umana, ecumenica o interreligiosa, e della resilienza nelle comuni sfide che le attendono.
Il XXI secolo ha assistito ad un’ulteriore svolta drammatica nella storia del Medio Oriente. L’ultimo ventennio ha visto profondi cambiamenti a tutti i livelli della società, assieme al collasso degli apparati governativi di diversi paesi. Quelle terre hanno patito continue azioni militari, hanno visto indebolite la loro capacità economica e le loro strutture sociali, hanno subìto cambiamenti demografici e dei sistemi di valori.
La testimonianza e la presenza cristiane in Medio Oriente sono state profondamente sferzate dal protrarsi di crisi e ostilità, per cui diviene sempre più importante che tutti i partner ecumenici e gli altri organismi umanitari e di sviluppo siano capaci di comprendere esattamente il contesto attuale e le conseguenze della drammatica diminuzione del numero dei cristiani. Molti degli interventi posti in atto dall’occidente in Medio Oriente si basano su una “percezione occidentale” delle esigenze dell’oriente. Fino ad ora tali interventi non hanno tenuto conto a sufficienza delle prospettive delle chiese e delle popolazioni mediorientali. Mettere in discussione la possibilità di testimonianza cristiana, da parte di chiese, individui e governi, significa minare il futuro stesso del cristianesimo in Medio Oriente. Per questo, le comunità cristiane vanno ridisegnando il ruolo della Chiesa e delle sue istituzioni. Quale modello di “partnership nella cittadinanza”, di diversità e convivenza con musulmani ed ebrei, possono offrire i cristiani in quelle terre e in un mondo globalizzato? E infine, qual è il ruolo profetico del MECC per un Medio Oriente rinnovato, giusto, pacifico e sostenibile?
Per superare le sfide
Per fronteggiare le diverse sfide, il MECC ha strutturato il proprio lavoro attorno ai seguenti obiettivi:
1. sforzarsi di perseguire un rinnovamento ecclesiale e teologico capace di trasformare il ministero comune attraverso la valorizzazione del ruolo vitale dei giovani, dei socialmente svantaggiati e delle vittime della violenza. Le difficoltà che incontrano i giovani sono esasperate dall’uso di internet e dei social media, che li inducono dubitare di avere un futuro in quelle terre per la loro vita;
2. ampliare i già esistenti modelli di convivenza, ospitalità e diversità religiosa a dispetto di una diffusa tendenza a polarizzare le identità. A tale riguardo il MECC si impegna a rispondere al grido disperato dei rifugiati in quelle terre e a sollevare le necessità dei migranti, così come dei lavoratori dei loro paesi. Il MECC si adopera, inoltre, per il ripristino di una pace giusta e possibile per tutti. È particolarmente preoccupato per l’assenza di una soluzione duratura e giusta per i profughi palestinesi; per la costante, per quanto lenta, espulsione dei Palestinesi da Gerusalemme e dalla Cisgiordania; per la continua emarginazione e discriminazione dei Palestinesi in vari paesi di quelle terre. Questo ingiusto trattamento offende la dignità, i diritti e le opportunità di una popolazione traumatizzata da anni di sfollamento. L’impegno del Dipartimento dei servizi per i rifugiati palestinesi (Department for Services for Palestinian refugees, DSPR) del MECC è, quindi, più opportuno che mai.
Incoraggiato dalla determinazione della maggior parte dei Capi delle chiese a mantenere il MECC come organismo, nonostante le grandi sfide che lo attendono, e sostenuto dalla vicinanza e dal supporto dei teologi cristiani, delle chiese e dei Capi delle comunità in quelle terre nei suoi sforzi di promuovere sinergie e coesione tra i cristiani, il MECC continua a lavorare e a pregare perché la Luce di Cristo risplenda sempre più in oriente.