«Desidero esprimerle i miei più sinceri ringraziamenti, unitamente alla comunità parrocchiale per la sua visita in questo giorno», con queste parole don Krzysztof Dudała, parroco di Pantan Monastero, ha saluto il vescovo Ruzza, nella prima domenica d'Avvento. Nel primo anniversario della riapertura della chiesa dei Santi Marco evangelista e Pio X dopo i lavori di restauro, il pastore ha celebrato una Messa con la comunità alla periferia di Roma.
Il sacerdote ha espresso la riconoscenza dei fedeli per la vicinanza del presule «in ogni occasione, come ad esempio la sua missione di sinodalità nella vita e nella Chiesa, richiamandoci a stare insieme, ad ascoltare quello che lo Spirito Santo ci dice e, soprattutto, ad avere una Chiesa in uscita, alla ricerca di uomini e donne». Da parte sua il vescovo ha condiviso nell’omelia la gioia di poter celebrare la prima domenica di Avvento nella parrocchia che ha conosciuto per prima quando ha iniziato il suo servizio di amministratore apostolico: «Ogni mattina che passo di qui per andare in curia mando un pensiero alla comunità».
Riferendosi al suo stemma a cui aveva accennato il parroco all’inizio, il vescovo ha ricordato la centralità della parola, simboleggiata dall’alfa e dall’omega, e dell’Eucarestia, indicata dal pellicano che nutre i suoi piccoli togliendo qualcosa da sé: «Nutrimenti che ci fanno camminare nella vita», in particolare in un luogo come questo che «la sapienza di don Gino (il vescovo Reali, ndr) e della curia hanno valorizzato come luogo di preghiera e di pace».
L’importanza del sinodo risiede nella capacità di saper ascoltare il mondo che oggi vive con sofferenza la pandemia e l’emergenza climatica: «dobbiamo leggere i segni dei tempi e accogliere la novità e la bellezza che è Gesù, colui che fa la volontà di Dio». Va proposta questa esperienza di fede in un mondo sempre più devoto alla religione universale del «Black Friday, della logistica, della sicurezza nell’avere, clicco, compro, arriva». Invece, «dobbiamo cercare la Paola di Dio», esperienza favorita dal tempo dell’Avvento «che ci prepara al ritorno di Gesù».