«Uno più uno fa tre, non fa due: nella matematica dell’amore le cose stanno così» perché «dall’incontro tra un “io” e un “tu” nasce un “noi”, primo figlio della coppia». Parola di Don Carlo Rocchetta. Il sacerdote, fondatore della Casa della Tenerezza, assieme a Roberta e Luca Convito, coppia della sua comunità, ha condiviso il suo sapere dell’amore coniugale nell’assemblea diocesana del 17 settembre.
«Permesso, grazie, scusa» sono le tre parole tratte da Amoris Laetitia scelte dal vescovo Ruzza per inquadrare il tema dell’incontro: “Crescere nell’amore”. «I cambiamenti della storia ci interrogano sulle criticità della famiglia e la famiglia chiede uno spazio di rinnovamento», ha spiegato il presule nella sua introduzione: «è il momento di proporre il Vangelo della famiglia, è il momento di offrire speranza».
La lunga esperienza di don Rocchetta ha accompagnato i delegati, in numero contenuto per le normative anti-Covid 19, a riscoprire il senso dell’“Amore del Matrimonio”, titolo del suo intervento. Invitato dall’amministratore apostolico a soffermarsi sul IV capitolo dell’esortazione apostolica di papa Francesco, il sacerdote ha sviluppato la sua riflessione sull’annuncio della gioia dell’amore nuziale: non solo aver cura del Matrimonio ma renderlo luminoso agli altri come testimonianza evangelica.
Il Matrimonio è un cammino di coppia in risposta alla grazia del sacramento, esprime una vocazione da realizzare assieme, «è una convocazione che viene da Dio Trinità, vive in Dio Trinità e torna a Dio Trinità». La buona riuscita del Matrimonio dipende dall’incontro tra la grazia del Sacramento e la natura che lo presuppone, e cioè nell’impegno personale di diventare coppia perché «diventare sposi è più che sposarsi». Il Papa spiega il relatore offre degli orizzonti per aiutare gli sposi nell’esortazione. L’educazione al linguaggio delle “carezze verbali” e l’accettazione della fatica del cammino. Il mettere assieme la differenza attraverso la generosità e l’oblatività, superando facili illusioni e privilegiando il dialogo. La condivisione dei vissuti. E, soprattutto, il darsi tempo di qualità per far sentire l’altro amato. Le strade per mantenersi saldi sulla rotta del “per sempre” passano per la valorizzazione e la “canalizzazione” delle emozioni.
Don Rocchetta ha lamentato la carenza nella nostra società contemporanea dell’educazione all’affettività che è invece essenziale perché favorisce il «passaggio dall’“io” narcisista all’“io” oblativo» aiutando gli sposi a scoprirsi l’uno dono per l’altro: «Bisogna imparare che ci sono io e ci sono gli altri per favorire una maturità affettiva che sia accoglienza e capacità di amore, dunque in grado di costruire il “noi”». L’unione sessuale, ha continuato il sacerdote riferendo il pensiero del papa, è un dono di Dio agli sposi attraverso cui loro possono crescere nella grazia. Attenti però alle forme non corrette, il materialismo e lo spiritualismo sessuali. Per vivere bene l’intimità gli sposi devono inserirsi nella circolarità tra eros e tenerezza, quella virtù che ci spinge verso l’altro e ci insegna a mostrargli di volergli bene.
Roberta e Luca sono esempio di come il “noi” sia la felicità del Matrimonio. Assieme ad altre coppie hanno contribuito a rendere la Casa della Tenerezza un luogo di riscoperta dell’amore e di cura e accoglienza per quelle famiglie in difficoltà e profondamente ferite. Loro hanno invitato gli sposi ad aver cura dell’amore quotidiano attraverso la reciproca accoglienza in piccoli gesti che mostrano quanto l’uno tenga all’altro. Il “voto di tenerezza” che si emette nella Casa della Tenerezza sigilla questo impegno quotidiano: «questo anello come segno del mio amore e della mia fedeltà ed espressione della tenerezza che voglio sempre essere per te».
Simone Ciampanella
foto Filippo Lentini