Ripartire. Ma verso dove? I primi passi mossi in queste settimane sembrano allontanare i condizionamenti della fase più acuta dell’emergenza sanitaria. Propositi di una rinnovata normalità, non quella di prima, pongono domande su quanto il Covid-19 abbia rivelato di un mondo messo in crisi nel suo assetto economico, sociale, culturale. In Fratelli tutti papa Francesco ha chiarito la dimensione e le articolazioni della crisi, indicandone il superamento attraverso la fraternità. Ad essa si è ispirata la sesta edizione della “Lunga notte delle Chiese”, a cui ha aderito la diocesi di Porto-Santa Rufina. La manifestazione che mette in dialogo arte e spiritualità nei luoghi di culto ha offerto alla creatività delle realtà ecclesiali italiane un tema per meditare assieme il 4 giugno sull’orizzonte della ripartenza: “#Fragili. Ed io avrò cura di te”.
«La Pandemia ci ha separati, ci ha imposto la distanza dai nostri cari, dai compagni di studio e di gioco, dai colleghi con cui lavoriamo assieme. Abbiamo sentito la mancanza di rapporti e di valori dati per scontati e spesso dimenticati. Non dobbiamo sprecare l’opportunità di aver riscoperto i legami essenziali dell’umanità come ci continua a dire con coraggio papa Francesco, che ci chiede di crescere nell’amicizia» aveva sottolineato il vescovo Gianrico Ruzza commentando il tema della manifestazione. La qualità della relazione tra le persone diventa dunque essenziale per costruire il futuro dell’umanità che si è scoperta unita nella fragilità e bisognosa della cura. Guardando all’immagine del Buon Pastore il pontefice ha indicato nell’enciclica la possibilità di un cambiamento positivo a partire dalla comprensione del tempo come dono per l’altro. La Chiesa portuense ha raccolto questo suggerimento interpretando il tema della Lunga notte delle chiese con il progetto dell’associazione “L’insieme harmonico”: “Voci intorno al pensiero di sant’Agostino”.
Il concerto si è tenuto nella chiesa di Santa Maria maggiore a Cerveteri. Il parroco don Gianni Sangiorgio ha introdotto l’evento portando il saluto del vescovo Ruzza, impossibilitato a partecipare, e ricordando che è proprio la chiesa il luogo della cura. Al vescovo ha rivolto la sua gratitudine per la scelta di proporre l’iniziativa a Cerveteri il sindaco Alessio Pascucci, accompagnato dall’assessore alla cultura Federica Battafarano. Le voci del coro diretto da Pietro Rosati, autore di alcuni dei brani eseguiti, e da Silvia Patricelli e le percussioni di Giordano Vanni hanno dialogato con parti de Le Confessioni del vescovo di Ippona a cui ha prestato la voce l’attore Alessandro Calamunci Manitta.
«La musica di voci – ha scritto il direttore Pietro Rosati nella presentazione – insegue, come protagonista o come sfondo, le intricate articolazioni della filosofia agostiniana (tempo, memoria, follia, passione) reggendosi, quando occorre, sopra le antiche impalcature di una sequenza gregoriana, o cercando un dialogo serrato con i possenti quesiti della sua speculazione filosofica». Nella chiesa madre di Cerveteri hanno risuonato melodie connaturali a quelle pietre poste nel cuore della città attorno all’anno mille. Quasi un commento reciproco tra architettura, musica e voce ispirate da una stessa esperienza di fede che attraversa secoli ma rimane costante, perché identica è la domanda fondamentale dell’uomo davanti alla sua vita.
Dalla tradizione musicale antica della cristianità il percorso proposto dall’Insieme Harmonico ha seguito le tracce di Palestrina, Soto per arrivare a Gevaert e passare dagli spiritual alle composizioni di Rosati. Di pari passo l’ascolto del pensiero agostiniano attorno al tempo, alla memoria, a Dio ha aperto quei significati musicali a un’occasione di rinnovamento. Perché «l’arte vissuta insieme in una chiesa ci offre un’esperienza di comunità che ci stimola ad aver cura della nostra spiritualità assieme agli altri» aveva illustrato il vescovo nella presentazione dell’iniziativa sottolineando che «Nell’ascolto di musica e di parole in ricerca del senso dell’esistenza troviamo il tempo della relazione: tra di noi, con la bellezza e con Dio, come suggerisce Sant’Agostino»