Custodire la bellezza

«Dobbiamo educarci ed educare a rispettare, custodire e riproporre il valore antico che ci è stato messo tra le mani». Le parole del vescovo Reali pronunciate nell’omelia per l’inaugurazione del restauro del santuario di Ceri il 17 gennaio sintetizzano la premura della Chiesa per i beni culturali. L’intervento è costato oltre 350mila euro sostenuti grazie ai fondi 8xmillle della Chiesa cattolica ha spiegato l’economo diocesano Egildo Spada e ha interessato il recupero degli esterni del tempio, delle terrazze e delle coperture, il rifacimento della doppia rampa d’accesso. Sono state ristrutturate anche alcune sale parrocchiali. All’inizio della Messa il sindaco Pascucci ha portato il saluto della città di Cerveteri che trova in Ceri «un luogo importante per la sua storia e per la sua identità».(Domenica 24 gennaio l'approfondimento su Lazio Sette)

Red.

(19/01/2021)


L'approfondimento su Lazio Sette del 24 gennaio 2021

Chissà cosa avrà immaginato Leonardo domenica scorsa a Ceri durante l’inaugurazione del Santuario mariano dopo i lavori di restauro? Il bambino indossava l’abito della confraternita di San Felice papa e martire, in cui il nonno lo ha introdotto fin da piccolo: con gli altri confratelli e con le consorelle della confraternita di Nostra signora di Ceri Madre della Misericordia ha partecipato al servizio liturgico. I suoi occhi svegli hanno seguito con attenzione tutta la celebrazione. Forse non avrà avuto chiaro tutto. Ma, ha vissuto dei segni. Ha visto il suo parroco don Riccardo Russo dire una Messa “speciale” con il vescovo Gino Reali, ha notato la fascia tricolore indossata dal sindaco della sua città, Alessio Pascucci. Ha ascoltato il coro riempire di suono la sua chiesa e degli adulti parlare della bellezza attraverso cui sta crescendo: le forme di un tempio antico, i celebri affreschi, la dolce immagine quattrocentesca della Madonna con il bambino e quella splendida del Cristo Pantocrator, l’amicizia della famiglia cristiana. L’esperienza di gesti e simboli fatta da Leonardo sta al cuore della Chiesa che tramanda e vive la fede attraverso l’arte e i riti, i cui linguaggi connettono il mistero alla storia personale e comunitaria preservando la trascendenza del Dio che parla. Nella cura del suo patrimonio la comunità cristiana risponde alla sua missione evangelizzatrice e promuove la cultura.

«La tutela dei beni culturali è un impegno costante perseguito con attenzione dalla Chiesa di Porto-Santa Rufina» ha spiegato all’inizio della Messa l’economo diocesano Egildo Spada illustrando l’intervento che ha interessato la facciata, gli esterni e alcuni spazi interni. Il costo sostenuto è stato di oltre 350mila euro, provenienti dai fondi 8xmille della Chiesa cattolica. Spada ha dedicato la più ampia parte del suo discorso a ringraziare una a una le persone coinvolte nell’opera, a partire dal vescovo «che ci ha sempre garantito l’appoggio nei momenti più difficili e poi don Valerio Pennasso e don Mariano Assogna, direttore nazionale e incaricato regionale dell’ufficio per i beni culturali ecclesiastici». Toccare una chiesa il cui impianto risale all’XI secolo significa poi coinvolgere enti e professionisti che quel bene lo sanno avvicinare con cura e competenza.

Dunque, la collaborazione con la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale guidata da Margherita Eichberg e impegnata a Ceri attraverso i funzionari locali Rossella Zaccagnini e Anna De Luca. L’impresa Edilar di Roberto Ambrosetti assieme allo stretto collaboratore Francesco Petrone e alle maestranze ha invece realizzato con attenzione la delicata progettazione dell’architetto Francesco Salvatore Genco e dell’ingegnere Marcello Leoni, avvalendosi del prezioso contributo della restauratrice Stella Mitri. Giorno dopo giorno le analisi e i sondaggi hanno restituito frammenti di passato interpretati dall’archeologa Pamela Giannini e dall’antropologo Walter Pantano che hanno delineato parte della storia del borgo e della gente vissuta qui. Tanti fili intrecciati, coordinati da Gianluigi Saddi, collaboratore dell’economato diocesano e dell’ufficio tecnico della diocesi.

Con la restituzione del Santuario alla comunità parrocchiale dell’Immacolata Concezione i fedeli hanno ricevuto la responsabilità di valorizzare uno spazio prezioso per tutta la diocesi e per la città, che ritrova nel Santuario «l’importanza delle sue origini e un segno della sua identità» ha commentato nel saluto il sindaco Pascucci, ringraziando il vescovo per la sua presenza continua nel territorio. La Madre di Dio, venerata nel Santuario come Madre della misericordia, ha detto il pastore, insegna come rispondere alla vocazione: «Anche noi siamo stati chiamati dal Signore, chiamati per nome non dispersi in mezzo alla folla, chiamati come Samuele, come Andrea, come Giovanni, come Simon Pietro, come Leonardo, il bambino con me sull’altare, come la Vergine Maria. Al centro della nostra vita resta allora questo incontro personale con Cristo, questo incontro dal quale dipende tutta la nostra esistenza terrena e tutta la nostra felicità eterna». La via pulchritudinis appare dunque una strada ricca di possibilità per diventare buoni cristiani e buoni cittadini, per questo «dobbiamo continuare a educarci ed educare a rispettare, a custodire e a riproporre il valore antico che ci è stato messo tra le mani» con l’augurio che «la rinnovata accoglienza di questa bellezza, sia un dono per noi, per tutti, perché anche un povero possa educarsi alla bellezza».

 

L'intervento

Il lavori di restauro al santuario mariano di Ceri hanno avuto inizio a novembre del 2019. L’intervento ha incluso opere all’esterno e la sistemazione di alcuni spazi interni. La demolizione della scala di accesso, poi ricostruita, ha implicato l’apertura di uno scavo archeologico nel sottoscala con il ritrovamento di 35 individui (11 adulti e 24 tra bambini e giovani). Nel corso delle operazioni è emersa una struttura muraria di epoca medioevale su cui poggia parte dell’attuale chiesa che è stata messa in sicurezza. Sono stati demoliti e ricostruiti gli intonaci dei prospetti e della facciata principale con la tinteggiatura finale. Abbattute e rifatte le coperture nelle navate laterali e parte di quelle della centrale e delle due falde della cappella di San Felice. Sostituzione dei canali della raccolta delle acque e delle finestre della chiesa. Consolidamento strutturale e rifacimento del terrazzo. Realizzazione della linea vita per la manutenzione delle coperture. Infine, pitturazione e rifacimento dei pavimenti in alcune sale parrocchiali.