E la storia si ripete

 

Nei documenti storici che raccontano la nascita di Gesù di Nazaret (che alcuni continuano a riconoscere Figlio di Dio e, addirittura, Salvatore degli uomini), si legge che sua Madre, Maria, e quello che si credeva il padre, Giuseppe, furono costretti ad alloggiare nientemeno che in una stalla, a motivo del fatto che “per loro non c’era posto nell’albergo” di Betlemme.

La tradizione fiorita intorno a questo elemento storico, in sè paradossale, è ancora viva in molte parti d’Italia e del mondo ed ama rappresentare la nascita del Nazareno in una stalla o grotta, su di un semplice pagliericcio, in mezzo ad animali, nella più assoluta miseria: è il presepe.

Può darsi che il Nazareno, ripensando a queste circostanze del giorno della propria nascita – un giorno che qualcuno ha pensato di chiamare “Natale” – abbia offerto ai discepoli una magnifica e tremenda parabola che riguarda la fine del mondo e il criterio in base al quale gli uomini saranno giudicati da Dio.

“Avevo fame e sete, ero pellegrino, malato e bisognoso, ma voi non mi avete accolto: via, lontano per sempre da me!” – così dirà il Re a coloro che non hanno avuto occhi e cuore per riconoscere Lui, “nascosto” nei mille sofferenti che tutti incontriamo, davanti ai quali siamo chiamati a scegliere se fermarci o tirare dritto.

Sarà forse per ricordare questo rivoluzionario insegnamento sul dovere morale di prenderci cura di chi ha bisogno, che i discepoli del Nazareno da sempre amano e celebrano il Natale, cioè il giorno della nascita del loro Maestro e Salvatore. È infatti il Natale, col suo presepe, ad ammonirci di non poter lasciare indietro nessuno, in nome di quel Cristo, che allora – come oggi – è stato rifiutato.

Si creda in lui oppure no, è solo nella misura in cui ancora oggi possiamo accogliere quel Bambinello, con intorno gli altri personaggi, i canti, l’albero, le luci e i regali, che ci vengono aperti gli occhi per poter vedere, rispettare e aiutare ogni uomo, anzi, ogni fratello, che si trova in difficoltà.

Si parla tanto oggi di accoglienza e di rispetto per ogni uomo. All’umanità questo lo ha insegnato Gesù Cristo, colui che a Natale viene festeggiato. Ecco perchè non si capisce, nè si può condividere, la scelta degli amici dell'Amministrazione di Fiumicino di augurare “Buon Natale” con i canti dei nostri bambini, evitando accuratamente ogni riferimento a questo Bambino.

d. roberto leoni