«Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi»

Il capitolo 13 del vangelo di Marco, che introduce il racconto della Passione, riporta il discorso escatologico di Gesù da cui sono presi i versetti che proclamiamo in questa prima domenica d'Avvento. La Chiesa allora invita i fedeli nel tempo di Avvento a chiedersi: dove sto andando? qual è il fine delle cose, della vita? come sto vivendo? il venire di Cristo è per me la fine o il fine della mia esistenza? la meta e il compimento=eschaton o il precipizio? Verso la beatitudine o verso la perdizione? verso il nulla, tiro a campare o amo ciò che il Signore mi ha dato e ci metto tutto me stesso? Accade come sul treno: ci si può addormentare e perdo il momento in cui scendere a destinazione; così nella vita mi assopisco e non accolgo il Signore che bussa.  

οὐκ οἴδατε γὰρ πότε ὁ καιρός ἐστιν = perché non sapete quando è il momento. 

Non conosciamo il tempo in cui questo accadrà. Marco usa il termine greco kairós che identificava nella mitologia greca questa divinità del tempo raffigurato come un giovane calvo ma con un vistoso ciuffo. Passava velocemente e poteva essere afferrato con il ciuffo, oggi diremmo per i capelli, se si prestava attenzione al suo passaggio.

Potremo allora trovare in noi sentimenti di gioia e di pace, se mi scopro in attesa del Signore, se vivo nella sua amicizia; o di terrore e di paura se mi scopro lontano e rinchiuso nel mio interesse.

Mc 13, 33-37 

Fate attenzione, vegliate... a ciascuno il suo compito 

Il Signore sa come è facile per noi cadere nella distrazione. Siamo un po’ tutti Pinocchio. Nella vita spirituale più che scegliere il male ci ritroviamo inclini a fare tante cose che ci allontanano dal Regno e così lasciamo la casa, la nostra anima vuota, non controllata, concedendo facile gioco al nemico a colui che vuole prima vuole distrarci da Dio e poi metterci contro Dio.

È vero! Siamo distratti. Sono tante le cose che prendono il nostro tempo, il nostro interesse, la nostra vita e ci portano fuori dal nostro percorso di vita, da quelle scelte di bene che abbiamo voluto compiere con consapevolezza: la famiglia, il lavoro, il ministero, il servizio ...

A noi Gesù chiede di fare attenzione. La Madonna ci insegna cosa significa essere attenti cosa significa una tensione autentica e buona che nasce nel cuore di chi ama, di chi è innamorato e guarda a Colui che gli è stato donato e che ha accolto nel suo grembo. Il bimbo ci insegna guarda continuamente alla mamma. A Maria chiediamo di ottenerci questa grazia: compiere i nostri doveri nella pace e nella serenità. Non mancheranno le difficoltà ma un cuore pacificato attraversa anche le situazioni più impervie, come sarà per Gesù nella Passione, e sarà obbediente al Padre fino alla fine. A Maria chiediamo di vivere nella sobrietà, là dove questa ci aiuta ad essere attenti e non frastornati.

non sapete quando è il momento... se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino

Sono i tempi della Passione, della Pasqua, della salvezza in Cristo si è donato al Padre per ricondurci a Lui. E' l'appello che Gesù ci rivolge per accogliere il suo dono di amore. E ogni momento è propizio. In ogni cosa possiamo accoglierlo. «Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con Lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio» (Sant'Agostino, De civitate Dei, 10, 6. Cfr. CCC art. 2099).

ha ordinato al portiere di vegliare

Stare alla porta, come i portieri, per controllare chi arriva e verificare se può o non può entrare. La Chiesa invita a domandarci: cosa guardo, cosa ascolto, cosa assaporo, cosa tocco? I nostri sensi sono la porta del cuore, della nostra vita. 

1Cor 1,3-9

in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, ... non manca più alcun carisma

Paolo invita i Corinti a guardare i doni ricevuti e non rimanere imprigionati nella lamentela. Si tratta anche qui di vigilare, di stare attenti, di non lasciarsi distrarre. La lamentela mortifica, distrae, toglie vigore e passione. La gratitudine dona energie, vitalità, una gioia coinvolgente che attrae gli altri al Vangelo e che fa desiderare che ogni cosa che cerchiamo di fare possa conoscere una pienezza e un compimento.

Is 63,16-17.19; 64,2-7

La comunità alla quale si rivolge Isaia vive un momento angosciante. Si tratta di un lamento comunitario, un po’ come il momento che stiamo vivendo. Il popolo allora con fede si rivolge a Dio perché non si dimentichi di loro. 

Nella confidenza con Dio che solo nella preghiera possiamo sperimentare, il popolo chiede a Dio di "cambiare" di "convertire" il suo atteggiamento. Il popolo sa che sicuramente è per colpa del proprio comportamento ma non lasciarci "vagare"

noi siamo argilla e tu colui che ci plasma

dai Tu a noi la forma buona per poter contenere e non disperdere l'Alleanza che ci hai donato.

dal Sal 79

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi

Guardaci con volto luminoso, sorridente e riprenderemo a vivere. Come il bambino guardato dalla mamma. Il suo sorriso gli ridà vita.

 

Don Emanuele Giannone

(29/12/2020)

(foto Pixabay)