Catechesi, l'inclusione passa per la formazione

Si è concluso sabato 14 novembre 2020, con la consegna del diploma alla presenza della preside suor Piera Ruffinatto, il corso universitario di alta formazione “Inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità nella catechesi e nella liturgia”, tenutosi nel periodo gennaio-giugno 2020, presso la Pontifica Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

Il corso, è stato frequentato in presenza da 17 catechiste della diocesi di Porto-Santa Rufina e in collegamento online da 150 persone, la prevalenza delle quali apparteneva dalle diocesi della Sardegna. La maggioranza dei partecipanti, dopo la consegna del lavoro finale richiesto, ha ricevuto il diploma e altri l’attestato di partecipazione.

Tutti gli incontri formativi hanno avuto relatori di elevata professionalità e comprovata conoscenza in materia di disabilità e disagio nei bambini e nei ragazzi, questo a conferma di quanto la formazione sia oramai un elemento imprescindibile nella accoglienza dei bambini con fragilità. Durante gli incontri, per quelli in presenza, è stato possibile, al termine di ogni lezione, confrontarsi e simulare casi concreti, possibili situazioni complicate da gestire. 

Il corso ha avuto lo scopo di “consegnare” a tutti partecipanti strumenti adeguati a favorire una vera accoglienza e una vera inclusione nel gruppo della catechesi. Ha formato e informato i catechisti, abbattendo eventuali pregiudizi e ansie, che molto spesso animano i gli incontri, dovuti proprio alla non conoscenza o al timore di non essere adeguati in quella situazione.

Il corso certo non è un punto di arrivo ma di partenza, di scoperta, di stupore per quella fragilità che spesso ci interroga e ci fa sentire inappropriati senza una adeguata formazione.

In Evangelii gaudium papa Francesco ci ricorda come il catechista deve essere creativo e come la Chiesa deve essere una «Chiesa “in uscita” … con le porte aperte»; come «uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada» (cfr EG 46).

Questa definizione della Chiesa, rende perfettamente l’immagine di cosa significa accogliere e includere un bambino o un ragazzo, colui che sta al “bordo della strada”: serve una direzione, serve spesso rallentare il passo, avere pazienza, mettere da parte i dubbi nella certezza che un bambino con fragilità, nel gruppo, è una risorsa per i compagni che potranno sperimentare e testimoniare l’amore per il più piccolo… nella gioiosa fiducia di quanto Gesù dice nel Vangelo di Matteo: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cfr Mt 25,31-46).

A volte sarà faticoso, a volte si avrà una sensazione di incapacità, di frustrazione, esattamente gli stessi sentimenti provati dai bambini con disabilità, ma alla fine come ci ricorda il Papa l’amore è dimenticare se stessi e servire gli altri.

La gratitudine dell’ufficio catechistico va alla Cei, alla diocesi e all’università Auxilium che hanno sostenuto ed incoraggiato l’attuazione di questo corso e le persone, catechiste, mamme, che con entusiasmo lo hanno frequentato in un periodo storico così complicato come quello che stiamo vivendo.

 

Maria Rosa Coppola

Responsabile del settore catechesi e persone con disabilità

della diocesi di Porto-Santa Rufina