Nel ricordo di quelli che ci hanno preceduto

Il 5 novembre, il vescovo Gino Reali, assieme al Capitolo dei canonici, ha celebrato la Messa in suffragio dei vescovi e sacerdoti defunti nella cattedrale della Storta. Nel sepolcreto posto all’incrocio tra il transetto e la navata riposano il cardinale Eugenio Tisserant, considerato rifondatore e padre della diocesi nei tempi moderni, insieme ai vescovi: Luigi Martinelli, Pietro Villa, Tito Mancini e Andrea Pangrazio, primo della serie dei vescovi residenziali di Porto–Santa Rufina. Un doveroso atto di carità quello di pregare in suffragio delle anime dei defunti, un gesto di profonda gratitudine verso coloro che – vescovi e sacerdoti – hanno dedicato la vita al servizio di questa Chiesa, perché potesse crescere in fede, speranza e carità. I sacerdoti, ha detto il vescovo nell’omelia, sono i primi testimoni dell’indole pastorale del Concilio: «Quella per cui la Chiesa sa di non esistere per se stessa ma di esistere per portare Dio nel mondo. È quasi “sacramento” dell’unità degli uomini con Dio e degli uomini tra di loro.

Attraverso questa umanità che crede e lascia agire lo Spirito Santo, dunque, il mondo viene ricondotto a Dio, viene a comprendere chi è agli occhi di Dio: qual è la sua vocazione, qual è il suo destino». I sacerdoti servono questa missione consapevoli della loro appartenenza al Signore, alla Chiesa e al Regno. Così come bene espresso dal decreto conciliare “Presbyterorum ordinis”, promulgato da Paolo VI il 7 novembre di 55 anni fa. «In forza della propria chiamata e della propria ordinazione» si legge al numero 3, i presbiteri «sono in un certo modo segregati in seno al popolo di Dio: ma non per rimanere separati da questo stesso popolo o da qualsiasi uomo, bensì per consacrarsi interamente all’opera per la quale li ha assunti il Signore». Al termine della celebrazione il vescovo, accompagnato dai canonici, si è recato nei pressi del sepolcro dei vescovi per la preghiera di suffragio e l’assoluzione.

Roberto Leoni

(foto Lentini)

10/11/2020