Il 18° convegno dei catechisti di Porto–Santa Rufina ha raccolto al centro pastorale tante persone impegnate con passione e disponibilità nelle comunità, per ragionare assieme sui Focus del nuovo Direttorio per la catechesi. Nello stesso giorno la Chiesa ha beatificato Carlo Acutis.
Un testo scritto per rispondere con la fede alle speranze e alle fatiche della contemporaneità e un ragazzo vissuto come risposta alla domanda di senso di cui i giovani sono alla ricerca, anche se non lo sanno. Una coincidenza propizia a cui ha fatto cenno suor Rosangela Siboldi, direttrice dell’ufficio diocesano, nel saluto iniziale: «Invito alla preghiera perché il Signore preceda e benedica il lavoro del convegno che si svolge nel giorno in cui un ragazzo di 15 anni viene riconosciuto dalla Chiesa come luminoso testimone di amicizia col Signore Gesù: il beato Carlo Acutis. Ciò rafforza la speranza e il coraggio di coloro che sono evangelizzatori sulle strade dei giovani».
Nel presentare il relatore, don Salvatore Soreca, la religiosa lo ha definito «Giovane e promettente catecheta». Soreca è direttore dell’ufficio catechistico di Benevento e collaboratore di quello nazionale. Il sacerdote ha subito puntualizzato il criterio da cui è nato il direttorio: «Il primato del kerygma nell’orizzonte della misericordia e in un clima di conversione».
Nell’annuncio della morte e risurrezione di Gesù Cristo la dimensione del mistero richiede la valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana, in un processo di maturazione collettiva della comunità. Ma, osserva, «Perché ciò possa realizzarsi è urgente una conversione pastorale che liberi la catechesi da due “lacci”: la sua identificazione con l’obbligo scolastico e la convinzione che essa serva per ricevere un sacramento». Nella catechesi va riscoperta la dimensione dell’incontro, in cui il catechista «stimola e accompagna la fede come atto di libera risposta all’amore», ed è proprio qui che ci si pone in un’esperienza permeata dalla misericordia di Dio.
Soreca spiega poi che insieme alla testimonianza personale e comunitaria il documento suggerisce la “via della bellezza” per aprire possibilità efficaci di catechesi con i giovani di oggi. Senza dimenticare la dimensione digitale come porta aperta di incontro con le giovani generazioni.
Il dibattito seguito alla relazione ha dato modo di condividere le urgenze sentite dai catechisti; prima fra tutte quella della relazione con i bambini e i ragazzi. Il suggerimento di don Soreca è semplice: «Dobbiamo ritornare all’essenzialità del nostro annuncio, senza l’ansia di spiegare tutto e subito». Arrivato alla conclusione del convegno il vescovo Reali ha incoraggiato i catechisti a continuare nel servizio così prezioso per la comunità ecclesiale, ringraziando assieme a suor Rosangela Siboldi, don Giovanni Di Michele, saldo nella guida dell’ufficio diocesano per venti anni. «Nel tempo – ha detto la salesiana – ha assicurato 17 convegni catechistici annuali come appuntamento in favore del rilancio della formazione catechistica e della rete di contatti pastorali».
Ora è tempo di continuare nella formazione e nella crescita della rete tra le persone. Dal convegno può ripartire la spinta all’annuncio e all’evangelizzazione, così necessari per mostrare a tutti quella speranza mediante cui l’uomo può attraversare le tempeste convinto di arrivare comunque a un approdo sicuro.
Simone Ciampanella
foto Lentini