Stiamo vivendo ormai da tempo, a causa dell’emergenza Covid–19, la segregazione nelle nostre abitazioni, senza più esercitare la libertà a cui sovente tanto aneliamo, in balìa di giorni che scorrono lentamente, a volte apparendo indefiniti e dilatati, sforzandoci di dare senso e pienezza alle nostre giornate.
A risentire maggiormente di questo clima sono i giovani che, si sa, si contraddistinguono per la loro carica e vitalità interiore, per il vigore e l’entusiasmo con cui esplodono nella vita, e si trovano ora costretti tra quattro mura, lontani da amicizie, passioni, studi, luoghi di incontro e aggregazione. Tra questi ultimi sono da annoverare le parrocchie. Molte sono state in questo periodo le confidenze che ho ricevuto da parte di ragazzi adolescenti circa la forte mancanza dell’Eucaristia, dello svolgimento delle loro piccole–grandi “missioni” nella liturgia o all’oratorio, dell’appuntamento del venerdì sera con il gruppo di appartenenza. È rincuorante il fatto che risentano di questo digiuno e ciò dimostra come sia necessario dar loro sempre più spazio all’interno delle comunità, valorizzando i tratti distintivi di ciascuno.
Gli educatori non possono rimanere impassibili di fronte a tale sentire: è loro premura dare voce ai ragazzi, accompagnandoli a vivere questo periodo particolare con coraggio e speranza e continuando ad essere presenti “per” e “con” loro. Dobbiamo impegnarci, ora più che mai, nella cura dei legami, con i mezzi che abbiamo a disposizione: telefono, social, computer ci permettono di farlo. Continuiamo a stare connessi con loro, ad ascoltarli, a viverli, ad affiancarli nei problemi, a stimolarli nell’abbattere la solitudine e nell’eliminare la paura dell’altro, a consigliarli con la prossimità che siamo soliti avere quando trattiamo con loro. L’amore non conosce distanze.
Condivido la testimonianza personale della pastorale giovanile della parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Ladispoli che non si è lasciata scoraggiare dall’arrivo impetuoso della pandemia ma ha reagito continuando i propri incontri, se pur adattati in una forma nuova, su portali online, quali Jeetsi Meet o Google Meet. Abbiamo proseguito la programmazione stabilita ad inizio anno, declinandone il contenuto secondo le nuove esigenze, in modo che i ragazzi potessero vivere uno stralcio di normalità e continuità in una situazione di tale emergenza. L’attenzione nel mantenere stabile la relazione si è concretizzata nel garantire la presenza e nell’alimentare l’esperienza di gruppo. È stato emozionante, se pur nuovo e diverso, ritrovare ogni venerdì volti amici dietro ad uno schermo, comunicarsi la mancanza reciproca attraverso gli sguardi, i sorrisi e le voci, giungendo ad “abbracciarci” pronunciando parole di affetto e vicinanza. Apice di questa insolita esperienza è stato ri–costruire la Settimana Santa, vivendo insieme alcuni momenti forti di preghiera, come la veglia del Giovedì Santo e la Via Crucis del Venerdì Santo, collegati anche in diretta Facebook per essere uniti nel cuore con tutta la comunità. I ragazzi sono stati entusiasti di queste occasioni per loro uniche e toccanti, che li hanno aiutati a scoprire con maggiore intensità ed intimità il mistero che stavamo celebrando.
Sappiamo che nulla può sostituire la gioia dell’incontro personale ma è altresì evidente come l’amore trovi sempre le sue strade per farsi presenza. Non fermiamoci: incoraggiamo i giovani alla preghiera, alla fiducia, alla ricerca del bello e del bene, anche là dove apparentemente non si vede.
Marisol Cabianca, educatrice