Martedì mattina. Il piazzale della parrocchia Santi Pietro e Paolo oggi è meno deserto del solito. È il giorno della distribuzione dei pacchi Caritas. Pioggia e cattivo tempo non impediscono alle persone di recarsi in chiesa per ricevere un aiuto, evidentemente più indispensabile di quanto si possa credere. A richiederlo non sono solo i consueti iscritti alla Caritas parrocchiale, ma anche molte nuove persone messe a dura prova dagli effetti dello stato di emergenza.
Strade vuote, negozi chiusi e attività produttive ferme celano situazioni di forte disagio e di difficoltà crescente. In tempi “ordinari” la Caritas segue 150 famiglie fisse e 50 una tantum, durante la pandemia invece bussano alle porte della parrocchia circa 100 diversi nuclei familiari a settimana. Una situazione di emergenza economica che in modo sempre più palpabile si affianca all’emergenza sanitaria.
È cominciato tutto qualche giorno dopo l’emanazione del primo decreto istitutivo della quarantena, quando qualche famiglia più bisognosa ha cominciato timidamente a suonare al campanello della parrocchia. Richieste diventate via via più numerose a cui gli operatori della Caritas hanno risposto promuovendo una raccolta tramite passaparola. Punto di partenza per una distribuzione più strutturata, con l’incoraggiamento della Caritas diocesana che ha stanziato contributi straordinari per ogni parrocchia. Solidarietà anche da supermercati e commercianti di zona, che già collaboravano con la parrocchia.
«È un momento di difficoltà per tutti, eppure la generosità delle persone si è fatta sentire particolarmente» sottolineano il parroco don Paolo Ferrari e il vicario don Antonio Marini, mentre predispongono e distribuiscono i pacchi alle persone che si presentano il martedì mattina e il giovedì pomeriggio. La parrocchia si estende in un contesto piuttosto agiato, tra Olgiata e Cerquetta, nel quale, tuttavia, non mancano situazioni di bisogno e di forte disparità sociale. Eppure tale realtà non costituisce un ostacolo ma rappresenta, piuttosto, un’opportunità per una parrocchia che ha fatto dello spirito di condivisione e di una vivace vita di comunità la propria cifra distintiva. Si è instaurata una vera e propria catena di mutua solidarietà, fondata sulla gratuità e sulla vicinanza al prossimo.
Saremo persone diversi alla fine della quarantena? La questione non è tanto come cambieremo. Ma, se conserveremo le “buone pratiche” di carità e di sensibilità riscoperte durante la pandemia. Dalla telefonata ad amici e conoscenti che vivono soli ad una gentilezza ed una attenzione in più verso i nostri vicini o conviventi: le strade che il Signore ci offre per testimoniare la sua misericordia sono infinite.
Elisa Cospito