Nella battaglia quotidiana contro il coronavirus ci sostiene il volto di Cristo. Fino a poche settimane fa nessuno di noi avrebbe mai immaginato una situazione così complessa e drammatica. Pensiamo a coloro che stanno lavorando sette giorni su sette, oltre dodici ore al giorno (ospedali, corsie dei reparti, emergenze al pronto soccorso), e poi ci sono le diverse complicanze, la morte veloce. Il tempo è davvero poco, talvolta si finisce la giornata piangendo, con un senso di inadeguatezza e a tratti di inutilità.
Ci torna nella mente il profeta Isaia quando scrive «Udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”». Oppure san Paolo che consiglia ai Filippesi: «dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore». Ogni giorno possiamo trovare nella Sacra Scrittura quella parola che sappia parlare al nostro cuore. «Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo », dice il profeta Osea. Spesso nell’arco di queste giornate di emergenza abbiamo la tentazione di abbassarlo e farci vincere dalla tristezza. Ma, nella preghiera troviamo una forza straordinaria per rialzare gli occhi al cielo.
Attraverso la preghiera possiamo vedere le tante cose belle che stanno accadendo: l’impegno e la dedizione di tante persone, la condivisione in famiglia tra grandi e piccoli, la vicinanza ai più fragili e agli anziani. Sentiamo di chiedere a Dio di stare accanto al fratello che soffre, che forse neanche conosco ma per il quale sento di dover pregare. Preghiamo per tutti quelli che stanno morendo, per tutti quelli che stanno male. Preghiamo per coloro che combattono il nemico invisibile ogni giorno. Ogni cristiano può essere in questo momento colui che asciuga le lacrime di altri, magari attraverso la “consolazione virtuale”, ci sembra allora di vivere il brano del Vangelo in cui Gesù dice alla Vedova di Naim «Donna, non piangere».
Nel Vangelo Gesù ci insegna la strada della fiducia verso Dio, della fede in lui, del fatto di seguirlo in quello che ci chiede. Attraverso la vita di Cristo possiamo allontanare la tentazione della disperazione e della negazione di un significato a quanto sta accadendo, e ritroviamo il senso della nostra speranza. Lo ricorderemo presto questo senso, quando faremo memoria della sua passione: guardando il suo volto, il volto crocifisso del Crocifisso, quello che gli uomini hanno considerato lo sconfitto, troveremo il volto della salvezza.
Krzysztof Dudala, vicario foraneo di Selva Candida
Foto di Jacqueline Macou da Pixabay