Cristo, centro della fede

 “… Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto…”  (Mc 16,1-7). Sono le parole dell’angelo alle donne che, come sappiamo, arrivarono al Santo Sepolcro e non trovarono IL Corpo di Gesù Cristo perché era Risorto. È partendo da qui, a ritroso nei tre giorni precedenti, che troviamo e (abbiamo tutto quanto è necessario sapere per ri-vivere e comprendere, così introiettare i momenti cruciali della Vita, Passione, Morte, Sepoltura e Gloriosa Risurrezione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l’Agnello Immolato. 

Tre giorni - il Triduo Pasquale - densi di avvenimenti tanto importanti e fondamentali, che la Chiesa Universale li celebra tutti solennemente; così come ha fatto il popolo di Dio della parrocchia di Santa Severa e nella chiesa di Santa Severa Nord, in quella che definiamo la Settimana Santa: è qui la sorgente del Mistero di Cristo, Egli è il nostro Dio che morendo si sacrifica per la salvezza di tutti gli uomini, creature fragili, misere e deboli. Santa Severa ha fatto Memoria e celebrato, accanto e con don Stefano che come sempre ci ha guidato, i Riti, la Liturgia Quaresimale e Pasquale iniziati il lontano Mercoledì delle Sacre Ceneri e proseguiti nelle Domeniche del Tempo Forte di Quaresima, nella Domenica delle Palme per poi giungere alla Settimana Santa. Tutto si è svolto nella Tradizione della Chiesa, per degnamente celebrare la Passione e la Morte, la Sepoltura e la Gloriosa Risurrezione del Signore Gesù. 
 
Tutto ciò che sono i Riti del Triduo, ha il suo prologo il Giovedì Santo, giorno in cui termina la Quaresima e contestualmente con la Celebrazione della Santa Messa In Coena Domini, inizia proprio il Triduo di Pasqua. È nello spezzare il pane e alzare il Calice nell’Ultima Cena che i Dodici hanno vissuto l’istituzione del Sacramento Eucaristico, come hanno testimoniato la nascita della Chiesa di Dio. Celebriamo, a loro imitazione, il Memoriale Pasquale e con la Lavanda dei piedi, il Re dei re è l’umile Servo, ultimo tra gli ultimi. Noi  riviviamo tutti quei momenti, con d. Stefano inginocchiato che bagna e asciuga il piede di ciascuno dei dodici. Un atto di amore, e le parole di Gesù che non ordina ne impone la ripetizione del rito, Gesù che sempre invita tutti a fare come Lui, ad imitarlo.  
 
Venerdì Santo, sono le 15:00 - ora Nona, ora in cui “tutto è compiuto” nella chiesa di Sant’Angela Merici in Santa Severa, tre ore dopo la spogliazione dell’Altare della Riposizione dai suoi addobbi; dopo la prostrazione del Celebrante, l’inizio della Liturgia della Parola che, oggi, prevede al Vangelo la Lettura della Passio Christi secondo Giovanni; tre lettori, unica declamazione per la narrazione della Passione e Morte di Gesù. Silenzio, fedeli in ascolto, la decisione è presa: condannato a morte, l’Innocente. Così sarà: crocifissione, scrive l’apostolo tanto amato, e crocifissione è tra i due ladroni. Poi la cronaca prosegue con ciò che avviene successivamente, la Sepoltura. Una breve riflessione di d. Stefano, la lettura della solenne orazione della Preghiera Universale, la Croce portata all’Altare per l’adorazione, poi tolta, sostituita dalla Croce nuda. E termina questa parte pomeridiana in attesa della Via Crucis notturna.
 
E’ sceso il buio della sera, illuminato lo spazio che ci accoglie dalle fiammelle delle candele e delle padelle romane che segneranno le 14 Stazioni dove è la fievole luce emanata che ci indica la via da percorrere. Ecco che gli oltre 40 elementi della Banda Città di Civitavecchia, sapientemente diretta dal M°. Giuseppe Panepinto, intona Sepulcrum, preludio alla partenza della Via Crucis. Le Stazioni di snodano tra preghiere, letture del brano del Vangelo, meditazioni e brani solenni eseguiti. Sono 14 le Croci sono portate da altrettanti cruciferai, e il popolo segue in attento silenzio, prega insieme, cammina insieme, unito ed è qui perché vuole esserci, perché crede e si fida del Signore nostro Gesù. Quest’anno la partecipazione dei fedeli è molto, molto più numerosa degli anni precedenti, un buon “segno” di fede, non certo per apparire, verso Colui che ha donato la Vita in riscatto di molti: parte di quei molti sono li, sulla via del Castello, verso il Castello che, dopo anni ed anni di chiusura, finalmente ci attende col portone aperto. Lo varchiamo, entriamo e la Banda intona “Jone”, Marcia Esequiale Tarantina che è eseguita in anteprima in questi territori. I fedeli sono colpiti e rapiti da questo solenne aspetto musicale, che mai a Santa Severa, aveva accompagnato la Via Crucis. Siamo all’ultima Stazione, nel piazzale delle Barozze dove ci ha accolto una fontana illuminata dalle lampade romane, e la voce di d. Stefano si eleva dopo il canto, precede la parte finale in cui tutto è bello, solenne, niente è fuori luogo, ordinato e come non arrivare col cuore e la testa a Dio Padre Creatore?. Siamo gioiosi dell’opportunità ricevuta di celebrare la Via Crucis del 2019, e mentre la Banda effettua il brano conclusivo, nessuno lascia il suo posto, fino al termine tutti insieme come all’inizio. D. Stefano congeda i fedeli coi ringraziamenti al Presidente Gizio Pucci e al M°. Panepinto e ai loro ottimi musicisti, al Capitano Luciano Poleggi della Polizia Locale di Santa Marinella, ai Cc di Santa Severa, alla CRI Santa Severa che, come sempre, sono al nostro fianco protettori della sicurezza ed incolumità. Poi continua con i dottori Tota, Grossi e Tomassetti della Regione Lazio e di LazioCrea per il permesso serale/notturno accordatoci, i generosi ed altruisti volontari parrocchiali e la Benedizione finale, chiude questa Via Crucis che rimarrà indelebile nei ricordi e nei cuori di tutti, perché è Gesù il centro della nostra fede.
 
Sabato Santo, il grande silenzio, il grande rispetto della Morte e Sepoltura di Gesù: il Re dei re dorme, i bambini e ragazzini dell’oratorio colorano gioiosamente le uova sode nel salone sottostante, e in chiesa persone portano il cibo della Domenica prossima per essere benedetto. Ecco le 12 e d. Stefano ci chiama a raccolta per la Benedizione di uova e cibi che i fedeli hanno portato in chiesa. Un momento liturgico breve, significativo e dopo via, a casa, chiesa chiusa: è silenziosa, nessuna voce, solo le fiammelle delle candele accese sotto la Croce. Ore 23:00 e si prepara il fuoco nuovo sotto al sagrato, i fedeli si riuniscono intorno a d. Stefano che sostiene il cero pasquale: tutto ha inizio in questa notte santa. Lumen Christi: Deo Gratias, ecco la prima luce viene riaccesa, e di nuovo Lumen Christi una seconda e poi via tutti coi flambeaux accesi in chiesa, illuminata, tutto è come prima. Ascoltiamo le lunghe letture della Liturgia della Parola, dalla Creazione in Genesi sino al Nuovo Testamento.

Alessandro Pielich