«Prendi il tuo talento e fanne una risorsa»

«Accertarsi non è semplice neanche per una persona cosiddetta normodotata, la disabilità è qualcosa di più, la porti con te tutta la vita. Davanti hai due strade: chiuderti dentro casa e dipendere dagli altri oppure affrontare la vita con i doni che hai ricevuto». Con i suoi occhi chiari e un sorriso disarmante Laura Coccia racconta così la sua diversità durante la Giornata del Malato, festa della Madonna di Lourdes, l'11 febbraio nella parrocchia della Giustiniana. Ogni persona, dice la giovane donna, porta con se un «talento come dice il Vangelo: il mio è stato accettare la mia disabilità. E non come una limitazione, semplicemente come una condizione. Dico sempre che “disabile” è un aggettivo, come se dicessi “bello” o altro. Non mi posso far condizionare la vita da un aggettivo, allora prendo il mio aggettivo e lo vivo come una delle possibilità. È chiaro ci sono molti modi per raggiungere un obiettivo, ognuno deve seguire quello che crede giusto per sé». Laura, di obiettivi ne ha avuti molti e continua a trovarne di nuovi.

Nell’adolescenza incontra lo sport, anzi è «lui che mi ha scelta». Si è espressa come atleta ed è diventata campionessa paralimpica. Intanto la sua sensibilità per l’umano l’ha porta a seguire lo studio della storia, ottenendo un dottorato di ricerca alla Sapienza di Roma. Ma, Laura sente l’esigenza di incidere nella società, e vuole contribuire in prima persona a migliorarla. Arriva a farlo in Parlamento come deputata della XVII legislatura, convinta che la politica sia servizio.

In ogni ambito che tocca combatte un’unica buona battaglia: una società capace di incontrare ogni diversità, qualunque essa sia. Per Laura è necessario, però, un cambiamento culturale e di approccio: «Gli investimenti nel sociale dovrebbero servire a creare ponti come ci insegna papa Francesco per accogliere ogni persona con la sua unicità, soprattutto in quest’epoca dove sembra più semplice erigere muri». Certo, dice lei, «il dialogo con chi è diverso da te è complicato perché ti mette in discussione, e sembrerebbe più facile dividere, però la storia ci dovrebbe aver insegnato che questa strada non porta mai a buoni risultati».

La determinazione di questa ragazza trova energia nel rapporto con il marito, Luca Gasparri, presente all’evento. Luca e Laura nel dialogo con Michele Sardella, responsabile della pastorale sanitaria, e padre Aurelio D’Intino, responsabile della pastorale giovanile, hanno offerto l’esempio di come una coppia sappia essere un solo corpo dove l’altro ti arricchisce e non ti limita. Entrambi hanno interessi e attività differenti ma, cosa semplice, li condividono: ognuno dei due partecipa e valorizza i desideri e le responsabilità dell’altro.

D’altronde, comprendere di essere dono per l’altro significa vedere il principio che genera tutto l’Universo: Dio dona la creazione e «vide che era cosa buona». A questa immagine della Genesi richiama l’attenzione il vescovo Reali nella Messa seguita alla testimonianza di Laura: «Non siamo qui per caso, noi siamo usciti dalla mano di Dio, nessuno di noi è così povero da non poter offrire qualcosa di bello». Come portatori di questa ricchezza, spiega il presule, «dobbiamo imparare ad allargare il nostro cuore e a leggere la nostra storia all’interno di tutta la creazione. Anche la nostra sofferenza è dono, sta accanto a quella di Cristo per la salvezza del mondo».

La giornata è continuata con un pranzo, preparato dai volontari Unitalsi impegnati come sempre e in ogni occasione ad organizzare un’occasione di festa per i malati, dove non è mancata la musica. Padre Aurelio con il gruppo “Anime libere” ha offerto uno spettacolo coinvolgente e aperto alla riflessione sul senso della fede e della sofferenza, salutando gli spettatori con la speranza cantata da Modugno in “Meraviglioso”. Nel brano un angelo aiuta a scorgere la bellezza della creazione: «Guarda intorno a te che doni ti hanno fatto». Questa giornata del malato si chiude con una certezza: chi è nella prova può contare sulla presenza di un amore che accoglie con gioia le fatiche di ogni giorno.

Simone Ciampanella

foto Filippo Lentini

(19/02/2019)