Trasformati in vino nuovo

Lo scorso 17 marzo si è tenuto il convegno diocesano della vita consacrata organizzato dall’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia) e dal Cism (Conferenza italiana superiori maggiori) diocesani. L’evento ha visto riuniti religiosi e religiose della diocesi di Porto–Santa Rufina per un momento di preghiera nella semplicità quaresimale e per la formazione dei consacrati.

Dopo la Messa presieduta da don Alberto Mazzola, vicario generale della diocesi, i lavori della mattinata sono stati guidati da don Antonio Panfili, vicario per la vita consacrata della diocesi di Roma. Da poco eletto a questo incarico dal vescovo De Donatis, vicario del Papa per Roma, con grande semplicità ha raccontato il cambio che ha vissuto da parroco di Sant’Ireneo al nuovo servizio. Il sacerdote ha subito espresso la sua stima personale per la vita consacrata. Racconta, infatti, che già da bimbo in famiglia aveva imparato ad apprezzarla avendo una sorella religiosa della famiglia delle suore pastorelle.

Don Antonio ha sviluppato il suo discorso puntando non solo sulla bellezza e l’importanza della scelta religiosa, ma soprattutto rilevando le sfide poste in atto dal magistero del pontefice, dalle sollecitazioni forti proposte dalla congregazione per gli istituti di Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica e dalle domande degli uomini e delle donne di oggi, soprattutto dai giovani. Nel messaggio del vescovo Carballo, segretario del dicastero, spiega Panfili, restano da approfondire alcune linee essenziali per comprendere il futuro della vita religiosa.

Innanzitutto va rilevata la tristezza per una vita consacrata autoreferenziale, preoccupata della propria sopravvivenza, più per le opere da portare avanti che per la profezia. Ma anche, sottolinea il relatore, nel documento si esprime la preoccupazione per l’inadeguato esercizio dell’autorità espressa più come potere e politica che come servizio e presa in cura delle persone, l’attivismo alienante, l’indebolimento motivazionale, la ricerca dell’autorealizzazione. Però «ci rallegriamo», cita Panfili, della spinta alla santità e della coerenza di gran parte dei consacrati, segno di una vita consacrata fecondata da una viva spiritualità e animata dal senso di radicalità.

Una vita consacrata che guarda al mondo non come una minaccia ma come un campo propizio per la missione, con una chiara coscienza di ecclesialità. E allora, la premura per una vita consacrata assetata di Dio, forte di una spiritualità dinamica, mistica, contemplativa che sa vedere nell’altro Dio. Vita consacrata assetata di vita fraterna, animata dal dialogo, scuola di umanità e di virtù cristiana con una sana autonomia personale vissuta in comunità con la propria diversità. Dunque una vita consacrata in uscita, samaritana, che si ferma e prende in mano le emergenze missionarie. Vita consacrata che non si lascia rubare la speranza, la gratuità.

Nel pomeriggio è toccato a suor Lesly Sandigo, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, condurre l’assemblea ad una visione ancora più larga, che vede i religiosi integrati con i laici nella condivisione dei diversi carismi. È dallo scorso anno che l’Usmi e il Cism diocesani, tentano di portare avanti questo cammino di conoscenza e di apertura intravedendo un futuro molto fecondo per le diverse esperienze vocazionali. La religiosa con grande abilità ha dato le coordinate per una possibile integrazione offrendo un metodo per una formazione condivisa: una chiara identità carismatica nella Chiesa, un forte senso di consacrazione, una missione specifica, l’apertura allo Spirito Santo, il senso di appartenenza e una solida formazione.

Nella gioia dello stare insieme, i religiosi hanno affidato alla preghiera dei vespri il sentimento di profonda gratitudine per quanto ricevuto e vissuto in una giornata fraterna di scambio e di condivisione delle gioie e delle speranze per una vita consacrata che vorremmo tutti si cambiasse davvero in vino nuovo.

(26/03/2018)

Loredana Abate
segretaria Usmi diocesana