Un futuro che si costruisce con la carità

«Mancai di carità e con la pancia piena e tanti pezza d’oro non guardai quelli che all’intorno non avean il mio decoro. Tra gozzoviglie non ho pensato a niente ai lamenti de la pora gente. A ‘ste parole m’indignai e gli dissi: stai bene dove stai». Non è Dante, ma il suo autore a lui dice di ispirarsi immaginando un dannato finito all’Inferno per aver dimenticato l’amore per il prossimo.

Di carità non ne parla per sentito dire Ferruccio Bartoli, la vive insieme a donne e uomini accolti nel Centro Caritas “Santi Mario, Marta e figli” di Ladispoli per il pranzo di Natale di mercoledì scorso. In mezzo ai tavoli, si alza, si rivolge a don Gino, così chiama il vescovo Reali, scherza con lui. E davanti agli altri ospiti della mensa, don Emanuele Giannone, direttore Caritas, il sindaco Alessandro Grando, i sacerdoti, le altre persone che per 365 giorni all’anno vanno a mangiare lì, dice: «Meno male che che c’è la Caritas».

Tra i tavoli, volti stanchi pieni di dignità raccontano storie incredibili: momenti di difficoltà familiare o di fragilità economica o di problemi sanitari trasformano vite serene e sicure in storie di solitudine; tutti possono ritrovarsi dall’oggi al domani senza un tetto o soli. Situazioni in cui la Chiesa tende la mano, con le sue possibilità e con la volontà di persone disposte a camminare con chi rallenta o si ferma perché incappato in qualche buca.

Questo pranzo di Natale è un po’ come la sosta dove la famiglia del centro, volontari e assistiti, si ritrova insieme per mostrare la solidarietà con cui si costruisce la dignità delle persone. «La città, la nostra bella città – conclude il vescovo – avrà futuro se sarà in grado di stare accanto a chi è più fragile», per non lasciare indietro nessuno dei suoi abitanti. Il sindaco Grando raccoglie questa indicazione e, con realismo, dice la città impegnata ad alimentare lo spirito di comunità.

È un bel giorno per Ladispoli, qui al centro Caritas, dove le operatrici Monica Puolo, Laura Bianchi, Viviana Fiorucci, Angela Daraio assieme ai volontari e a quattro giovani ladispolani, Gilda Farina, Giuseppina Fedel, Karim Rezek e Nunzia De Caprio, impegnati nel servizio civile nazionale, si dedicano a diffondere la cultura dell’incontro e il dono dell’accoglienza.

Simone Ciampanella

(22/12/2017)

Lettera di Ferruccio Bartoli