«Dio vi ha scelto e vi chiama a essere padri nella Chiesa»

Con la testa bassa due uomini, uno rivolto su uno smartphone e l’altro con un breviario consumato che racconta l’età del suo lettore, stanno in disparte a pregare nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a La Storta. Non lo dicono ma le loro intercessioni sono per quei due che tra poche ore diventeranno sacerdoti come loro. Uno li ha formati, l’altro è l’esempio di una fedeltà antica alla Chiesa e alla diocesi di Porto–Santa Rufina. Lo sguardo si allarga e si scoprono altri volti riuniti qui per l’ordinazione sacerdotale di Salvatore Barretta e Giuseppe Curtò. Sono persone che hanno contribuito a vario titolo al discernimento dei due giovani.

Gradualmente prende forma composta questa assemblea di parenti, amici, compagni di viaggio. Cala il silenzio. La processione arriva, accompagnata da un coro che davvero aiuta a pregare. I due diaconi si pongono davanti all’altare in attesa di quella donazione totale che hanno intuito in un attimo di grazia tanti anni fa. Un punto nella loro storia che ha scatenato pensieri, dubbi, desideri e poi è diventato sempre più grande, fino a diventare la certezza di una scelta totalizzante.

Non c’è brusio tra la gente in questa celebrazione che cade nella festa degli apostoli Pietro e Paolo. C’è invece un popolo che spinge il suo cuore e la sua mente nelle viscere di un antico rito. Scorrono le letture. La certezza di Pietro che scopre la benedizione di un Dio che non abbandona, il salmo che lo glorifica per questa sua continua presenza, il premio del Regno che Paolo oramai vede davanti ai suoi occhi. E poi il vangelo che manifesta l’elezione di Pietro. Non la carne, non il sangue gli hanno rivelato la divinità di Gesù. È la grazia che rende il pescatore consapevole, e lo sceglie, come ha fatto con i due giovani che hanno detto: «Sì».

«Salvatore e Giuseppe non abbiate paura», dice il vescovo Reali nell’omelia, riferendosi alla rassicurante visione di sant’Ignazio a La Storta, richiamata il giorno precedente nel Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali. «Il Signore vi ha fatto un grande dono, egli ha avuto fiducia in voi e vi ha chiamato a essere padri nella Chiesa», alla maniera di don Mazzolari e don Milani come ha ricordato papa Francesco. Ma anche «come la stragrande maggioranza dei sacerdoti italiani, e di noi sacerdoti portuensi», che significa essere «parroci totalmente legati alla propria gente».
«Uomini e donne che mi hanno insegnato il rispetto e la coerenza – ricorda il vescovo, parlando della sua esperienza di prete –, mi hanno ripetuto che la fede si manifesta nelle opere, opere da compiersi nella più grande discrezione». Gente per cui le parole spesso non servono, e anche nelle tragedie più grandi si comprende che «basta esserci, stare vicini».

Rivolti a questa figura di sacerdote i due giovani si affidano al loro vescovo, gli promettono fedeltà, gli si pongono come servi obbedienti. Le mani del pastore sul capo, seguito dagli altri sacerdoti. Mani cosparse di olio strette in quelle dei due giovani, vestiti con gli abiti sacerdotali dalle famiglie e dai sacerdoti, compagni e guide nel loro cammino. Mani baciate da madri e padri che mescolano le lacrime con il Crisma che ha consacrato questi uomini sacerdoti per sempre.

La diocesi ora ha due nuovi preti. Li ha trovati dopo anni di deserto. E i neo eletti alla fine della Messa sono pieni di gratitudine per questa grazia di Dio, per le proprie famiglie, per le proprie comunità di Ladispoli e Riano, e poi Selva Candida e Cesano, per il Leoniano di Anagni «dove hanno imparato a parlare ogni giorno con Dio».

Salvatore e Giuseppe hanno riaperto la strada del sacerdozio in questa Chiesa portuense. Il loro pensiero conclusivo va allora ai giovani, chiedendo a Dio di far sentire la sua voce, perché «queste anime giovani ti cercano. Signore, costudisci i loro sorrisi, benedici i loro progetti, aiutali a scoprire sempre più la loro vocazione».


Simone Ciampanella

foto Lentini
 
(04/03/2017)