Quando la Chiesa è trasparenza di Cristo

L’immagine più efficace è quella di una famiglia che cresce. Arrivano altri fratelli, bisogna fare spazio con gioia perché Dio è ancora Padre, la Chiesa è ancora una famiglia e si può ancora sperare per il futuro. Perché accanto alla fede e alla carità, c’è sempre la speranza, la fiducia che valga ancora la pena di percorrere la via buona del Vangelo verso un compimento che è nell’oltre, nei cieli e terra nuova che Dio sta preparando per tutti noi. Sì, c’è qualcosa oltre questa vita. Un mondo non meno vero di quello che ogni giorno vediamo e tocchiamo. È il mondo della fede. Infatti il catecumeno che chiede il sacramento risponde: la fede mi dà la vita eterna. Appiattiti come siamo – tutti – sulle preoccupazioni del presente e quasi incapaci di guardare oltre il visibile, il concreto, il misurabile, la liturgia della chiesa offre un’occasione di riflettere ed immergerci nella realtà, quella vera.

Quando si partecipa ad una celebrazione come quella di domenica scorsa, 5 marzo, in cattedrale, durante la quale il vescovo Reali ha accolto i catecumeni, vari sono i pensieri che si possono fare. Quasi tutti, infatti, ricevono la grazia del battesimo nei primi mesi di vita. È la prassi della Chiesa, da sempre. Genitori cattolici e figli cattolici. Ma non è forse vero che non sempre questo immenso tesoro finisce come dimenticato – per non dire abbandonato – da qualche parte, in soffitta, tra i bei ricordi? La vita di fede di fatto comincia quando il battesimo viene riscoperto. Quando l’essere figlio di Dio, nella Chiesa, non è più solo un concetto ma un fatto di vita. Ciò che non sempre accade, in effetti, per tanti motivi. Eppure, il regno di Dio cresce. Misteriosamente, ma in modo reale, la grazia dello Spirito, nei modi più fantasiosi raggiunge e tocca i cuori. Permette quell’incontro con Cristo vivo e risorto che finalmente dà pienezza di senso alla vita e a ciò che va oltre la vita. Questa è la speranza.

I catecumeni erano bambini e adulti. Nonostante le differenze d’età, uniti dalla stessa gioia. E più ancora dallo stupore di vivere, assieme, uno di quei momenti decisivi che ti cambiano la vita. Niente di spettacolare. Niente di magico. Ma l’incontro con la presenza del Risorto nei segni della liturgia. Tante le motivazioni per cui non è stato possibile, agli uni e agli altri, ricevere il battesimo quando era il momento. Ma, si sa, ciascuno ha la propria storia. Motivi comprensibili o percorsi complicati hanno di fatto rimandato quella scelta che segna tutta una vita. Se Dio esista o no. Se valga la pena entrare nella Chiesa o no. A ben guardare, nonostante come vada il mondo oggi, questa vecchia Chiesa è ancora capace di attrarre qualcuno. Ma non verso di sé. Verso Cristo. Tanti oggi sono i messaggi, e tanto insistenti, che seminano sfiducia e diffidenza nei confronti della sostanza della fede e della comunità che la fede custodisce. Si capisce: dai oggi e dai domani, vero o non vero, la gente fatalmente non crede più a nulla. E così finisce per credere... a tutto.

Non che anche noi – laici e sacerdoti – non si abbia precise e perfino gravi responsabilità. Se anche noi non guardiamo Cristo, diventiamo, per dirla colle parole di Papa Francesco – «una onlus pietosa». E questo è avvenuto, ed avviene, se le parole che diciamo sono nostre e non sue, se i gesti che facciamo sono nostri e non suoi. Si arriva a deludere e a fare danno. Il risultato è ciò che vediamo, con tristezza: tanti preferiscono altro e cercano altrove la verità. Che però, sia detto con rispetto di tutti e con buona pace del pluralismo, è solo qui. Nell’unica vera Chiesa fondata da Cristo che oggi sussiste nella Chiesa Cattolica. Sì, deve essere stato un ragionamento come questo quello che ha mosso, anche quest’anno, tante persone a entrare nella nostra grande famiglia, la Chiesa. Sì, ci saranno tante ombre e incoerenze, ma in fondo si percepisce ancora la verità del Vangelo e il fascino del Risorto. Potremmo definire la celebrazione dell’elezione, semplice e suggestiva, l’inizio della resurrezione anche di questi nuovi fratelli. E questo, con i tempi che corrono, francamente non è poco.

Roberto Leoni

foto Filippo Lentini

(09/03/2017)