Un gesto di speranza per convertirsi

«Sono contento di poter celebrare con voi la liturgia delle Sacre Ceneri. Da quando ho iniziato il mio ministero in questa diocesi ho sempre sperato di poter viver la liturgia che inizia il cammino della Quaresima in cattedrale. E anche quest’anno, grazie a Dio, posso iniziare questo tempo di grazia con la comunità parrocchiale e diocesana». Con questo affettuoso saluto il vescovo Reali si rivolge a una cattedrale piena di persone durante l’omelia di mercoledì scorso.

Monsignor Reali, parla di un fascino che continua a esercitare il gesto di penitenza delle ceneri cosparse sul capo dei fedeli. Un’affermazione che trova conferma nella composita assemblea. Gli scout che prendono posto nel presbiterio. Le giovani famiglie assieme ai loro piccoli. Le mamme in attesa. Gli ultimi che arrivano direttamente dal lavoro. E i vari gruppi e i movimenti che animano la vita della parrocchia. Una scena che si è ripetuta tale e quale in tutte le altre chiese della diocesi.È l’immagine realizzata che presenta il profeta Gioèle: «Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti... Tra il vestibolo e l'altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: "Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti" ». Proprio qui il profeta, dice il vescovo, ricorda il compito fondamentale del sacerdote che è la preghiera per i fedeli che gli sono affidati. «Un servizio che abitualmente si compie nel segreto, ma che ha bisogno di momenti di pubblica solennità» per dire a «ognuno dei discepoli» che «anche se peccatore incallito, rimane figlio diletto nel cuore della Chiesa che prega».

La liturgia delle ceneri invita poi a riflettere sull'atteggiamento degli «ipocriti». «Ancora oggi vediamo elemosine, anche molto generose, fatte per essere viste dagli altri. O preghiere fatte al centro della piazza perché altri possano ammirarci. Oppure l’atteggiamento malinconico e triste dei nostri digiuni per farci osservare ed essere creduti migliori degli altri». Nel vangelo di Matteo Gesù mette in guardia da queste tentazioni, dicendo che questi comportamenti non assicurano alcuna «ricompensa, perché abbiamo creduto di averla incassata per altre vie, scegliendo di apparire più che di essere».

Invece le strade del digiuno, dell’elemosina e della preghiera veri sono di altro tipo e hanno un altro scopo: quello di favorire una differente relazione, che parla di intimità. «Quando preghiamo nel silenzio, nel nostro segreto, iniziamo una comunicazione diretta con Dio. Ma se siamo interessati a mostrarla, il nostro rapporto non è più con lui ma con gli altri che ci osservano e il dialogo con Dio non c’è più». La Quaresima, invece, è tempo di grazia, perché offre questa possibilità di entrare in un legame stretto con Dio, attraverso cui leggere la storia quotidiana di ogni persona con la storia della salvezza, «che ci apre a riscoprire il dono dell’altro, come ci suggerisce papa Francesco nel messaggio per questa Quaresima». In attesa della Pasqua abbiamo la possibilità di riscoprire l’importanza di chi ci sta accanto e imparare a farci carico dei bisognosi e dei sofferenti.

La celebrazione si conclude con il saluto del parroco don Giuseppe Colaci, che invita i fedeli ad accogliere le proposte organizzate in cattedrale per mantenere vivo il significato della penitenza e della conversione in preparazione alla Pasqua.

Gianni Candido

foto Filippo Lentini 

04/03/2017