* Laureata in filosofia, è professore aggiunto alla Facoltà Pontificia della Casa degli Studi Domenicana di Washington, D.C. E' consultrice di catechesi e scrittrice per varie pubblicazioni cattoliche. E' docente alla National Gallery of Art di Washington, dove è anche guida ai visitatori per i capolavori presenti nel museo.
Nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo del 2005, Papa Benedetto XVI ha presentato alla Chiesa universale un Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il "mini catechismo", tra le prime pubblicazioni del suo pontificato, contiene 14 immagini di arte sacra. Nell'introduzione al nuovo Compendio, il Papa sottolinea il significato catechetico delle opere di arte sacra. "Anche l'immagine, egli scrive, è predicazione evangelica, e oggi più che mai, nella civiltà dell'immagine, l'immagine sacra può esprimere molto più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico".
Negli ultimi decenni, soprattutto nel mondo occidentale, abbiamo assistito a un impoverimento e a una spogliazione di immagini sacre dalle Cattedrali, dalle Chiese e dalle Cappelle, e parlare del valore catechetico dell'arte e dell'architettura sacre sembra irrilevante, stravagante o una perdita di tempo. Assume quindi un grande significato l'inserimento delle sacre immagini nel nuovo Compendio, poiché invita architetti, artisti, catechisti, parroci, Vescovi, genitori e insegnanti a riflettere in modo nuovo sul rapporto tra arte e catechesi. La presenza di immagini sacre all'interno di un catechismo solleva domande specifiche sulle quali questo articolo intende riflettere: Qual è il valore catechetico delle sacre immagini? Perché l'arte e l'architettura sacre sono indispensabili per una completa istruzione nella fede? Può l'immagine sacra essere un potente mezzo di evangelizzazione e catechesi anche ai nostri giorni?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che l'arte sacra "è vera e bella quando, nella sua forma, corrisponde alla vocazione che le è propria: evocare e glorificare, nella fede e nella adorazione, il Mistero trascendente di Dio, Bellezza eccelsa di Verità e di Amore, apparsa in Cristo 'irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza' (Eb. 1,3), nel quale 'abita corporalmente tutta la pienezza della divinità' (Col. 2,9) .. L'autentica arte sacra conduce l'uomo all'adorazione, alla preghiera e all'amore di Dio Creatore e Salvatore, Santo e Santificatore" (CCC 2502).
La funzione di catechesi svolta dall'architettura e dall'arte sacra ribadita dal Catechismo, conduce i fedeli dalla semplice visione alla contemplazione, e dalla contemplazione all'adorazione di Dio. Da un punto di vista pedagogico, un'immagine sacra di Cristo, della Santissima Madre di Dio o di un santo è un affacciarsi sulle realtà eterne, "una finestra sul cielo", per così dire.
Il Catechismo specifica inoltre che "la catechesi liturgica (mistagogia) mira a introdurre nel Mistero di Cristo, in quanto procede dal visibile all'invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai 'sacramenti' ai 'misteri'" (CCC 1075). I sacramenti, istituiti da Cristo, sono i mezzi privilegiati con i quali i fedeli partecipano al suo mistero salvifico mediante il ministero della Chiesa. All'interno dell'economia sacramentale, le immagini e l'architettura sacra, predisponendo alla presenza sacramentale di Dio, sono quasi un 'pre-sacramento', termine usato dal Beato Papa Giovanni Paolo II per descrivere l'arte e l'architettura sacra della Cappella Sistina.
Se si riducesse la sacra immagine a rappresentazione meramente decorativa o estetica di ideali socio-culturali, si perderebbe una nota alta nella sinfonia liturgica composta infatti di immagini sacre, architettura, musica e riti. Sicuramente, le sacre immagini esprimono realtà umane, sociali e culturali ed aggiungono valore estetico agli spazi interni ed esterni di Cattedrali, Chiese e Cappelle, ma sono altresì mezzi indispensabili per istruire i fedeli sul contenuto della Divina Rivelazione e per riaccenderne e nutrirne la fede. Con l'aiuto delle sacre immagini, i catechisti, i predicatori e i maestri della fede danno risonanza alla pedagogia divina della storia della salvezza in cui la testimonianza delle "parole" e dei "segni" divini sono indissolubilmente legati a "parola" e "immagine".
Il Beato Giovanni Paolo II ha sottolineato il valore pedagogico delle immagini sacre nella sua Lettera agli Artisti del 1999, scrivendo che "in un certo senso, l'arte è una sorta di Vangelo visivo, un modo concreto di fare catechesi". In effetti i fedeli, ascoltando ogni domenica la verità del vangelo proclamato e professando la fede con le parole del Credo, vedono quelle stesse verità di fede assumere la forma del Bello nelle immagini sacre che li circondano. Gli insegnamenti e la dottrina della Chiesa condensati nella pagina di un catechismo trovano forme complementari di espressione nell'architettura e arte sacre. In questo modo, dipinti, mosaici, vetrate, sculture e musica sacra diventano un "vangelo visivo" con il quale i fedeli vedono, sentono e toccano i misteri della fede perché si incarnino nella santità della vita e nella testimonianza cristiana.
Uno dei primi ad affermare questo ruolo delle sacre immagini fu il Papa San Gregorio Magno. In una lettera del 599 a Serenus, vescovo di Marsiglia, scriveva: "Gli affreschi nelle chiese si usano affinché coloro che non sanno leggere o scrivere possano almeno leggere sulle pareti ciò che non possono decifrare sulla pagina" (Epistulae IX, 209). Il processo che si compie dalla visione alla contemplazione, e dalla contemplazione alla adorazione di Dio si realizza con le parole dette o scritte e con le sacre immagini.
E' stato giustamente detto che si apprezza il significato delle immagini sacre nella misura in cui vi sia la capacità, anche minima, di "leggere" i segni e i simboli espressi. Alcuni hanno quindi giustificato l'impoverimento dell'architettura e dell'arte sacra asserendo che i fedeli non hanno familiarità con i simboli cristiani. Il fedele della domenica, sostengono, non può capire, né tanto meno essere istruito dalle sacre immagini. In altre parole, dal momento che le immagini sacre sono significative solo per chi è attrezzato intellettualmente a "leggerle", chi invece non è artisticamente iniziato non può accrescere granché la formazione nella propria fede con le sacre immagini.
Le immagini sacre per secoli sono state indirizzate precisamente ai fedeli illetterati. Certamente, appropriarsi dei segni e simboli presenti nelle sacre immagini dipendeva dalla predicazione efficace e dall'insegnamento in comunione con la "fede visiva della Chiesa", ma il fine pedagogico di un'immagine non consiste soltanto in un esercizio didattico o intellettuale. Consiste soprattutto nel condurre allo stupore e alla meraviglia, perfino a un rapimento dell'anima mediante un lampo o un accenno della divina bellezza, e affidare così la propria vita alla bellezza della fede. I fedeli giungono a percepire l'Invisibile nel visibile, ad apprendere un modo nuovo di vedere e di ascoltare che conduce alla contemplazione, al culto e all'adorazione di Dio.
Che la persona in Chiesa comprenda o non comprenda gli elementi simbolici in un'opera d'arte o architettura sacra, dipende da una convergenza di fattori molteplici. Ma la sola presenza di autentiche immagini sacre che trasmettono il contenuto della Rivelazione cristiana mediante i sensi, conduce il fedele a una ben distinta modalità catechetica. E le pareti vuote hanno un messaggio altrettanto pedagogico, comprensibile anche ai meno iniziati!
L'affermazione di Papa Gregorio avrebbe ricevuto una forma di grande visibilità nell'enorme ricchezza di arte e architettura cristiane del Medio Evo. Una Cattedrale gotica come quella di Chartres costituiva un catechismo nella pietra, un'omelia attraverso una vetrata istoriata, esprimendo nell'architettura e nell'arte la fede professata nel Credo e udita proclamare nelle Scritture. Gli artigiani medievali, ponendo una sull'altra le pietre scolpite, visibili a chilometri di distanza con la luminosità delle vetrate colorate, scolpivano e affrescavano infatti il messaggio salvifico della storia biblica, tanto esplicito e bello quanto la loro fede. Un pellegrino che entrava nella Cattedrale non era soltanto attratto a "leggere" la storia biblica resa visibile nell'architettura e nell'arte sacra ma, attraverso la vista e l'udito, era contemporaneamente inserito in un presente sacramentale pienamente realizzato nella liturgia.
Soetsu Yanagi, il padre del movimento giapponese di arti e mestieri nei primi anni del XX secolo, visitando la Cattedrale di Chartres durante gli anni '50, rimase a lungo in silenzio davanti alla grande facciata in pietra. Poi, volgendosi verso un amico cristiano, disse semplicemente: "Ecco cosa avete perduto oggi". Osservava inoltre che l'Occidente aveva bisogno forse di una nuova evangelizzazione, quale era espressa nell'eloquente perfezione artistica e bellezza di Chartres.
Le opere d'architettura e di arte sacra possono di nuovo servire oggi da catechismo e da mezzo di evangelizzazione come lo furono per le passate generazioni? O, tornando al punto di partenza, le immagini sacre inserite in un catechismo quale scopo catechetico hanno? Dirò ora alcune delle ragioni della indispensabilità dell'architettura e dell'arte sacra come "modalità concrete di catechesi" oggi.
Una prima ragione a favore del ruolo catechetico dell'immagine sacra è necessariamente teologica. San Giovanni Damasceno, strenuo difensore delle sacre immagini contro gli iconoclasti dell'VIII secolo, l' ha così sintetizzata: "Nei tempi antichi, Dio non poteva in alcun modo essere rappresentato, poiché egli è senza forma o corpo. Ma ora che Dio si vede nella carne conversare con gli uomini, io mi faccio un'immagine del Dio che vedo. Non adoro la materia, io adoro il Creatore della materia che si è fatto materia per me, che ha operato la salvezza mediante la materia" (Sulle Immagini Sacre, 17).
San Paolo riassume il principio dell'Incarnazione che ispira le autentiche immagini sacre, scrivendo: "Cristo è l'immagine (eikon) del Dio invisibile" (Col. 1,15). Dio ha agito nella storia umana nella persona del Figlio, che è venuto nel nostro mondo sensibile rendendolo trasparente per Dio. Le immagini di bellezza - attraverso la quale l'invisibile mistero di Dio si è fatto visibile - costituiscono ora parte essenziale del culto cristiano. Osserva Papa Benedetto nel suo libro 'Lo Spirito della Liturgia': "Una completa assenza di immagini è incompatibile con la fede nell'Incarnazione di Dio".
La seconda ragione è la testimonianza della storia, massiccia e innegabile. Dall'arte delle prime catacombe alle basiliche romaniche e all'iconografia bizantina, dal gotico elevante fino al fiume creativo del Rinascimento, dall'età del Barocco e oltre, la storia della cristianità è saldamente legata al suo patrimonio artistico costruito nei secoli. Certamente, la ricchezza storica dei secoli precedenti riflette gli stili artistici-sociali e le realtà culturali di quei tempi. Eppure vi sono educatori, artisti, parroci e perfino nazioni (come hanno dimostrato le recenti polemiche sul Preambolo della Costituzione europea) che minimizzano o ignorano il tesoro accumulato nei secoli della storia cristiana artistica e architetturale e non si fanno interpreti della più fondamentale delle esperienze umane: l'immaginazione radicata nella memoria.
La terza ragione è che esiste una base umana o antropologica per l'uso delle sacre immagini nella formazione della fede. Il Catechismo parla della fede come risposta di tutta la persona umana che implica intelletto, cuore, sensi, emozione, memoria e volontà. Una formazione sistematica nella fede conduce a un assenso nozionale (per usare un'espressione del Beato Cardinal Newman) al mistero dell'Incarnazione, ma non si deve fermare e non si ferma lì. Una catechesi e una evangelizzazione realmente efficaci sono dirette al vero e proprio assenso che comprende intelletto, cuore, volontà, sensi ed emozioni. L'arte e l'architettura sacra coinvolgono i sensi a tal punto che la formazione catechetica coinvolge e muove l'intera persona umana a una conversione permanente e al discepolato.
San Tommaso d'Aquino delinea questo fondamento logico quando scrive nelle Sentenze: "Vi furono tre ragioni per l'introduzione dell'uso delle arti visive nella Chiesa: la prima, per l'istruzione dei non letterati, che imparano da esse come fossero libri; la seconda, perché il mistero dell'Incarnazione e gli esempi dei santi siano impressi più fermamente nella nostra memoria rappresentandoli quotidianamente dinanzi ai nostri occhi; e la terza, per ravvivare la pietà, che viene più efficacemente evocata da ciò che vede che non da ciò che sente".
Una quarta e ultima ragione per porre le autentiche immagini sacre a servizio dell'evangelizzazione e della catechesi, è di ordine culturale. Pochi contesteranno il fatto che viviamo nel mezzo di una cultura globale nella quale dominano molteplici immagini che formano e definiscono i valori e l'identità delle persone. Spot televisivi, cartelloni pubblicitari, Internet, blogs, videogiochi - tutti mezzi visivi che esprimono, riflettono e comunicano in forme sensoriali il contenuto e i valori della cultura, per il bene o per il male. E' una cultura sensoriale che ogni giorno presenta immagini frammentate e in modo sottile, e anche non tanto sottile, banalizzano e denigrano la dignità della persona umana, creano bisogni superficiali e consumistici, e ci alienano dalle realtà spirituali. Per rafforzare efficacemente i fedeli, formati da tale cultura sensoriale, può la Chiesa fare a meno dell'architettura sacra e delle immagini quali strumenti di evangelizzazione e catechesi?
In un'intervista di alcuni anni fa, l'allora Cardinale Joseph Ratzinger andò al cuore della questione, quando osservò: "L'unica apologia del cristianesimo veramente efficace si riduce a due temi, e precisamente: i Santi che la Chiesa ha prodotto e l'arte maturata nel suo grembo. Viene resa una testimonianza formidabile a Dio dallo splendore della santità e dall'arte sorta nelle comunità dei credenti ... se la Chiesa deve continuare a trasformare ed umanizzare il mondo, come può rinunciare alla bellezza nelle sue liturgie, quella bellezza così strettamente collegata all'amore e al fulgore della Risurrezione?".
fonte: The Institute of the Sacred Architecture, vol. 11, spring 2006
http://www.sacredarchitecture.org/articles/the_beauty_of_faith_sacred_architecture_and_catechesis/
trad. it. di D. Giorgio Rizzieri
> articoli della sezione LITURGIA <
(09/05/2012)