Nel mese di aprile la rivista spagnola «Palabra» ha pubblicato un numero speciale intitolato «Mappa della nuova evangelizzazione». Tra le firme quella del cardinale prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione del suo articolo.
Il permanente mandato missionario del Signore, sempre attuale, lo ascoltiamo oggi in una situazione segnata dalla dimenticanza di Dio o eclissi culturale di Dio, nella quale molti vivono come se Dio non esistesse. Il momento è pressante e richiede un'improrogabile e nuova evangelizzazione, nuova principalmente nel suo ardore; una nuova e urgente evangelizzazione che sarà, prima di tutto, annuncio, testimonianza di Dio e del suo Regno, dedizione a Dio, priorità di Dio rivelato in Gesù Cristo, affinché gli uomini si convertano, credano ed entrino e vivano in comunione con Lui.
Questa nuova evangelizzazione non sarà possibile senza la liturgia, e in particolare l'Eucaristia, che è la sua fonte e il suo culmine. Evangelizzazione e liturgia sono inseparabili. Sempre quindi ma, se possibile, ancora di più in questo momento della storia in cui subiamo una profonda crisi del senso di Dio nel mondo e una forte secolarizzazione interna della Chiesa, ravvivare e rafforzare il senso e lo spirito autentico della sacra liturgia nella coscienza e nella vita della Chiesa è qualcosa che urge e incalza più di qualsiasi altra cosa, se vogliamo portare a termine una necessaria e nuova evangelizzazione: è missione e opera prioritaria sempre, e soprattutto oggi.
La Chiesa, le comunità e i fedeli cristiani avranno vigore e vitalità, vivranno una vita santa, saranno testimoni coraggiosi e annunciatori fedeli e instancabili del Vangelo, se vivranno la liturgia e se vivranno di essa, se berranno da questa fonte, se vivranno l'incontro trasformatore con Gesù Cristo che avviene nella liturgia, se vivranno la comunione con Dio che si produce nella liturgia, perché così vivranno di Dio stesso e della sua grazia vivificatrice e trasformatrice, nella quale si radicano la santificazione, la loro forza e la loro stessa vita, la loro capacità e il coraggio evangelizzatore, tutto il loro apporto agli uomini e al futuro dell'umanità.
Il futuro dell'uomo è in Dio: il cambiamento decisivo del mondo è in Dio, nella sua adorazione. E lì sta la liturgia. Non è possibile una nuova evangelizzazione, nuova nel suo ardore, che è l'elemento fondamentale al di sopra dei mezzi, dei metodi e del linguaggio, se non si vive nella comunione di vita con Gesù Cristo, nella vita nuova che in Lui, mediante lo Spirito Santo, ci viene data: se non è attraverso la liturgia, e in particolare l'Eucaristia.
La liturgia ci rimanda a Dio; il soggetto principale della liturgia è Dio, il Padre; è Cristo, il figlio del Dio vivente; è lo Spirito Santo, che c'introduce nel mistero di Dio e ci santifica.
Liturgia significa, innanzitutto, presenza e azione di Dio, riconoscere al centro di tutto Dio, dal quale ci viene ogni bene, lasciare che Dio agisca e operi la sua salvezza e ci santifichi. La liturgia proclama, annuncia, rende presente la verità di Dio, Dio stesso, l'amore di Dio fino all'estremo, l'opera della redenzione e della riconciliazione che Dio attua e che trasforma, rinnova e ricrea l'uomo rendendolo partecipe della sua stessa vita; è presenza di Dio, del suo Regno, che invita a una vita nuova, che rende possibile e realtà effettiva questa vita nuova che porta Dio-con-noi.
Non si possono separare né contrapporre evangelizzazione e liturgia; l'una non è possibile senza l'altra. La liturgia è l'evangelizzazione nella sua espressione massima, poiché l'annuncio e la testimonianza del Vangelo di Dio diventano realtà presente in mezzo a noi e ci viene data la possibilità di entrare e di prendere parte a questo Vangelo vivo. Come compresero bene tutto ciò che è la liturgia, l'Eucaristia, i cristiani dei primi secoli, e come lo capirono bene gli imperatori di Roma nel condurli al martirio a causa dell'Eucaristia! Lì, in essa, era tutto.
Perciò in questo momento è tanto necessario che contribuiamo a entrare nella liturgia, nell'Eucaristia, a conoscere e a capire la liturgia, l'Eucaristia, a promuovere la formazione liturgica e, al di sopra di tutto, a far sì che si celebri bene e si partecipi a questa celebrazione come indica la Chiesa. D'altra parte, la Chiesa, per sua natura, deriva dalla sua missione di glorificare Dio, e pertanto è irrevocabilmente legata alla liturgia, la cui sostanza sono la reverenza e l'adorazione di Dio, il Dio che è presente e agisce nella Chiesa. L'evangelizzazione deve parlare di Dio e rendergli testimonianza, per glorificarlo.
Una certa crisi che ha potuto colpire in modo importante la liturgia e la stessa Chiesa dagli anni successivi al concilio fino a oggi, si deve al fatto che spesso al centro non ci sono Dio e la sua adorazione, la gloria di Dio, bensì gli uomini e la loro capacità di fare. Nella storia recente indubbiamente la costituzione Sacrosanctum concilium sulla liturgia può non essere stata compresa da tutti sulla base di questo primato di Dio e della sua gloria, dell'adorazione, ma come opera nostra, vedendo addirittura quest'ultima come contrapposta alla liturgia e all'azione sacramentale. Tuttavia, quanto più la “facciamo” nostra per noi stessi, quanto più si contrappone all'evangelizzazione e la si separa da essa, tanto più si sarà perduto l'essenziale. Così, senza la liturgia e senza il primato di Dio in essa, i fedeli e le comunità cristiane s'inaridiranno, s'indeboliranno e languiranno, diventeranno incapaci di evangelizzare con rinnovato ardore e vigore.
In definitiva, se vogliamo una Chiesa evangelizzatrice, presente nel mondo, rinnovandola e trasformandola conformemente al volere di Dio, come indica in modo emblematico la Gaudium et spes nell'esigere una nuova evangelizzazione, è necessario che prima di tutto, e al di sopra di tutto, sia la Chiesa a vivere di quanto implica la Sacrosanctum concilium, ossia della liturgia nella sua verità, il cui culmine è l'Eucaristia.
Perciò, la nuova evangelizzazione si farà se, allo stesso tempo e inseparabilmente, si promuoverà e ravviverà un nuovo impulso liturgico in grado di far rivivere fedelmente la vera eredità del concilio Vaticano II. Abbiamo bisogno, un enorme bisogno, di questo nuovo impulso. Così la pensa Benedetto XVI, un uomo tanto provvidenziale dei nostri giorni, tanto profondamente impegnato, come pochi altri, a dare impulso a una nuova evangelizzazione e a rendere possibile un'umanità nuova fatta di uomini nuovi, una nuova cultura e un mondo nuovo degni dell'uomo - creatura di Dio - testimone, oltre che a una speranza “grande”. Questo Papa sta chiaramente facendo della liturgia uno dei tratti più ricchi e forieri di speranza del suo pontificato.
(©L'Osservatore Romano 23 maggio 2012)
(25/05/2012)