Dal modernismo al Vaticano II


Giovedì 17 novembre si tiene a Roma presso l’Institut français Centre Saint-Louis la conferenza «Le Cardinal Tisserant. Une figure française à Rome» alla quale parteciperà, tra gli altri, Étienne Fouilloux, autore della prima biografia del porporato dal titolo, Eugène, cardinal Tisserant (1884-1972). Une biographie (Paris, Desclée de Brouwer, 2011, pagine 717, euro 39). Pubblichiamo una recensione. 

 

 

Col suo gusto della precisione e dell’accuratezza il cardinale Eugène Tisserant (1884-1972) non sopportava che il suo cognome venisse storpiato e che l’ultima lettera venisse trasformata in d, per evidente attrazione del nome comune del «tessitore» ma anche di quello proprio di un celebre astronomo francese della seconda metà dell’Ottocento, François Félix Tisserand, studioso di comete e crateri lunari, autore di un fortunato Traité de mécanique céleste in quattro volumi. «Il mio nome si scrive Tisserant», affermò perentoriamente il futuro cardinale ai genitori il 23 dicembre 1908: con una precisazione che poteva sembrare portare inutilmente vasi a Samo per i diretti destinatari, ma che in realtà già tradiva l’energica volontà di ribadire e difendere un’identità potenzialmente tradita. Perché in quell’alterazione del cognome era in qualche modo prefigurato il fraintendimento del quale la figura sarebbe rimasta vittima negli anni.

Per Paul I. Murphy e René Arlington, autori de La Popessa (1987), Tisserant è un rustico barbuto, irascibile e gaudente, che non esita a entrare nelle stanze di Pio XII in sua assenza, a mettere i piedi sul tavolo e a fumarvi il sigaro; un «enorme prelato» che incarna «l’espressione più grossolana della degradazione morale dei gerarchi della Chiesa» e che suor Pascalina Lehnert è perfino costretta a schiaffeggiare per fargli abbassare la cresta. Per altri, invece, Tisserant è un genio dell’intrigo, emulo di Machiavelli e di Mazzarino, un’«eminenza grigia», anzi un agente segreto implicato nei più oscuri complotti della Chiesa e degli Stati nel XX secolo. Il macchiettismo ributtante e caricaturale di questi fantasiosi stravolgimenti sembra esigere un’indagine di verità.

Chi è stato allora, veramente, questo ecclesiastico francese che nel corso del Novecento ha di certo occupato il ruolo di maggior rilievo nella Curia Romana? Per oltre sessant’anni, dal 1908 al 1971, Tisserant ha svolto, sotto sei Papi diversi, da Pio X a Paolo VI, funzioni essenziali: all’inizio come figura di primo piano nella «seconda modernizzazione» della Biblioteca Vaticana voluta da Pio XI; poi, dal 1936, come responsabile curiale delle Chiese cattoliche di rito orientale, in decenni difficili e decisivi che vedono nell’Europa orientale la vittoria del comunismo e nel Vicino Oriente la rinascita dell’islam nazionalistico sulle ceneri del colonialismo europeo.

Ma dal 1938 Tisserant presiede anche la Pontificia Commissione Biblica, «di cui questo antico alunno della Scuola domenicana di Gerusalemme fa uno strumento di liberazione per l’esegesi. Resistente al nazismo durante la Seconda guerra mondiale e al comunismo durante la “guerra fredda”, acquisisce una meritata reputazione di originalità in seno alla Curia. Nel 1946, assume la responsabilità pastorale della diocesi suburbicaria di Porto e Santa Rufina, che in vent’anni trasforma in un modello di vitalità religiosa ai confini di Roma. Decano del Sacro Collegio nel 1951, svolge un ruolo importante nelle due sedi vacanti, quella del 1958 e quella del 1963. Partecipa alle quattro sessioni del concilio Vaticano II, di cui dirige il Consiglio di presidenza, prima di essere pregato di accompagnare Paolo VI nei suoi viaggi attraverso il mondo».

Per conoscere la figura di un protagonista che attraversa tutto il Novecento cattolico, dal modernismo al Vaticano II, erano sinora disponibili gli atti di un convegno svoltosi all’Institut Catholique de Toulouse nel novembre 2002, tempestivamente pubblicati l’anno successivo. Nel 2009 Hervé Gaignard, col suo La vie spirituelle du cardinal Eugène Tisserant. Entre perfection et saintété (1908-1945), aveva poi aperto uno squarcio sulla vita interiore di quest’uomo efficiente, moderno e iperattivo sino alla frenesia, scoprendo i moventi intimi e profondi di tutto il suo impegno senza requie e risparmio (cfr. «L’Osservatore Romano», 31 luglio 2010, p. 5).

Étienne Fouilloux (1941), professore emerito di Storia contemporanea all’università Lumière-Lyon 2, ci offre ora una corposa biografia del cardinale, il primo tentativo del genere, che vede la luce nella collana «Pages d’histoire» diretta da Jean-Dominique Durand.

Storico di grandi affreschi, Fouilloux è uno specialista della storia religiosa moderna e contemporanea, francese e non, alla quale ha dedicato una vasta e articolata produzione. Si devono a Fouilloux, responsabile della versione francese della Storia del concilio Vaticano II diretta da Giuseppe Alberigo, due importanti volumi sui cattolici francesi del Novecento, fra crisi e liberazione, cioè dal 1937 al 1947 (1997), e dalla guerra d’Algeria al maggio 1968 (2008), accompagnati, nel 1998, da un’ampia indagine sul pensiero cattolico francese fra modernismo e Vaticano II.

Ma Fouilloux è anche autore di ricostruzioni dell’impegno ecumenico dei cattolici francesi fra XIX e XX secolo (1982), dell’avventura editoriale della collana «Sources chrétiennes» (1995), della vita del gesuita François Varillon (2007); e si è anche rivelato fine editore e annotatore di testi, come il Journal d’un théologien di Yves Congar, dal 1946 al 1956 (2001), e le Agende del nunzio Angelo Roncalli a Parigi, dal 1949 al 1953 (2004-2006). Ha studiato aspetti e momenti di figure salienti del pensiero religioso francese del Novecento, dal francescanista Paul Sabatier all’arcivescovo latino di Atene Louis Petit, dallo storico del sentimento religioso Henri Brémond al filosofo Gabriel Marcel.

Ma forse è nella raccolta di saggi Au coeur du XXe siècle religieux (1993) che Fouilloux ha manifestato la cifra più profonda della sua ricerca, costantemente attratta dal confronto faticoso e fecondo di tradizioni religiose e di mondi intellettuali diversi, dai sentieri dell’ecumenismo ai rapporti fra Chiese d’Oriente e Chiesa romana, sino all’incontro-scontro fra quest’ultima e la modernità.

Insomma, pochi storici come Fouilloux erano in grado di offrirci una biografia come questa, alla quale si è preparato — si direbbe — per una vita. Perché anche Tisserant è, eminentemente, un uomo all’incrocio di mondi diversi, fra Oriente e Occidente, ma anche fra tradizione e modernità, fra erudizione e impegno, fra appassionato sentimento nazionale e convinta appartenenza cattolica ed ecclesiale.

Divisa in tre parti (I: Une improbable carrière romaine, pp. 17-185; II: Le cardinal français de Curie, pp. 187-515; III: De l’apogée au déclin, pp. 517-685), la biografia di Fouilloux padroneggia con perizia la vastissima messe delle fonti a disposizione. Da buon bibliotecario Tisserant ha infatti conservato con cura le lettere ricevute ma anche le copie in carta carbone di quelle spedite (dal 1907, modernamente, l’orientalista usa una macchina da scrivere, mentre molti suoi colleghi, Giovanni Mercati in primis, continuano ostinatamente a scrivere tutto a mano).

Ogni settimana, fra il 1908 e il 1925, Tisserant scrive ai genitori; dal 1919 al 1945, poi, espone meticolosamente la sua vita interiore al vescovo di Strasburgo Charles Ruch e in seguito al canonista parigino Samuel Hecquet, suoi probateurs nella «Société de saint François de Sales». Se non ha scritto costantemente un diario (con l’eccezione dell’inizio degli anni Venti), Tisserant ha sempre registrato in piccole agende i nomi delle persone incontrate, le attività svolte, le lettere ricevute e spedite.

L’attenzione alle corrispondenze, che sa distinguere (e di conseguenza distribuire) lettere pubbliche e private, è d’altra parte tipica dell’intelligenza dello storico Tisserant: «Amo la storia — scrive il 23 gennaio 1950 ad André Jullien de Pommerol, decano del Tribunale di Rota, allora suo confessore ed esecutore testamentario —, e la storia riceve dalle corrispondenze private una parte della sua migliore documentazione».

Fouilloux sa mettere a frutto la consultazione di questa straordinaria mole documentaria (circa 200.000 documenti, per 18.000 corrispondenti), raccolta e messa a disposizione dall’Association Les Amis du Cardinal Tisserant, animata dalla pronipote del cardinale, Paule Hennequin; e vi ha aggiunto altri documenti da archivi francesi, italiani e vaticani. Ma i documenti non schiacciano la ricostruzione che, forte delle precedenti ricerche dell’autore, sa essere di ampio respiro e di vasti scenari; così le note sono sobrie e asciutte e non ingombrano un testo che si legge con passione dall’inizio alla fine, alla scoperta di un uomo, delle sue doti fuori del comune, della sua metodica tenacia, della sua intelligenza, talvolta della sua ingenuità, sempre della sua fedeltà. Perché si potrà forse migliorare qua e là, su aspetti particolari, il grande affresco; ma il lavoro nel suo insieme si rivela utile e prezioso. E il lettore alla fine si accorge di aver ripercorso, seguendo la biografia di un cardinale francese di Curia, buona parte della storia, delle passioni, delle speranze, delle difficoltà e dei successi, del cattolicesimo contemporaneo prima del Vaticano II.

 

 

fonte: Osservatore Romano, 18/11/2011
http://www.osservatoreromano.va/portal/dt?JSPTabContainer.setSelected=JSPTabContainer%2FDetail&last=false=&path=/news/cultura/2011/266q11-Dal-modernismo-al-Vaticano-II.html&title=Dal modernismo al Vaticano II&locale=it

 

 

(18/11/2011)

di di Paolo Vian