Ritorno al tradizionale

 

 

 

 

 

Quando i monaci della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo decisero di progettare una nuova chiesa per il loro monastero del Wyoming, tornarono a uno stile di costruzione antico quanto gli 800 anni dell’Ordine Carmelitano stesso – architettura gotica. Nella progettazione di Jim McCrery degli Architetti McCrery di Washington, D.C., compaiono guglie torreggianti, archi rampanti, campanili gemelli, capriate lignee, rosoni e altro, nello stile delle grandi cattedrali europee. Ma non sono solo i monaci. Parrocchie e Ordini religiosi in tutti gli Stati Uniti si stanno indirizzando allo stile tradizionale sia per le chiese nuove che per quelle ristrutturate.


“E’ un cambiamento enorme rispetto a 10 anni fa”, dice l’architetto Ethan Anthony degli Architetti HDB/Cram & Ferguson di Concord, Massachussets. “Allora, nessuno ci avrebbe neppure pensato, e adesso è diventata quasi una causa. E’ incredibile come le cose cambiano”. La tendenza va contro l’architettura modernista tipica assai spesso delle chiese costruite dopo il 1950 – e torna allo stile che si vedeva nella prima metà del secolo scorso. Negli Stati Uniti, l’architettura tradizionale ha dato origine a chiese come San Floriano a Hamtramck, Michigan. Costruita grazie a una grande colletta e dedicata nel 1928, è una chiesa gotica “straordinariamente enorme”, secondo Anthony.


San Floriano fu progettato dal rinomato architetto bostoniano Ralph Adams Cram (uno dei fondatori della compagnia di architetti di Anthony). Il sito web di San Floriano rileva che “Cram si ribellava all’ostinato darwinismo sociale dell’età industriale, e cercò di recuperare la bellezza e i valori spirituali delle cattedrali del Medio Evo”. Dopo poco tempo, però, simili chiese diventarono cose del passato. Innanzitutto, la “grande depressione” bloccò le parrocchie e sospese i progetti per la costruzione di chiese nuove, dice Anthony. Un’altra interruzione, continua, venne dalla seconda guerra mondiale: gli uomini ritornavano dalla guerra “innamorati della scienza”, e ciò coincise “con una grande secolarizzazione, anche nella Chiesa cattolica”.


Nel frattempo, l’architettura cominciò ad orientarsi verso un disegno “elementare, semplice, moderno, diretto”. Ulteriori cambiamenti furono determinati  dal Vaticano II, specialmente il documento “Sacrosanctum Concilium”, che pur trattando primariamente della riforma liturgica, si occupava anche dell’architettura sacra. “Nelle varie diocesi degli Stati Uniti, si attaccarono proprio al Concilio per promuovere un’architettura moderna nella Chiesa cattolica, e dicevano: ‘il Vaticano II dice che dobbiamo sbarazzarci di tutta questa mobilia perché è vecchia’. Che terribile distruzione ci fu”, commenta Anthony.


L’architetto Duncan Stroik di South Bend, Indiana, osserva: “La falsa interpretazione del Vaticano II fu come il vaso di Pandora: architetti e clienti pensavano che significasse che vi potesse uscire di tutto. Di tutto, tranne che gli stili tradizionali”. Ciò produsse nelle chiese suburbane degli ultimi anni ’60 e ’70, uno stile che Stroik definisce “costantemente incolore”. “Chiese costruite con pochi soldi, brutte, non funzionali e iconoclaste”, aggiunge Stroik. “Se fossero state costruite come edifici commerciali o residenziali, sarebbero state abbattute da un pezzo. Alcune di queste chiese progettate da architetti famosi, per quanto siano sofisticate, a malapena sembrano luoghi di culto”.


Ma è stato dai 20 ai 25 anni dopo il Vaticano II, continua Stroik, che laici e giovane clero hanno cominciato a mettere in discussione il modernismo, rivendicando che “le chiese devono apparire chiese”. La tendenza, aggiunge, riguarda “quasi solo il mondo cattolico”, ed è ispirata “dal senso sacramentale che hanno i cattolici, con l’intrinseco concetto che le chiese devono essere belle perché riflettono il Creatore”. Stoik assicura che i clienti cercano “bellezza, verticalità e iconografia tradizionale”. “Ci sono quelli che vogliono un’eleganza semplice ed altri che desiderano colori ricchi e decorazioni. Entrambe fan parte del nostro patrimonio artistico”.


Il trend per la tradizione è “ovunque”, compresa la diocesi a cui appartiene Anthony, l’Arcidiocesi di Boston. “La gente del luogo qui, il popolo di questa regione, sta cercando di rifare tutto daccapo”, dice Anthony. “Il fatto che la gente stessa di qui voglia avere quello che considera un’architettura veramente di chiesa, è una cosa enorme, un enorme cambiamento”. Ma l’architettura sacra tradizionale, concordano Anthony e Stroik, è più prevalente nel sud e sud-ovest. Un lavoro tradizionale è stato fatto da HDB/Cram & Ferguson all’Abbazia di Sion nelle montagne Blue Ridge della Virginia. Progetto per la chiesa gotica ed edifici monastici sono stati ispirati da uno studio fatto sui resti di alcuni monasteri inglesi. Il complesso, completato nel 2007, comprende una facciata di calcare spagnolo, finestre ad arco, pavimentazione con piastrelle di marmo e un campanile massiccio, alto quasi 25 metri.


Altri progetti che la compagnia di Anthony ha ultimato, includono la chiesa di Nostra Signora di Walsingham (completata nel 2003), che replica la carpenteria e la muratura in pietra di chiese situate vicine a un santuario distrutto da Enrico VIII. Doccioni si erigono ai quattro angoli della torre della chiesa gotica. A Farragut, Tennessee, Anthony ha progettato la chiesa di san Giovanni Neumann (completata nel 2008), ispirata da chiese romaniche della regione francese della Borgogna. La ditta di McCrery è impegnata in oltre una dozzina di progetti liturgici negli Stati Uniti, con lavori significativi nel sud.


La cappella di Santa Cecilia a Nashville, costruita per le suore domenicane, è stata ispirata dalle basiliche romane. A Charlotte, Nord Carolina, McCrery ha innalzato la chiesa di Sant’Anna sopra un’altra chiesa, dove da più di 50 anni la Messa veniva celebrata nel seminterrato di quel tempio mai finito. Il nuovo progetto era così popolare che i benefattori hanno risposto con donazioni che hanno permesso di aggiungere mosaici, statue e iscrizioni. E’ in progettazione un nuovo campanile. A Linville, Nord Carolina, McCrery ha arricchito la chiesa di Santa Bernadetta con una grande ristrutturazione interna, con capriate lignee e soffitti lignei scanalati nella navata. La ditta di Stroik ha ultimato delle chiese a Covington, Kentucky, Tutti i Santi a Bullhead City, Arizona, e ne ha progettate altre, quali San Paolo Apostolo a Spartanburg, Sud Carolina. Il progetto di quest’ultima è modellato sull’architettura di chiesa cattolica americana e di romanico lombardo, “incorpora forme e simboli che la rendono chiesa cattolica in modo inconfondibile”. Tra i 16 progetti della sua ditta, vi è anche “un restauro creativo” della cattedrale di San Giuseppe a Sioux Falls, Sud Dakota. “Siamo impegnati nel restauro del sacro e per un nuovo rinascimento dell’architettura sacra”, dice Stroik, il quale ha ricevuto, nel marzo scorso, il premio Palladio dalle riviste “Costruzioni tradizionali e Period Homes”, in riconoscimento dell’eccezionale lavoro condotto nel progetto tradizionale.


Cosa c’è dietro a questa tendenza verso il tradizionale? Anthony, per prima cosa, dà credito al Cardinal Joseph Ratzinger che, nel suo libro del 1986 “La festa della fede: approcci a una teologia della Liturgia”, “tentava di smontare un sacco di retorica” riguardante l’architettura sacra post-Vaticano II. Anthony ha scritto recentemente l’ultimo capitolo di un libro che esplora l’architettura del nuovo gotico e romanico nel Nord America, “Benedetto XVI e la Bellezza nell’Arte e nell’Architettura Sacre: Atti della seconda Conferenza Internazionale di Fota, 2009”. Fota è un’isoletta davanti al porto di Cork, Irlanda. Anche McCrery ha lodato Papa Benedetto e Papa Giovanni Paolo II, per aver entrambi “incoraggiato una nuova ispirazione, un nuovo impegno per la tradizione nel campo teologico, filosofico, liturgico, nelle arti e architettura”. Anthony osserva inoltre che il ritorno all’architettura sacra tradizionale è stato un movimento partito dalla base, ispirato da laici che hanno viaggiato in Europa, vi hanno visto le grandi chiese e hanno poi sviluppato “un grandissimo desiderio per la grande architettura”. “Il punto di partenza primario è questo: quando vedi un edificio o quando entri in un determinato spazio, devi assolutamente sapere dove esattamente sei in qualsiasi momento”, conclude Anthony. “Preso dall’emozione e con l’emozione di voler entrare e voler andar a pregare e voler stare più vicino a Dio, capire che sei nello spazio di Dio, che sei nella casa di Dio. Questa è la porta del paradiso”.


tratto da: National Catholic Register, 24/06/2011

http://www.ncregister.com/site/article/trending-to-traditional1/
trad. it: don G. Rizzieri

 

(inserito il: 12/07/2011)

di di Anthony Flott