di Linda Andrade Rodrigues *
Acushnet (Massachussets). Una piccola chiesa in una piccola città, la chiesa cattolica di San Francesco Saverio, attraversava tempi duri. La comunità si stava assottigliando e la partecipazione alla Messa era al minimo storico. I confessionali vuoti si stavano coprendo di polvere e le offerte erano irrisorie. Ma a quel punto accadde l’impensabile. Oggi, San Francesco Saverio è una delle parrocchie più vigorose della diocesi: a Messa si trova posto solo in piedi, code ai confessionali, i parrocchiani riempiono pullman per partecipare alla Marcia per la Vita e le offerte spontanee sono così abbondanti da coprire tutti i debiti della parrocchia entro aprile. “Qui c’è Gesù”, dice Maria Cardoza, la scintilla che ha infiammato la parrocchia. “Noi siamo una chiesa incendiata”.
“Ero una cattolica zombie”
Educata in una famiglia cristiana, Maria Cardoza ha frequentato le scuole cattoliche. “Avevo un piede nel mondo e uno nella Chiesa”, dice. Ma pur assolvendo sempre il precetto della Messa domenicale, non aderiva ad alcuna attività ecclesiale e spesso era ribelle alle leggi della Chiesa. “Ero una cattolica zombie”, dice ridendo. Al compimento dei 40 anni, decise che era giunto il momento di coltivare un rapporto con Dio. “Si va da Lui solo quando si è nei guai”, dice. Si incontrava con un gruppo di mamme dopo la Messa, che incominciò ad insegnarle la fede. Ma fu in un pellegrinaggio di gruppo alla Cappella della Divina Misericordia a Stockbridge, che fece un’esperienza tale da cambiarle la vita. Qui vide una bacheca con un lungo elenco dal titolo “Adorazione Eucaristica”.
“Che cos’è l’Adorazione?”, domandò al gruppo. “Gesù è realmente nell’Eucaristia”, risposero. “Ma che cosa fate?”, chiese. “Si parla con Lui”, dissero. “Bene, allora io entro, mi inginocchio e qualcosa succederà…. Rimasi un’ora e feci un’esperienza spirituale così intensa che mi sembrava di essere infuocata. Sapevo senza il minimo dubbio che Gesù era nell’Eucaristia. Era reale. Eravamo collegati”. Tornata a casa, non aveva idea di cosa fare con la sua fede ritrovata.
Una domenica, dopo la Messa, il parroco, il Rev. Daniel Lacroix, la invitò a prendere parte a un incontro del Consiglio d’Amministrazione. “Vado dunque a questo incontro, che fu il più deprimente a cui abbia mai partecipato”, afferma. “Cominciano col dirmi tutto quello che non va: scarsa affluenza in chiesa e scarse offerte; nessuno va a confessarsi; pochi impegnati in attività ecclesiali. Vado a casa e piango”. Ma fu lì, Maria dice, che alle sue preghiere fu data la risposta con la soluzione a tutto ciò che affliggeva la sua comunità. Dice: “Torno da Padre Dan e gli dico che ho la risposta – Adorazione”. Padre Lacroix le offrì l’uso di una stanzetta nel seminterrato della chiesa, un’anticamera all’ascensore, ma le disse che non aveva fondi per il finanziamento. Poco dopo, a Cardoza telefona una vicina dicendole che aveva una lettera per lei. Conteneva istruzioni dettagliate su come iniziare l’Adorazione nella propria chiesa. “Gliela aveva spedita suo zio 10 anni prima”, dice Cardoza. “L’aveva conservata proprio per me!”. Il problema successivo era la mancanza di inginocchiatoi, che costano 500 $ l’uno. Un’altra amica le telefonò, dicendole che aveva parlato del bisogno di inginocchiatoi per la sua chiesa, con una signora incontrata per caso in una pasticceria e che indossava uno spillo della Divina Misericordia. Questa le diede un numero telefonico da chiamare. “Chiamai quel numero e mi risposero le Suore Francescane dell’Immacolata a Fairhaven. Mi dissero di passare quella sera a ritirare quattro inginocchiatoi”, dice Maria. Ora, mancavano solo gli adoratori. La Signora Cardoza parlò ai parrocchiani a tutte le Messe di un sabato sera e della domenica. Disse che ci volevano adoratori con turni di un’ora dalle 9,30 del venerdì alle 15 del sabato.
“Personalmente, credo che l’Adorazione sia il luogo migliore dove riporre i propri segreti”, disse ai parrocchiani. “Io gli dico tutti i miei problemi e Lui mi dà le risposte. Gli dico tutte le mie paure e Lui mi dà pace al di là di ogni umana comprensione. Gli do le mie lacrime e Lui mi dà la gioia. Se cercate un posto dove rifornirvi delle grazie di Dio per affrontare una nuova settimana movimentata, allora l’Adorazione è il posto giusto”. Si segnarono 50 persone. Nel 2008, Padre Lacroix fu assegnato a un’altra parrocchia a Capo Cod, e parroco di S. Francesco Saverio diventò Mons. Gerard O’Connor. “Monsignore mi guardò e disse: “l’Adorazione in un’anticamera? Porta Gesù in chiesa!”, ricorda la Signora Cardoza. “Egli ama Gesù con tutto il cuore e l’anima, e ama la sua gente. Mette l’Eucaristia davanti a tutto e al centro, il che ha ricondotto la gente alla chiesa. Appena mise Gesù in chiesa, l’Adorazione è esplosa!”.
“Perdonami di non amarti sul serio”
La parrocchiana Susan Charbonneau sapeva che le mancava qualcosa nella vita. Divorziata da 10 anni, era spesso distratta quando pregava a casa. Una sua amica le chiese di coprire l’ora di Adorazione del venerdì alle 17. La prima preghiera che disse davanti al Santissimo Sacramento fu: “io non ti amo. Perdonami di non amarti sul serio”. Cresciuta in un’austera famiglia cattolica portoghese, la Signora Charbonneau andava a Messa ogni domenica, osservava tutte le feste religiose, e in famiglia si recitava il Rosario tutte le sere. “Mi trascinavo regolarmente alla Confessione, ma non avevo mai avuto un rapporto personale con Gesù”, disse. “Sapevo di Lui, ma non Lo conoscevo. Io non Lo amavo perché non puoi amare qualcuno che non conosci”. Seduta sull’ultima panca della chiesa, si annoiava a morte e passava quasi tutto il tempo guardando l’orologio. Alcune settimane più tardi fece la sua seconda visita di Adorazione, ma non cambiò nulla. “Non ho pregato”, disse. Un paio di settimane dopo, la Signora Cardoza le domandò di diventare un’adoratrice. Presa alla sprovvista, accettò di malavoglia. Poi arrivò quel sabato mattina in cui si sentiva ad un livello particolarmente scadente della sua vita, tanto che si gettò in ginocchio guardando il Santissimo Sacramento. Si recò infine alla Confessione che, dice, costituì un momento estremamente importante del suo cammino. “L’Adorazione ha migliorato ogni aspetto della mia vita, uno dei quali è il risanamento del mio matrimonio”, dice la Charbonneau. “Non sono più in uno stato di costante preoccupazione su situazioni di cui non ho alcun controllo. Io no so ciò che ha in serbo il futuro, ma trovo un immenso conforto nel sapere che c’è Uno che lo sa”.
“Ho avvertito lo Spirito Santo, come un vento”
40 anni fa, Stephen Watts ritornò dalla guerra in Vietnam e sposò Jeannine nella chiesa di San Francesco Saverio. Era un protestante metodista non praticante, che non era neppure battezzato. Fece la promessa a Dio che avrebbe educato i suoi figli nella fede cattolica. Anno dopo anno, la sua famiglia andava in chiesa senza di lui. Dopo 21 anni di lavoro nella compagnia di elettricità, Watts si ritirò in pensione. “I miei figli già adulti si erano trasferiti altrove, e io e mia moglie ci stavamo separando”, racconta Stephen. Una domenica, chiese a sua moglie di portargli dalla chiesa un bollettino parrocchiale, e qui lesse di un corso di “Rito di Iniziazione Cristiana per gli Adulti”. Si sentì attirato ad iscriversi. “Ero una spugna, dice, che assorbivo quante più informazioni potevo”. Con la guida di Padre Lacroix, che era parroco al tempo, Watts prese la decisione di diventare cattolico. Nel giorno in cui ricevette tutti i sacramenti dell’Iniziazione – Battesimo, Prima Comunione e Cresima – Watts racconta che sperimentò un miracolo. “Nel momento in cui mi chinai sul fonte battesimale per essere battezzato, sentii lo Spirito Santo, come un vento che mi soffiava potente sulla schiena, sul collo e nell’acqua stessa”, dice. “Vidi infatti l’acqua nella fonte incresparsi. Lo Spirito Santo non l’ho soltanto avvertito, ma perfino udito come un respiro all’orecchio”. Watts è ora il capitano dell’Adorazione del martedì. “Noto una grande differenza, dice, nel mio rapporto con Dio dopo che ho trascorso del tempo in Adorazione. Credo di essere stato oscillante in qualche dogma di fede, ma ora vedo tutto più chiaro. Questa unica ora non è davvero sufficiente, per cui cerco di renderla la migliore possibile con Lui”.
“Lasciavo passare anni accumulando peccati”
Il parrocchiano Tony Pimentel era diventato adoratore da cinque mesi, ma quando, ogni settimana, sedeva dinanzi al Santissimo Sacramento, un senso di colpa lo tormentava. Non si era accostato alla Confessione da 26 anni. “Sapevo che, pur essendo fondamentalmente una brava persona, avevo lasciato passare anni accumulando peccati e facendone sempre di nuovi”, dice. Pimentel era stato educato in una famiglia cattolica e aveva frequentato la Scuola cattolica: “credo in Dio e in Gesù e andavo a Messa, ma avevo una fede superficiale”. Non andava a confessarsi per paura del giudizio del sacerdote. Quando finalmente Pimentel entrò nel confessionale, si aspettava un rimprovero ed invece il confessore incominciò con una preghiera di ringraziamento a Dio per averlo ricondotto a casa. Pimentel si era portato un documento che aveva scaricato da internet intitolato “Come fare una buona Confessione”. Vi rimase 30 minuti. “Quando la Confessione finì, emisi un sospiro di liberazione come mai mi era capitato prima nella vita”, racconta. “Mi sentivo leggero come una piuma, come se tutti quei peccati che avevo tenuto per tutti quegli anni, fossero stati cancellati in un colpo solo. Pensavo che sarei stato scomunicato dalla Chiesa, ma mi sbagliavo di grosso. Non avevo capito che tutto il ministero di Gesù era incentrato sul perdono dei peccati”.
Attualmente, la parrocchia di San Francesco Saverio offre 54 ore di Adorazione ogni settimana, con 70 adoratori e 21 adoratori sostituti. Il programma di Adorazione è il lunedì, il martedì e il mercoledì dalle 9,30 alle 18,30, seguita dalla Benedizione e dai Vespri; e il venerdì dalle 9,30 fino alle 15 di sabato. Tutti sono benvenuti.
fonte: SouthCoastTODAY, 19 febbraio 2011
traduzione a cura di Don Giorgio Rizzieri