Perchè è tornata la 'Messa di una volta'

Un brano di un'omelia del Card. Burke

del Card. Raymond Burke

 

Riportiamo un ampio passaggio dell'omelia che il Card. Burke ha tenuto a Casalotti, nella Parrocchia di Santa Maria di Nazaret, nella festa della Santa Famiglia (26 dicembre 2010), nel corso della quale il Cardinale ha spiegato l'importanza e l'attualità del rito romano antico.


Nel contesto di questa celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del Rito Romano, vorrei sottolineare l’aspetto più elevato e perfetto della nostra vita in Cristo, cioè la nostra partecipazione nel culto divino, specialmente per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico. L’unione del cielo e della terra, compiuta per la Natività del Nostro Signore Gesù Cristo, per Sua Morte sulla Croce e per Sua Risurrezione, si realizza sempre di nuovo per noi nella Santa Messa. Per il Sacrificio Eucaristico, Gesù fa sempre presente il Sacrificio di Calvario, dandoci il dono del Suo Corpo e del Suo Sangue, con l’anima e la divinità, come cibo spirituale per sostenerci nel nostro pellegrinaggio sulla terra e per portarci certamente alla nostra dimora duratura in Cielo (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1374).

La realtà dell’Incarnazione Redentiva che ci stupisce in questi giorni deve stupirci di nuovo e sempre più profondamente ogni volta che assistiamo alla Santa Messa. Il Rito della Messa, sviluppato nella Chiesa sotto la guida dello Spirito Santo, in ogni suo dettaglio volge i nostri occhi a vedere il grande Mistero dell’amore di Dio per noi, amore incommensurabile e incessante, compiuto nell’azione della Santa Messa.

Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, ma non in ragione del Concilio, la modalità di riforma del Rito della Messa per certi versi ha abbastanza oscurato l’azione divina nella Santa Messa, unendo cielo e terra, e ha indotto alcuni al pensiero erroneo che la Santa Liturgia è una nostra attività, che in qualche senso noi abbiamo inventato e con la quale allora noi possiamo fare esperimenti.

La verità della Sacra Liturgia è ben diversa. Infatti, la Sacra Liturgia è l’azione di Gesù Cristo, vivo nel Suo Corpo Mistico per l’effusione dello Spirito Santo; è il Suo dono a noi, che dobbiamo ricevere, apprezzare e salvaguardare secondo le indicazioni dei nostri Pastori e specialmente del Santo Padre, il Vicario di Cristo sulla terra, e perciò Pastore della Chiesa Universale. Siamo chiamati così nel tempo attuale ad accogliere l’insegnamento e la disciplina che il nostro Santo Padre Benedetto XVI ci ha dato nella sua Lettera Apostolica Summorum Pontificum, per la quale egli ha voluto restaurare la forma del Rito della Messa per esprimere più pienamente ed efficacemente la verità della Sacra Liturgia.

Stabilendo “il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII” come “forma straordinaria della Liturgia della Chiesa”, il Santo Padre ha voluto tenere questa forma del Rito “nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”, che risale al pontificato di San Gregorio Magno e che è stato sempre rispettato e salvaguardato lungo la plurisecolare vita della Chiesa (“Missale autem Romanum a S. Pio V promulgatum et a beato Ioanne XXIII denuo editum ... extraordinaria expressio eiusdem «Legis orandi» Ecclesiae ... ob venerabilem et antiquum eius usum debito gaudeat honore”: Benedictus PP. XVI, Lettera Apostolica «Motu proprio data», Summorum Pontificum, “De usu extraordinario antiquae formae Ritus Romani”, 7 Iulii 2007, Acta Apostolicae Sedis, 99 [2007], p. 779, art. 1).

Le due forme, cioè la forma ordinaria e la forma straordinaria, dell’unico Rito Romano non significano nessuna divisione nella Chiesa ma rispecchiano l’unità organica del culto divino lungo i secoli cristiani ed infatti provvede per il mutuo arricchimento delle due forme per esprimere più fedelmente la realtà del culto divino, l’azione di Dio che viene a incontrarci con il dono incomparabile del Suo amore verso di noi, il dono del Figlio di Dio fatto uomo, soprattutto nella Santissima Eucaristia.

Così il nostro Santo Padre, al tempo della promulgazione della Lettera Apostolica Summorum Pontificum, ha scritto queste parole ai Vescovi di tutto il mondo: "Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dar loro il giusto posto" (Benedictus PP. XVI, Epistula “Ad Episcopos Catholicae Ecclesiae Ritus Romani”, 7 Iulii 2007, Acta Apostolicae Sedis, 99 [2007], p. 798).

Seguendo il magistero del Santo Padre, molto giustamente celebriamo il Rito Romano secondo la forma straordinaria oggi per aiutarci ad entrare più pienamente nella conoscenza del Mistero della Fede, il mistero dell’amore di Dio verso di noi, ed rispondere al mistero con amore puro e disinteressato verso Dio ed il prossimo.

 

QUI il testo completo dell'omelia del Card. Burke

 

(10/01/2011)

 

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