"Usciamo da noi stessi e prendiamo il largo"

Un brano tratto dal libro-intervista "Luce del mondo" in cui Benedetto XVI spiega la natura dell'azione liturgica e per quale motivo egli abbia voluto ripristinare la forma antica del rito romano

 

 

"La liturgia non deve essere l'autorappresentazione della comunità - quando si dice che è importante che ognuno vi metta dentro se stesso - e poi alla fine resta importante solo l' "io stesso". Si tratta invece del fatto che noi entriamo in qualcosa di molto più grande; che in un certo qual modo usciamo da noi stessi per prendere il largo.

Per questo è tanto importante che la liturgia non sia in qualche modo una nostra creazione. La liturgia è in verità un processo attraverso il quale ci si lascia guidare nella grande fede e nella grande preghiera della Chiesa.

Per questo motivo i primi cristiani pregavano rivolti ad Oriente, verso il sole che sorge, come simbolo di Cristo risorto. Mostravano così che tutto il mondo va verso Cristo e che egli lo abbraccia. Questo rapporto con il cielo e con la terra è molto importante. Non a caso le prime chiese erano costruite in modo che il sole irradiasse la sua luce nella casa di Dio in un determinato momento.

Proprio oggi che riscopriamo il significato degli effetti reciproci tra terra e cosmo, bisognerebbe anche riscoprire il carattere cosmico della liturgia, tanto quanto quello storico. E' importante il fatto che questo carattere non sia stato semplicemente inventato da qualcuno e chissà quando, ma si sia invece sviluppato organicamente a partire da Abramo. Elementi del periodo antico sono presenti nella liturgia.

Per quel che riguarda la questione concreta [il ritorno alla liturgia tridentina], la liturgia rinnovata del Concilio Vaticano II è la forma valida in cui la Chiesa celebra la liturgia. Ho voluto rendere più facilmente accessibile la forma antica in modo tale da preservare il profondo ed ininterrotto legame che sussiste nella storia della Chiesa.

Non possiamo dire: prima era tutto sbagliato, ora invece è tutto giusto. In una comunità infatti nella quale la preghiera e l'Eucaristia sono le cose più importanti, non può considerarsi del tutto errato quello che prima era ritenuta la cosa più sacra.

Si è trattato della riconciliazione con il proprio passato, della continuità interna della fede e della preghiera della Chiesa".

 


Tratto da "Luce del mondo". Benedetto XVI a colloquio con Peter Seewald. Libreria Editrice Vaticana, Roma 2010 (pag. 153s - sottolineature nostre).

 

(02/01/2011)

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