La Storta, il Vescovo apre in Cattedrale il Giubileo della Speranza
«Oggi, attraverso la mediazione della Chiesa, riceviamo una Grazia straordinaria: il tempo del Giubileo in cui possiamo vivere l’arte della riconciliazione per riconnetterci con il Signore e cercare vie di dialogo e di pace, fondando così la speranza non solamente negli sforzi umani, ma – soprattutto – nella consapevolezza del valore della vita e della prospettiva della dimensione eterna».
Nell’omelia della celebrazione eucaristica che si è svolta il 29 dicembre nella Cattedrale della Storta per l’apertura della fase diocesana del Giubileo della Speranza, il vescovo Gianrico Ruzza ha spiegato il significato dell’anno Santo che la Chiesa si appresta a vivere. La celebrazione è stata introdotta dalla processione che si è snodata dalla Cappella della visione preceduta dalla Croce gloriosa del Giubileo.
«La speranza – ha detto il presule – nasce dal sapere che in Dio abbiamo la certezza della vita eterna e la consapevolezza che siamo amati e accompagnati. Viceversa, il pensare che tutto rimanga nelle potenzialità umane corrisponde al fuggire dalle proprie responsabilità, al correre verso la frenesia di un mondo che pensa in modo autoreferenziale».
Il vescovo ha sottolineato il ruolo educativo della comunità cristiana, chiamata a «consacrare al Signore ogni suo figlio», permettendo loro di costruire «una relazione proficua con Lui», perché solo in questa relazione si trova «la potenza della vita e la certezza dell’amore di Dio».
Riflettendo sul Vangelo che propone Maria e Giuseppe che ritrovano Gesù nel Tempio, il vescovo ha evidenziato che «ogni ministero educativo comporta una sofferenza, una fatica, un coinvolgimento». La domanda di Maria – “Figlio, perché ci hai fatto questo?” – esprime l’angoscia di tanti genitori che cercano "vie nuove per comprendere, capire e trasmettere valori" ai propri figli. Tuttavia, ha invitato a lasciarsi guidare dallo Spirito, accogliendo il disegno di Dio: «La priorità è sempre nell’accogliere il disegno di Dio e lasciarlo maturare nei cuori».
Il presule ha ricordato che la speranza cristiana si fonda sulla certezza di essere «figli amati». «Saremo capaci di una vera speranza se vivremo nella consapevolezza di essere generati da Dio», ha detto, aggiungendo che la fede ci invita a camminare con fiducia, certi che «qualunque cosa chiederete nel mio nome, io la farò». Al centro del messaggio c’è l’amore, "il comando che abbiamo ricevuto: amarci gli uni gli altri». È attraverso l’amore che si testimonia la fede e si apre la strada alla «certezza della vita eterna».
In ultimo, il pastore ha esortato la comunità a lasciarsi ispirare dal grembo di Maria, dove «ogni grande progetto di salvezza prende carne e sangue». «Siamo pellegrini di speranza», ha detto, e dobbiamo camminare alla luce del volto di Dio, certi che «il Signore ci aiuterà» e ci guiderà nel realizzare un futuro illuminato dalla sua paternità e dalla sua tenerezza.