Il vescovo Gianrico Ruzza nella Messa nella Notte Santa di Natale a La Storta
«Dio sceglie di incarnarsi in una storia concreta». Con questa affermazione, il vescovo Gianrico Ruzza apre l'omelia della notte di Natale nella cattedrale della Storta, un invito a lasciarci sorprendere dallo straordinario mistero di un Dio che si fa vicino all'umanità ferita. Il Natale non è soltanto una commemorazione, ma una chiamata a riscoprire l'Amore del Signore che si incarna nella nostra quotidianità, anche e soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà.
L'omelia si snoda attraverso il contrasto tra la povertà della grotta di Betlemme e le ferite di un mondo che oggi appare spesso disorientato e sofferente. «Nella storia di oggi c'è dolore, solitudine, violenza, guerra», osserva il vescovo, ricordando come l'umanità contemporanea sperimenti la durezza della crisi giovanile, la crescente povertà, e la sofferenza di coloro che vivono in condizioni di marginalità. La visita agli ospedali e agli hospice delle diocesi, durante l’Avvento, è stata per lui un'occasione di incontro con storie di dolore che, tuttavia, portano con sé anche semi di speranza.
Eppure, anche di fronte a questa realtà, il Natale offre una via d'uscita, una promessa. Proprio «in quella stalla maleodorante» nasce il Figlio di Dio, generato dalla dolcezza di Maria, il cui "sì" rappresenta il sigillo di una storia di salvezza. Come evidenzia il presule, il Natale non è solo un evento storico, ma un continuo rinnovarsi dell'Incarnazione: «Ripetendo il ‘sì’ di Maria, la vita rinascerà senza posa e la storia compirà il senso della giustizia di Cristo, della sua bellezza, del suo amore e della sua pace».