La croce sotto le bombe

Ottant’anni fa la distruzione di Montecassino. Per non dimenticare.

 

 

Alle 9.45 del 15 febbraio 1944 gli aerei degli Alleati iniziarono il bombardamento dell’abbazia di Montecassino. Fondata da San Benedetto nel V secolo, Montecassino era il simbolo della storia della cultura cristiana. Da tre mesi si combatteva nelle vicinanze e i colpi di mortaio erano caduti anche all’interno del sacro recinto. Mai, però, si poteva prevedere che l’azione di guerra avrebbe coinvolto il monastero. Non a caso, gli sfollati di Cassino vi erano saliti certi di trovarvi un rifugio sicuro. 

La comunità dei monaci era stata sfollata a Roma; solo un piccolo numero aveva scelto di restare con l’abate, Gregorio Diamare, fermamente deciso a non abbandonare il sepolcro dei Santi Benedetto e Scolastica. Nei mesi precedenti, l’archivio storico dell’abbazia, di inimmaginabile valore, insieme al tesoro della Basilica con gli ornati e i paramenti antichi, era stato portato a Roma con l’aiuto dei soldati tedeschi.

I primi giorni di febbraio gli Alleati lanciarono dei volantini per avvisare la popolazione che l’Abbazia non era un luogo sicuro e che non sarebbe stata risparmiata dal conflitto. Così infatti avvenne. Non perché vi fossero armi, né tantomeno soldati tedeschi. In effetti, per gli storici della seconda guerra mondiale la distruzione di Montecassino fu un gravissimo errore. Gaetano De Sanctis ebbe a dire: “Non è nostro compito isolare e determinare le responsabilità particolari d’un tale cumulo di rovine, ma questo deve dirsi, che l’averlo cagionato rimarrà vergogna perpetua dell’età nostra e della nostra civiltà”.

È un fatto che il 15 febbraio iniziò uno spaventoso bombardamento che a più riprese rase al suolo - letteralmente - l’abbazia benedettina, cancellando 1500 anni di storia cristiana. Tonnellate di bombe, sganciate a più riprese, fecero centinaia di morti tra i civili che si erano rifugiati nei sotterranei. L’azione di guerra fu ripresa dalle cineprese degli Alleati da più punti di vista e oggi possiamo rivedere quei tragici accadimenti come in un film.

Tre giorni dopo quell'interminabile pioggia di fuoco, i monaci e gli abitanti di Cassino, portando a braccio i feriti civili, uscirono dai sotterranei dell’abbazia. Montecassino non esisteva più ma incredibilmente nel chiostro si trovava ancora al suo posto la statua di San Benedetto, non toccata dalle bombe. Agitando bandiere bianche, i supertiti formarono un piccolo corteo preceduto da una croce portata dall'abate Diamare. Tra le macerie dell’abbazia, in un incredibile e spaventoso scenario di morte, avanzava lentamente il vessillo della risurrezione di Cristo.

Che la storia sia per davvero maestra di vita. Mai più la guerra.

d. roberto leoni

 

Stampa news