E l’abate perse la faccia

Le radici monastiche di Santa Maria in Celsano

Che la Chiesa di Santa Maria di Galeria fosse molto antica, era noto. Le vestigia romane visibili nel Borgo e nella campagna circostante lo attestano chiaramente. Nei suoi sotterranei è possibile accedere ad una cisterna d’epoca romana, ancora funzionante. I recenti scavi hanno mostrato che le colonne poggiano su una struttura romana del IV secolo.

Meno noto invece è il carattere monastico di questo luogo di culto, custodito per secoli dai monaci di San Saba. Eppure la testimonianza più evidente si trova proprio sulla facciata della Chiesa, dove campeggia una formella raffigurante un personaggio con mitra e pastorale circondato da un aspide e una vipera, un leone e un drago. Pochi vi prestano attenzione. 

Il personaggio è l’abate che, in quanto capo spirituale dei monaci, secondo la Regola di San Benedetto, porta le insegne dell’autorità ecclesiastica. Sotto di lui i quattro animali raffigurano le potenze del male, così come vengono descritte dal Salmo 91. Il cartiglio infatti porta le parole del Salmo in latino: “super aspidem et basiliscum ambulabis, conculcabis leonem et draconem” – camminerai sull’aspide e la vipera, schiaccerai il leone e il drago.

Il tutto va interpretato nel modo seguente: i monaci che sette volte al giorno entravano in Chiesa per l’officiatura divina, alzando lo sguardo sopra la porta d’ingresso ricevevano l'ammonimento: solo sottomettendosi nell’obbedienza all'abate, che tiene il posto di Cristo stesso, potevano essere sicuri di trionfare sulle forze del male che sono sempre pronte ad insidiare il cammino spirituale.

Da secoli i monaci non abitano più a Santa Maria in Celsano, mentre al loro posto ci sono fedeli e pellegrini. I più attenti chiedono spiegazione dell’immagine e delle parole latine. Vale anche oggi per noi l’ammonimento del salmo e l'indicazione di obbedire a Cristo e ai suoi vicari se davvero si vuole vincere sulle potenze del male.

Infine, se ci si domanda come mai la figura con mitra e pastorale sia senza volto, allora si può ipotizzare che, per far rispettare la proibizione coranica che vieta le raffigurazioni sui luoghi di culto, uno zelante pirata saraceno, in una delle mille scorribande che per secoli hanno afflitto le nostre contrade, si sia incaricato di salire lassù per ... far perdere la faccia all’abate.

d. roberto leoni

 

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