Un tesoro da conoscere, tra storia e cronaca
Castel di Guido è un borgo agricolo al km 18 della vecchia Via Aurelia (ora denominata Via di Castel di Guido), nei cui pressi sorgeva l’abitato romano di Lorium (ubicato probabilmente nei pressi dell’attuale Casale de la Bottaccia), dove, secondo la Tabula Peutingeriana, c’era la prima mansio (stazione di posta per rifocillare i viaggiatori) al XII miglio della Via Aurelia. Nei pressi aveva la sua villa l’Imperatore Antonino Pio, che vi morì nell’anno 161, dove passò parte della sua giovinezza Marco Aurelio, che ne sposò la figlia Faustina e divenne poi imperatore.
Nel IV sec. Lorium diventa sede vescovile, ma la sede è poi trasferita all’inizio del VI secolo (probabilmente in seguito allo spopolamento conseguente alla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476) a Selva Candida (località sulla Via Cornelia – attuale Via Boccea – vicino alla borgata di Casalotti, circa 1 km oltre il GRA), la cui cattedrale è dedicata alle sorelle Rufina e Seconda, martirizzate il 10 luglio 257 sotto l’Imperatore Valeriano. Nel 1120 la Diocesi di Sylva Candida / Santa Rufina è unita dal Papa Callisto II alla Diocesi di Porto, l'attualeFiumicino che da allora ha assunto la nuova denominazione di Diocesi di Porto-Santa Rufina.
Verso la metà del VIII secolo a Lorium è realizzata una importante domusculta (una di quelle fattorie volute dal Papa Zaccaria per coltivare i terreni abbandonati e rifornire Roma di cereali, verdure e di carne). Il nome attuale del borgo deriva da Guido I, Duca di Spoleto, chiamato dal Papa Sergio II per arrestare le incursioni dei Saraceni che devastavano da decenni l’agro romano, spingendosi fino all’abbazia di Farfa (in Sabina) e a Subiaco (nella Valle dell’Aniene), e che il 24 ed il 25 agosto 846, dopo essere sbarcati ad Ostia, avevano saccheggiato le Basiliche di San Paolo e di San Pietro. Guido sconfisse i Saraceni nel settembre 846 vicino a Lorium.
Il primo documento storico in cui è menzionato il Castrum Guidonis (il borgo fortificato di Guido) risale al 1073, quando il normanno Roberto di Bagno Mucino e sua moglie Adohara donano il Castrum e la relativa Tenuta agricola al Monastero di San Gregorio al Celio. La proprietà è confermata dalle Bolla del Papa Innocenzo IV del 1249 e dalla Bolla del Pontefice Bonifacio VIII del 1299. Nel XIV secolo il Castrum con la Tenuta agricola è dato in enfiteusi prima alla nobile famiglia degli Albertelli e nel 1426 ai Conti di Anguillara.
Nel 1448 il Monastero di San Gregorio al Celio riprende il possesso diretto del Castrum, che nel 1547 passa alla Camera Apostolica, che lo cede nel 1573 all’Arcispedale di Santo Spirito in Sassia. Nel 1896 il Castrum e la Tenuta agricola confluiscono nei beni del "Pio Istituto di Santo Spirito", che assume direttamente la gestione della Tenuta, in cui si coltivano cereali e si alleva bestiame da latte e da carne per il mantenimento dei pazienti ricoverati negli Ospedali romani gestiti dal Pio Istituto.
Nella primavera 1942 è realizzato nella Tenuta agricola un Centro di lavoro, attivo fino al settembre 1943, dove sono state internate un centinaio di persone per attività antifascista. Nel 2013 è posta una lapide per ricordarne l’esistenza. Si confida di realizzare in un prossimo futuro nella ex caserma di Carabinieri (che avevano la vigilanza sul Centro di lavoro) un Museo sull’Internamento civile.
Nel 1978, in seguito all’approvazione della Legge n. 833 sulla Riforma Sanitaria che prevede lo scioglimento degli Enti Ospitalieri e l’incameramento dei loro beni da parte delle Regioni, il Lazio affida la gestione della Tenuta agricola, di circa 2.000 ettari, al Comune di Roma, che continua la coltivazione di cereali e l’allevamento del bestiame da latte e da carne. In seguito nell’Azienda Agricola Comunale si provvede alla riforestazione di alcune centinaia di ettari, attraverso l’impianto di molte migliaia di alberi in attuazione della Legge Rutelli, che obbliga i Comuni ad piantare un albero per ogni bambino nato.
Il Casale principale della Tenuta risale al XVII secolo, come anche la Chiesa parrocchiale dello Spirito Santo, che è costruita su un edificio sepolcrale romano a pianta ottagonale.
Nel 1996 la maggior parte della Tenuta Agricola Comunale, fino a Via Gaetano Sodini (la strada principale, in cui ci sono la ex Condotta medica e la Scuola Elementare e dell’Infanzia) entra a far parte della Riserva Statale del Litorale Romano, istituita con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 2 maggio1996.
Da alcuni anni è stato allestito in alcuni locali del vecchio Casale, a cura della Associazione culturale Castel di Guido e dintorni, un Museo della Civiltà Contadina, che raccoglie vecchi strumenti agricoli ed oggetti (comprese le stoviglie) con il logo del Pio Istituto di Santo Spirito, che gestiva l’omonimo Ospedale.
Nell’Azienda Agricola Comunale c’era un Caseificio ed uno spaccio vendita, nel quale si potevano acquistare i cereali (in particolare il farro), i formaggi (fior di latte, caciocavalli…) e la carne, tutti biologici, di produzione locale, che purtroppo, da vari anni, sono chiusi.
Nel 1980 l’Istituto di Antropologia e Paleontologia umana dell’Università di Pisa avvia una serie di campagne di scavo che hanno portato alla scoperta di un ricco giacimento pleistocenico ed alcuni resti fossili sono conservati al primo piano del grande Casale dell’Azienda agricola, costruito nel XVI secolo.
A pochi km da Castel di Guido, nella località Polledrara di Cecanibbio (in direzione della Via Boccea) è stato individuato nel 1984, il giacimento pleistocenico risalente a circa 325.000 anni fa, che prende il nome della località della Polledrara, che è considerato uno dei più importanti a livello europeo, con molte migliaia di resti fossili di diversi animali, in primo luogo l’alefante antico.
All’inizio degli anni duemila il Gruppo Archeologico Romano-GAR ha avviato una campagna di scavi, in collaborazione con la competente Sovrintendenza Archeologica, per riportare alla luce prima i resti della Villa delle Colonnacce (nella quale sono stati rinvenuti alcuni mosaici ed un affresco, conservati al Museo Archeologico Nazionale Romano di Palazzo Massimo, vicino alla Stazione Termini) e poi della Villa Olivella.
Nell’ottobre 1999 è stata istituita all’interno della Azienda Agricola, con una Convenzione tra il Comune e la Lipu, un’Oasi di circa 250 ettari, con un piccolo Centro Visite (costruito in legno) dove si svolgono attività didattiche per i ragazzi delle Scuole Elementari e Medie. Da alcuni anni nell’Oasi è stata accertata la presenza del lupo.
Giorgio Giannini
fonte: abitarearoma.it, 10/12/2022