Santi della nostra terra | Sant'Ignazio di Loyola

Nel 1537 proprio qui a La Storta ebbe la visione di Cristo che portava la croce

Sant’Ignazio di Loyola nacque ad Azpeitia, un paese basco, nell’estate del 1491, il suo nome era Iñigo; settimo figlio maschio di Beltran Ibañez de Oñaz e di Marina Sanchez de Licona, appartenenti al casato dei Loyola, uno dei più ricchi e potenti della provincia di Guipúzcoa. Dopo la nascita Iñigo perse la madre; nonostante fosse destinato alla carriera sacerdotale, dimostrò di preferire la vita avventurosa del cavaliere. Per questo nel 1506 il padre lo mandò ad Arévalo, in Castiglia, da don Juan Velázquez de Cuellar, ministro dei beni del re Ferdinando il Cattolico, perché ricevesse un’educazione adeguata. Morto nel 1517 don Velázquez, il giovane Iñigo si trasferì presso il duca di Najera e viceré di Navarra, al cui servizio si trovò a combattere varie volte. Nel maggio 1521, durante l’assedio del castello di Pamplona, ad opera dei francesi, una palla di cannone lo ferì ad una gamba. Tornato a casa subì due dolorose operazioni, in conseguenza delle quali una gamba gli rimase più corta dell’altra.

Fu durante la convalescenza che, non essendovi in casa libri cavallereschi, cominciò a leggere due libri: la “Vita di Cristo” di Lodolfo Cartusiano e la “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine. In conseguenza di queste letture, comprese che l’unico che meritava i suoi servigi di cavaliere fosse il Signore Gesù Cristo. Appena ristabilito, decise di recarsi a Gerusalemme; partì nel febbraio 1522, fermandosi all’abbazia benedettina di Monserrat dove fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi vestendo quelli del povero e fece il primo passo verso la vita religiosa con il voto di castità perpetua. A causa della peste non poté raggiungere Barcellona e si fermò a Manresa dove per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza. In una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e riflessioni che, successivamente rielaborate, formarono il libretto degli “Esercizi Spirituali”.

Nel 1523 arrivò a Barcellona ma, invece di imbarcarsi per Gerusalemme, si diresse verso Gaeta e da qui arrivò a Roma dove fu ricevuto da Papa Adriano VI. Si diresse quindi verso Venezia e da lì si imbarcò per la Terrasanta, per poi far ritorno in Spagna. A Barcellona fece gli studi di grammatica e quelli universitari ad Alcalà e a Salamanca. Nel 1528 si trasferì a Parigi dove rimase sette anni, ottenendo il dottorato in filosofia.
Già nel 1534, con i suoi primi compagni, i giovani Pietro Favre, Francesco Xavier, Lainez, Salmerón, Rodrigues, Bobadilla, fece voto nella Cappella di Montmartre di vivere in povertà e castità; giurarono tutti di recarsi a Gerusalemme e poi di presentarsi al Papa che avrebbe deciso della loro vita. Da quel momento, Iñigo prese il nome di Ignazio.

Nel 1537 Ignazio si trasferì prima a Bologna e poi a Venezia, dove fu ordinato sacerdote; era il mese di novembre, insieme a due compagni si mise in cammino verso Roma e lungo la via francigena, a 14 km a nord dell'Urbe, proprio qui a La Storta, ebbe una visione che lo confermò nell’idea di fondare una Compagnia che portasse il nome del Salvatore: vide il Signore Gesù che, carico della croce, gli diceva: “Io a Roma vi sarò propizio” – e infatti nel settembre del 1540 il Papa Paolo III approvava la Compagnia di Gesù con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae”. L’8 aprile 1541 Ignazio fu eletto superiore generale della Compagnia e il 22 aprile fece la professione religiosa con i suoi compagni nella Basilica di San Paolo; nel 1544 prese a redigere le Costituzioni dell’Ordine, completate nel 1550, mentre gli altri compagni avevano scelto di andare missionari nel mondo. 
Il 31 luglio 1556 Sant’Ignazio concluse la sua esistenza terrena; fu proclamato beato nel 1609 da Papa Paolo V e santo nel 1622 dal Papa Gregorio XV.    (RED. - ro.le.)
 
 
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