«Sto da Dio», la testimonianza di don Ladnyuk

Il vescovo Ruzza ha meditato su Betania e il salesiano ha parlato della fede durante la guerra

«Betania», «la casa del povero», è il nome dell’ultima tappa di “Sto da Dio”, la scuola della Parola che i giovani di Civitavecchia-Tarquinia e di Porto-Santa Rufina hanno frequentato quest’anno nella parrocchia di Marina di Cerveteri. Un viaggio di approfondimento iniziato a ottobre con “Betel” (casa di Dio) e proseguito con: “Betlemme” (casa del pane), “Betsaida” (casa della pesca), “Betfage” (casa dei fichi verdi).

Nell’incontro del 6 maggio oltre alla meditazione del vescovo Gianrico Ruzza sul brano dell’evangelista Luca, i giovani hanno potuto ascoltare la testimonianza in videoconferenza offerta da don Oleh Ladnyuk, sacerdote salesiano ucraino che opera nelle zone di guerra del suo Paese.

Nell’incontro di Maria e Marta con Gesù a Betania scopriamo una casa “riscaldata” dall’amicizia, «qui il Signore trova un momento di relax, di gioia amicale. Ma, c’è modo e modo di concepire l’ospitalità» ha spiegato il vescovo. «Maria rimane affascinata da Gesù, lo ascolta e anche lei è affascinante, nel suo coraggio di fermarsi ad ascoltare».

Marta, invece, è impegnata nel servizio e si lamenta con Gesù della sorella che non la aiuta. «Gesù è un amico vero... non dice bugie e fa capire a Marta quale siano le priorità» ha sottolineato il pastore. E sulla responsabilità nelle scelte personali ha rivolto a ogni giovane un invito: «Gesù vuole abitare nella tua vita. Sta a te decidere di permettere che questo avvenga...». Nel silenzio dell’adorazione eucaristica i giovani hanno fatto esperienza di questa intimità con Dio e si sono preparati alle parole di don Oleh.

Il sacerdote ha raccontato del suo impegno sul fronte, dove si occupa di tutti: ascolta i militari, che con lui, cappellano militare, riescono ad aprirsi. Sta vicino spiritualmente e sostiene con aiuti i civili nei punti più pericolosi. Trasporta le persone più vulnerabili in zone sicure, primi fra tutti donne e bambini per proteggerli dal rischio di violenze fisiche personali. «Scusa don, non hai perso la fede con tutta la gente che hai visto morire?». Il sacerdote ha condiviso con i ragazzi questa domanda che gli hanno rivolto alcuni giornalisti. «La fede non è qualcosa che semplicemente hai trovato e poi semplicemente hai perso» è stata la sua risposta.

«La fede è qualcosa che è nella tua vita. La fede è uno stile di vita che tu prendi, che tu cerchi, che tu capisci di dover vivere con Dio collaborando con lui». I sacerdoti allora sono coloro che vivono per gli altri e si prendono cura di ogni singola persona: «Facciamo tutto il possibile per te in questo momento della tua vita e anche tutto il possibile per aiutare la gente che ti sta vicino, anche rischiando la vita. Purtroppo noi preti in questo momento della storia dobbiamo fare tutto questo».

«Don Oleh grazie per la tua testimonianza straordinaria» ha detto il vescovo al salesiano, a cui ha assicurato la preghiera e ha chiesto scusa «perché qui non ci rendiamo pienamente conto di quello che si sta vivendo in Ucraina. Da oggi in poi saremo più presenti nelle sofferenze di questo popolo che è martire. Ci hai ricordato che dobbiamo scongiurare la terza guerra mondiale. Penso che la testimonianza del Papa di fermezza e di offerta per la pace è la strada che dobbiamo seguire è lo facciamo con amore e fiducia».

Simone Ciampanella

 

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