La diocesi di Porto-Santa Rufina è una delle quattro Chiese del Lazio con un’iniziativa di formazione sociale e politica. Risulta da una indagine nazionale presentata il 26 aprile in un seminario organizzato dalla Conferenza episcopale italiana a Roma. Il seminario, con una larga partecipazione dei vescovi della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, tra i quali il vescovo Gianrico Ruzza, ha approfondito il rilancio della formazione all’impegno sociale e politico ad opera delle diocesi (e di norma nell’ambito della Pastorale sociale e del Lavoro).
L’indagine di Carlo Belardi presentata al seminario traccia una periodizzazione, che, dopo una esplosione di iniziative dal 1985 al 1993, mostra una fase di “silenzio” dal 2012 al 2020 e segni di ripresa recenti. Anche la storia della Chiesa portuense corrisponde per grandi linee a questa periodizzazione. Dalle prossime riunioni della Commissione episcopale si attendono ulteriori indicazioni. Intanto, oltre che l’esperienza dei dieci incontri realizzati nei primi mesi del 2022 a Ladispoli (e anche proposti in streaming), tre elementi consentono di impostare già una nuova progettazione.
Il primo è l’orientamento dei vescovi italiani (e sul piano operativo dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro) a riproporre con determinazione la formazione all’impegno sociale e politico. Si tratta di una riproposizione affinata nelle finalità, aggiornata nei contenuti e nelle impostazioni, perfezionata nei requisiti. Il secondo elemento consiste nell’attualità della Nota pastorale del 1989 (La formazione all’impegno sociale e politico), che il vescovo Luigi Renna, presidente della Commissione episcopale, ha definito “insuperata”.
La nota, che ora rileggiamo con gli occhi del presente, aiuta a distinguere diversi livelli: la catechesi ordinaria, l’insegnamento della dottrina sociale cristiana, gli incontri e dibattiti per illustrare i documenti della Chiesa, le scuole vere e proprie per “coltivare le vocazioni laicali all’impegno sociale e politico”. Scuole che non possono consistere solo in incontri occasionali o cicli di conferenze, pure possibili e utili, ma devono avere stabilità, continuità e carattere popolare.
Il terzo elemento lo traiamo dalle urgenze del tempo, dai segni nuovi che nella vita ci vengono dati: le questioni urgenti e drammatiche del lavoro, dell’economia e della politica. Si forma a una cittadinanza matura e consapevole, si abilitano le persone a vivere nella complessità, si sostengono vocazioni di servizio al bene comune nella concretezza della vita delle comunità. Le iniziative da mettere a punto dovranno essere a misura del territorio diocesano e delle comunità che lo abitano, anche con diverse sedi per diversi cicli, e differenziati secondo le situazioni e i talenti dei territori (il litorale, i quartieri extra Gra di Roma, le zone rurali). La promozione e il coordinamento della scuola diocesana richiederanno un gruppo più numeroso di persone disponibili e idonee a impegnarsi in questo servizio.
Vincenzo Mannino, incaricato Pastorale sociale e del lavoro