«Con gratitudine saluto tutti voi che avete accolto l’invito del vescovo Gianrico a partecipare a questa Eucaristia nel giorno del ventesimo anniversario della mia ordinazione episcopale a Spoleto», con queste parole di affetto il vescovo emerito Gino Reali ha espresso la gioia per la partecipazione alla celebrazione da lui presieduta nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria il 7 aprile.
Sacerdoti, religiosi, fedeli di diverse comunità diocesane assieme al vescovo Ruzza e al vicario generale don Alberto Mazzola si sono uniti attorno al presule per una liturgia che ha interpretato come «preghiera che ringrazia, chiede perdono e intercede per la nostra Chiesa suburbicaria».
Nella liturgia della parola proclamata durante la celebrazione il vescovo ha sottolineato l’intensità della relazione, fatta di ascolto e fedeltà, di speranza e di attesa, tra Dio e il suo popolo lungo le generazioni.
Da Abramo «esperto in ascolto obbediente della voce del cielo», attraverso il popolo di Israele «generato ai piedi del Sinai dall’alleanza scambiata a parole in vista di tradursi in condotta di vita» fino ad arrivare «alla pienezza del tempo», quando Gesù «il Verbo divino, facendosi uomo, per tutti gli uomini ha risposto pienamente “amen” all’eterno “amen” di Dio verso l’opera delle sue mani».
La Bibbia è il deposito di questo incessante dialogo e «quando, nel popolo raccolto per celebrare la nuova alleanza, si apre il libro e si dà voce alle Scritture, queste cessano di essere racconto di fatti passati per divenire dialogo “attuale” tra Chi parla mediante le scritture e quanti accolgono, ora e qui, il messaggio perenne». Un dialogo, quello tra «Dio e il popolo che si è acquistato a prezzo del sangue del Figlio» che è «tuttora in atto e trova eccellente espressione nella celebrazione dell’Eucaristia».
Facendo riferimento ad un pensiero di Cesario di Arles, il vescovo ha esortato i fedeli ad avere per la Parola di Dio la stessa cura riservata al corpo di Cristo. L’attenzione a non lasciar cadere per terra alcun frammento deve essere la stessa nel non lasciar sfuggire alcuna parola, per questo «il servizio alla Parola e al Pane della vita è il primo compito della Chiesa e dei suoi ministri ordinati».
Il vescovo, in quanto successore degli apostoli, convoglia questa responsabilità nel suo essere principio visibile e garante dell’unità della sua Chiesa particolare. I vescovi custodiscono e trasmettono la Sacra Scrittura e promuovono l’annuncio dell’unico Vangelo e dell’unica fede, fedeli all’insegnamento degli Apostoli, in comunione con Pietro, e illuminando con la luce di quel Vangelo i cambiamenti e le situazioni storiche dell’umanità. Mutuando le parole di papa Francesco, il vescovo Reali ha poi tratteggiato la dimensione della vicinanza quale carattere del servizio episcopale, perché come ha ricordato il pontefice, la vicinanza è la «traccia più tipica di Dio».
Allora, vicinanza a Dio attraverso la preghiera, vicinanza tra i vescovi, vicinanza ai sacerdoti e vicinanza al popolo di Dio e «in generale vicinanza come disponibilità alla relazione che deve testimoniare ogni cristiano attraverso la conoscenza e la stima vicendevole nella compassione e nella tenerezza reciproca». Alla conclusione della celebrazione, il vescovo Ruzza a nome della comunità diocesana «riunita questa sera attorno a te, caro don Gino, per rendere grazie al Signore del tuo sacerdozio e del tuo episcopato» ha donato un’immagine della Madonna di Ceri, Madre della Misericordia.
Simone Ciampanella