«Una fede mai divisa dalla storia», questo il primo pensiero del vescovo Gianrico Ruzza nella Messa in onore di San Giuseppe. Dopo gli anni più duri della Pandemia la città di Ladispoli con il sindaco Alessandro Grando si è ritrovata assieme ai parroci nella chiesa di Santa Maria del Rosario per rendere omaggio al patrono. Giuseppe insegna la fedeltà e la pazienza di chi comprende che «la priorità è camminare con Dio».
Oggi ci dobbiamo spesso confrontare con una «lettura apocalittica della realtà». Ne sono un esempio interpretazioni come quella secondo cui la pandemia esprimerebbe una punizione di Dio. O come quella che registra la perdita dei valori cristiani nella società con la conseguente affermazione che tutto sia perso. In questa seconda il vescovo ha letto le affermazioni del patriarca ortodosso di Mosca Kirill, rispetto alla sua dichiarazione di decadimento morale dell’occidente.
Ma, se Giuseppe avesse assunto questa comprensione della sua storia? Come avrebbe agito davanti all’uccisione dei primogeniti decisa da Erode? «Sarebbe caduto nella disperazione, nella tristezza. Invece, egli comprende che la priorità della sua vita è camminare con Dio» ha sottolineato il pastore. Il discernimento e l’azione di Giuseppe ci insegnano ad attraversare la tragedia con il «coraggio creativo perché egli si è fidato di Dio e della sua Parola».
Pur con tutte le sue paure, egli accetta quanto il sogno rivela della volontà di Dio: «non temere di prendere Maria con te». Con la sua adesione silenziosa al progetto di Dio, Giuseppe comprende, e ci mostra, la scelta di Dio di volerci collaboratori nella libertà e per la libertà. Uno spazio esistenziale da intravedere nel roveto ardente che non si consuma, quando «Io-sono» rivela il suo nome. Il fuoco acceso che non consuma l’arbusto, ha commentato il vescovo, ci può dare l’immagine della «fede nella sana inquietudine del cuore» che con tutte le sue domande «confida nel Dio che si prende cura di noi perché portiamo frutto».