Matteo corre per portare un messaggio. Lo consegna a sindaci e loro rappresentanti, convenuti a Cerveteri domenica scorsa. Quasi non li guarda per la velocità, tanto sente veloce il compito ricevuto. Ma, attende anche un po’ spazientito, quando le mani del destinatario ritardano la presa. I suoi gesti sicuri di bambino, la sua impazienza, la decisione del passo, sono il volto di quanto reca. Parole di pace. Scritte da papa Francesco per la 55ma Giornata ad essa dedicata. Parole risuonate in una piazza Santa Maria illuminata dal sole pomeridiano. Parole per «ricomporre il vaso bellissimo e delicato della pace con colature di oro secondo il kintsugi giapponese, l’arte di “esaltare le ferite”» dicono Massimiliano Solinas e Stefano Pedone presentando il motivo dell’incontro: «Ricuciamo la pace: la cultura dell’incontro».
Attorno a questo tema, le due sezioni di Azione cattolica di Civitavecchia-Tarquinia e di Porto-Santa Rufina, presiedute dai due, hanno chiamato gli amministratori dei due territori diocesani per meditare assieme la riflessione del Papa assieme al vescovo Ruzza e ai loro assistenti spirituali, i sacerdoti Giovanni Felici, Giovanni Soccorsi e Salvatore Barretta. Pensieri e musica usano i piccoli, i ragazzi e i giovani delle due associazioni diocesane per dire cosa intendano quando parlano di costruire la pace. Una lettera raccoglie le loro osservazioni. Migliorare la formazione e avere strutture scolastiche sicure. Viaggi negli altri Paesi per uno scambio tra culture ed etnie diverse. Salvaguardare l’ambiente e realizzare uno sviluppo sostenibile. Eliminare lo sfruttamento e il maltrattamento degli animali. Sacrificarsi per aiutare i Paesi in difficoltà. Uguaglianza di genere, sociale ed economica. Favorire le buone relazioni. Eliminare i pregiudizi con una giusta divulgazione delle informazioni.
Andrea Mancini, in arte Androman, Alisia Lucignani e Mattia Sgriscia approfondiscono con canzoni che illuminano aspetti essenziali del cammino per la libertà, tra cui Redemption song, la struggente via indicata da Bob Marley per la libertà da schiavitù mentali e sociali. Perché pace e libertà stanno sempre assieme. Lo ricorda nel suo intervento il sindaco Alessio Pascucci, presente all’evento con le assessore Federica Battafarano ed Elena Gubetti. Interviene portando il saluto della città di Cerveteri al vescovo Ruzza, alle diocesi e ai rappresentanti delle altre amministrazioni presenti, tra cui il primo cittadino di Civitavecchia Ernesto Tedesco, Veronica Raimo per Ladispoli, Stefania Nardangeli per Santa Marinella, Paola Meloni per Fiumicino, Luigi Serafini per Tarquinia, Alessandro Tagliani per Tolfa. Anche il deputato Alessandro Battilocchio tra le autorità presenti.
Ma, domanda il vescovo: «Sentiamo davvero l’esigenza della pace?». Le donne dell’Afghanistan, gli insorti del Kazakhistan, le popolazioni del Tigrai, il popolo Rohingya, le sofferenze delle etnie amazzoniche, i genocidi dell’Africa, la pratica della tortura, i migranti che muoiono di freddo ai confini dell’Unione europea. «Le citazioni potrebbero condurci fino a tarda sera…» constata il pastore: «E se tutto quello che avviene nel nostro pianeta non ci tocca da vicino, forse questo è un indice di quanto la pace non ci interessi: le sofferenze dei poveri e degli abbandonati riguardano sempre altri e non ci debbono invadere… Costruiremo ponti di pace e sentieri di riconciliazione se davvero abbiamo a cuore il bene, lo sviluppo, il progresso di tutti i popoli e – di conseguenza – questi obiettivi saranno un elemento per edificare una società pacifica ed equa».
Nel messaggio del Papa sottolinea il presule troviamo alcune indicazioni per imboccare sul serio la via della fraternità. A partire dal dialogo intergenerazionale, che deve essere alimentato dall’ascolto reciproco, favorito dalla comprensione dei linguaggi giovanili e dalla consapevolezza degli adulti di dover trasmettere il patrimonio della memoria. «E voglio qui rendere omaggio al presidente Mattarella. So per esperienza quanto lui sia attento ad ascoltare con attenzione le prospettive dei propri nipoti e a raccogliere le loro idee» aggiunge il presule e sorridendo «Desidero ringraziarlo dal profondo del cuore della testimonianza di servizio al Paese. Sei grande Sergio».
Educazione, formazione e istruzione sono le parole chiave. «Nel nostro paese abbiamo esempi luminosi in tal senso. Permettetemi di ricordare don Lorenzo Milani, autentico profeta del cammino educativo che ha donato fino all’estremo le proprie energie per assicurare ai ragazzi della periferia sociale un’istruzione che li affrancasse dall’ignoranza e dal pensiero unico della maggioranza, e don Pino Puglisi, che ha dato la sua vita, vittima della criminalità mafiosa e dell’omertà delle istituzioni politiche, per assicurare ai ragazzi di Brancaccio la possibilità di uscire dal tunnel della cultura malavitosa». Nel lavoro troviamo il completamento del cammino dei ragazzi. Un lavoro dignitoso per esprimere la propria ricchezza. Un lavoro che deve essere in sicurezza: vanno scrupolosamente rispettate le norme vigenti.
L’emergenza sanitaria ancora incombe e ha esplicitato crisi esistenziali implicite. Ma, per i credenti, il tempo, inteso come “kronos”, «può trasformarsi in kairos, in tempo propizio, ed è così che la comunità cristiana intende vivere il “passaggio epocale” in cui siamo immersi. Senza dimenticare, ovviamente, l’impegno per la giustizia e per la pace, per la promozione umana e per il dialogo, che caratterizzano l’identità di coloro che, avendo ricevuto la buona notizia della vita che sconfigge la morte, intendono valorizzare la vita e difenderla, liberandola da tutte le schiavitù sociali, economiche e politiche che la opprimono nelle varie regioni del mondo».
Ancora due segni sulla piazza dopo le parole di «don Gianrico» dice Chiara Barbera, giovane presentatrice della giornata: una candela accesa che distribuisce il fuoco ad altre spente e la piantumazione di un albero, piccolo come il piccolo Matteo che lo mette a dimora in un vaso, dopo la consegna del messaggio. Lui inizia e conclude un pomeriggio di amicizia attraendo con le sue incursioni gli occhi della piazza: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace» scrive il profeta Isaia nella frase inserita da papa Francesco all’inizio del suo messaggio.
Simone Ciampanella
foto Lentini