«La notte del Natale è un momento di raccoglimento, di fiducia, di speranza, di attesa», dice il vescovo Ruzza nella Messa della Notte Santa, celebrata nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.
La nascita di Gesù in questo «tempo di incertezza e di fragilità, accresciuto dalla crisi pandemica» chiede «di fermarci e di contemplare e meditare il Mistero dell’Incarnazione del Signore che entra nella nostra storia».
La memoria della venuta al mondo di Dio invita ad ascoltare e osservare le pieghe della realtà. In un contesto «duro e cattivo» quale era quello dell'impero romano, Dio porta la parola nuova del perdono e della mitezza. «Il sorriso del Bambino di Betlemme oltre a suscitare sentimenti di bontà e di tenerezza, dovrebbe generare in noi il desiderio di una giustizia da recuperare. Ad ogni costo!», sottolinea il vescovo.
Dio entra nella storia e vuole camminare tra gli uomini e con gli uomini perché ama l'umanità, con la sua presenza egli garantisce e dona la speranza in ogni condizione anche in quella dove sembre di non vedere alcuna possibilità.
Allora, aggiunge il presule «Se riusciremo a comprendere che cosa significhi per ciascuno di noi che Dio si prende cura della nostra vita, se potremo entrare in confidenza con un Dio che si china su ciascuno di noi per sollevarlo verso una speranza rinnovata, allora, sì, sarà davvero Natale».
L'umanità che riconosce Gesù si riscopra «comunità di sorelle e di fratelli che desiderano rendere possibile una società solidale, un mondo di fraternità, dove le relazioni siano occasione di cammino e di crescita, dove siano abolite le discriminazioni e vengano combattuti i mali endemici che affliggono i poveri (a cominciare dalla corruzione delle istituzioni e dall’indifferenza dei benpensanti).
Cerchiamo di “appartenere” ad un mondo che ci è dato per custodirlo, amarlo e servirlo (e qui c’è tutto l’impegno per uno sviluppo sostenibile e per scelte di sobrietà e di rispetto per il creato!)».
foto Lentini