Nel pieno dell'estate la comunità di Pantan Monastero onora ogni anno il suo compatrono, San Pio X, che assieme all'evangelista Marco è il titolare della parrocchia alla periferia di Roma. Il 21 agosto, per la festa del papa santo, i fedeli della parrocchia alla periferia di Roma accompagnati dal parroco don Cristoforo Dudała e da altri sacerdoti hanno celebrato una Messa sull'altare dedicato a papa Sarto nella basilica di San Pietro in Vaticano. A presiedere l'Eucarestia il vescovo Ruzza.
L’ora mattutina, alle 8, ha favorito una funzione raccolta, familiare, pur negli spazi immensi pieni di storia e di arte della basilica. Accanto allo spazio allestito per la liturgia, le persone hanno atteso la processione d'ingresso con lo sguardo rivolto all’imponente statua di Pio X. Un’opera da cui traspare l’autorevolezza e al contempo la semplicità di un uomo che ha saputo traghettare la Chiesa in un tempo difficile. Non a caso il vescovo ha iniziato la sua riflessione sul santo parlando del «suo coraggio»: «quello di annunciare il Vangelo in un’epoca molto complessa, in cui le trasformazioni sociali e politiche del tempo sembravano minare i fondamenti dell’ordine costituito».
Come comunità a cui è affidata la memoria di questo pontefice il presule ha suggerito ai parrocchiani convenuti di riscoprire il lo stile del coraggio nell'annunciare il Vangelo oggi. I cristiani devono diffondere quella buona notizia «che può cambiare ogni tristezza e dare tutta la speranza rappresentata per la storia di ciascuno di noi, anche venendo da regioni lontane, anche dinanzi a tragedie senza misura coma la sofferenza del popolo afghano di questi giorni o la violenza che subiscono le popolazioni del Tigrai, della Siria, della Bielorussia e l’elenco non termina in pochi secondi, purtroppo!»
Il desidero di annunciare il Vangelo ha sempre accompagnato il ministero di don Sarto, come parroco, come patriarca di Venezia e come successore di Pietro. La priorità dell’evangelizzazione e della catechesi a cui ha dedicato il suo servizio di pastore sono per così dire consequenziali all’accoglienza della buona notizia, perché, ha spiegato il vescovo, «il tesoro che hai ricevuto nel cuore, la gioia di sentirti e saperti amata e amato dal Padre è così grande che senti il dovere, e la felicità, di poterlo trasmettere agli altri, ai tuoi amici, nella tua famiglia, nel tuo quartiere». La ricchezza del Vangelo viene custodito solo se donata, per questo chi se ne fa portatore è chiamato a vivere nella condivisione e nella fraternità con la disponibilità all’accoglienza e all’apertura verso tutti, a partire dal territorio in cui si vive e si opera.
Ma, tutto parte dalla riposta alla domanda di Gesù: «Mi ami tu? Che è la domanda: chi sono io per te? Quanto conto nella tua vita?». Davanti alla difficoltà di Simone, dinanzi alla sua paura, ha puntualizzato il pastore, Gesù sceglie di mettersi al suo livello, cambiando la domanda in: «Mi vuoi bene?»: il Signore «ci accoglie così come siamo, entra in dialogo con la nostra realtà e la nostra storia, per lui ciò che conta è incontrarci e trasformare in gioia e in bellezza la nostra vita. Non dobbiamo avere paura». Assieme a Pietro, a cui Gesù, affida i suoi agnelli, i discepoli di Cristo hanno il compito di vivere nell’amore, nella premura, nella vicinanza e nella cura.
San Pio X continua a trasmettere la testimonianza del Vangelo «senza giudizi e pregiudizi, ma con amore autentico, con un cuore che sia in ascolto degli altri» lasciandoci un insegnamento: «non permettere ad alcunché di impedire che nel cuore dell’uomo possa essere piantato il seme di Cristo, nostro Salvatore».
Red.
(Foto Lentini)