Nella vita con il Vangelo

Il vescovo Gianrico Ruzza ha parlato della natura missionaria della Chiesa, durante il ritiro del clero nel Santuario della Madre della misericordia di Ceri

Sotto lo sguardo dell'immagine quattrocentesca della Madonna nel Santuario di Ceri il vescovo Gianrico Ruzza ha guidato l’ultimo incontro di formazione del clero, lo scorso 10 giugno. Nella meditazione, dopo la recita dell'Ora media, l’amministratore apostolico ha evidenziato la centralità della relazione con la Parola di Dio per le sfide pastorali a cui la Chiesa deve oggi rispondere. Temi come l’immigrazione, l’inquinamento ambientale, l’intelligenza artificiale, la questione del genere, la frammentazione sociale, la difficoltà lavorativa... trovano nel Vangelo la forza per poter essere affrontati. Non deve mancare la passione e l’amore della comunità ecclesiale per il tempo in cui vive. Un tempo che registra una riduzione di interesse e di partecipazione alla vita ecclesiale.

Il presule propone in proposito il passo del Vangelo nel quale Gesù desidera mangiare i frutti da un fico, durante la stagione in cui non può trovarli, specifica Marco. Cristo maledice quell’albero. Prosegue verso il tempio, scaccia i cambiavalute. La mattina seguente l’albero è seccato. Nel fico che non porta frutto, suggerisce il vescovo, potrebbe leggersi una critica di Gesù al tempio e alla religiosità vissuta in modo esteriore: «Poiché non ti connetti più con la parola di Dio, la tua azione può diventare infruttuosa». Ma, Gesù indica anche l’uscita da questa situazione: «Tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di aver ottenuto e vi accadrà» aggiunge il vescovo: «Bisogna tornare al nucleo della Parola di Dio. Recuperare la nostra identità a partire dal rapporto con il Signore». Nella maggiore cura dell’interiorità, dell’essere sul fare, riscopriamo che «l’esperienza di Dio è un’esperienza missionaria, la Chiesa è missionaria».

Il conseguente atteggiamento di prossimità e vicinanza alle persone, alimentato da un’intensa vita spirituale, porta la comunità a dover ripensare la parrocchia, nell'epoca in cui la civiltà parrocchiale si è esaurita: la vita sacramentale, l’evangelizzazione, l’iniziazione cristiana, il cui impianto non risponde più alle esigenze dei ragazzi, l’incisività della comunità nella società, nella cultura, nel mondo del lavoro, nella scuola. Le soluzioni sono da trovare attraverso l’esercizio della sinodalità, con ampio coinvolgimento dei laici e in contatto vivo con la Parola di Dio. E la Parola di Dio ascoltata nel ritiro durante la Messa parla di comunione. «Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui» dice Gesù nel Vangelo di Matteo.

Non è strategia quella di Gesù: è un modo per soccorrere la fragilità dell’umanità, spiega il pastore che contestualizza la frase nella vita sacerdotale: «Allora valuta se puoi superare questo conflitto per poter poi pregare insieme e poterti riconciliare e quindi presentare la tua offerta all’altare». Gesù chiede di mettere le ferite, i ricordi, le memorie davanti alla sua misericordia: «Oggi lo facciamo attraverso Maria nostra madre, la Madre della misericordia che qui a Ceri veneriamo, perché solo in questo modo noi saremo liberi nel cuore e avremo un cuore pronto all’annuncio del Vangelo, pronto alla gioia del Vangelo». Andare oltre alla legge degli scribi e dei farisei per accedere alla libertà dello Spirito: «La fede ti dà quella capacità di guardare tutto con uno sguardo di serenità, di semplicità, di tenerezza, che supera quello che si è vissuto, quello che è stato fatto vivere».

Questo non toglie la responsabilità oggettiva come mostra il «gesto di grande profezia» del Papa nel riconoscimento della responsabilità dei figli della Chiesa. Ma, va recuperata la serenità interiore, quella aperta dall’azione trasformante dello Spirito di Dio. «Dobbiamo operare nella storia in mezzo agli altri, con la certezza della misericordia e con il ministero che ci è affidato e il Vangelo allora sarà svelato, sarà portato alla chiarezza del cuore dei nostri fratelli» conclude il pastore: «Abbiamo il Vangelo, abbiamo il dono del ministero dell’ordine sacro. Perché allora vivere nella lamentela, nella perplessità, nel mugugno, nel mormorio, e non invece esplodere nell’annuncio del Signore che ci ha cambiato la vita e ci ha travolto?».

 

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