Un Messale per la vita

Il vescovo Ruzza ha concluso il percorso di formazione liturgica ai lettori e ai ministri straordinari della Comunione che oggi ricevono il mandato

«La terza edizione, un testo per la vita», è il titolo dell’incontro conclusivo della formazione liturgica tenuto dal vescovo Gianrico Ruzza il 19 maggio nella Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Dal 24 febbraio volontari di tutte le età hanno seguito i dodici appuntamenti in preparazione al ricevimento del mandato che oggi alle 16.30 alla Storta il presule conferirà ai ministri straordinari della Comunione e ai lettori.

«La serietà nella partecipazione dice che avete preso a cuore questo impegno» ha detto nel saluto il parroco don Giuseppe Colaci, direttore dell’Ufficio liturgico. Il sacerdote ha ricordato anche l’esperienza di comunione fatta da alcune parrocchie che hanno seguito in gruppo gli incontri on line durante le restrizioni per l’emergenza sanitaria. Dopo la prima fase dedicata ai neofiti iniziata in Quaresima, nella seconda iniziata nel tempo di Pasqua i relatori hanno approfondito la terza edizione del Messale romano. «Vi saluto con affetto, per me è importante il rapporto con il popolo di Dio» ha detto il vescovo, contento di iniziare il suo ministero pastorale «con persone che fanno un servizio» che poi riguarda «il tesoro più importante che abbiamo: l’Eucarestia». La terza edizione recepisce l’insegnamento del Concilio Vaticano II ha sottolineato il presule.

A partire da Sacrosanctum concilium, incentrata sulla liturgia, per passare a Lumen gentium, con la sua idea di «comunione gerarchica» e per continuare con Dei Verbum, «che ha rimesso al centro la parola di Dio dopo una sorta di posticipazione rispetto ai sacramenti». E poi Gaudium et spes a cui consegue Evangelii Gaudium, Fratelli tutti nella sensibilità ecumenica e la missione Ad gentes. Nel nuovo Messale confluisce questo patrimonio «per far discendere sempre più la liturgia nella vita delle persone» con l’attenzione a uno scenario differente rispetto a quello in cui nasceva il testo del 1971. «Ci troviamo di fronte alla prima generazione non credente» in una situazione di diffusione del sincretismo e di confusione nel misticismo: «qui sta il punto della trasmissione della fede» ha evidenziato il pastore. Il Messale sulla spinta di papa Francesco vuole rispondere a questo situazione.

La polemica tradizionalista sulla terza edizione, ha annotato, è ideologica: «è un modo per alcuni gruppi conservatori di andare contro il magistero di papa Francesco», il quale ha chiarito concetti sempre saputi e cioè che «il problema del mondo e della politica sono i mercati di armi, e soprattutto ha detto che non è giusto che ci sia gente che naviga nell’oro e gente che muore di fame». Bisogna riportare la liturgia ad avere un ruolo essenziale in un contesto sociale in cui il messaggio cristiano è rinchiuso nella sola sfera personale: «la liturgia oltre a essere la preghiera della Chiesa è anche un’azione culturale, perché crea cultura di vita nel senso alto e generale».

A cominciare da una maggiore significatività del linguaggio, ad esempio si domanda il vescovo «parole come “sacrifico” e “offerta” cosa dicono oggi alle persone e soprattutto ai giovani?». C’è la necessità di una rinnovata inculturazione della liturgia e da qui l’esigenza di un adattamento culturale della liturgia con la consapevolezza della «stretta connessione tra la vita di una comunità, l’azione pastorale e la partecipazione liturgica. Il Messale «è il libro della preghiera della comunità, è un segno e ha una radice nella Parola di Dio. È lo scrigno della preghiera orante».

La bellezza della liturgia, alla realizzazione della quale contribuisce tutta la comunità, apre alla «sana mistagogia dei segni che la liturgia ci offre» e che le permette di essere «calata nella vita a confronto con le grandi domande dell’esistenza». Per capire e ricevere il Messale serve una formazione spirituale e una pedagogia pastorale per tradurre nella vita di ogni giorno la preghiera, conclude il vescovo: «Dobbiamo uscire con la gioia nel cuore, il Crocifisso è glorioso nella liturgia, dobbiamo riscoprire questa gioia della vita ritrovata in Cristo Signore che ha vinto la morte».

Simone Ciampanella

 

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