«Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli”, è il tema scelto da papa Francesco per la 29ª Giornata del malato. Sul brano tratto dal Vangelo di Matteo, la pastorale della salute di Porto-Santa Rufina ha organizzato un evento online alla vigilia della festa della Madonna di Lourdes, in cui si celebra la Giornata. L’ufficio di pastorale sanitaria, diretto da Michele Sardella, ha proposto un momento di preghiera e testimonianza. Nell’introduzione il vescovo Gino Reali ha raccontato del suo primo viaggio a Lourdes poco più che ventenne: «Con altri ragazzi pensavamo di essere preparati, ma l’incontro con tanti malati ci pose delle domande sulla sofferenza, sul suo perché. Ricordo che rimanemmo impressionati del sorriso dei malati». Sardella si è poi soffermato sul servizio richiesto da Gesù, «quello che, a differenza di chi critica e non fa, riconosce nell’altro il fratello» a cui bisogna «stare accanto con fortezza, sapendo bene che è solo Gesù a poter sostenere la sofferenza con il malato».
Questo è lo stile di Marisa Bentivoglio, settantenne volontaria del Vai (Volontariato assistenza infermi) di Bologna, associazione fondata dal francescano padre Geremia Folli nel 1978 a seguito del suicidio di due pazienti nell’Ospedale maggiore di Bologna. Sposata a un medico ateo inizia a frequentare i reparti spinta da un desiderio di umanità e condivisione. A 37 anni lascia la carriera medica per dedicarsi completamente al progetto che aveva iniziato a condividere con un diacono. Il contatto con la malattia cambia la sua iniziale indifferenza religiosa: «L’incontro con i malati è una cattedra di verità, da loro si impara a contemplare il mistero».
Indicativa la risposta di un giovane volontario Vai alla domanda di un malato sul perché alla sua età facesse questo servizio: «Perché qui imparo». Le donne e gli uomini dell’associazione vanno sempre in coppia, «come Gesù che li mandava due a due, in segno di comunità». Visitano ospedali, case per gli anziani e anche abitazioni private non per fornire un servizio ma per «esserci», riempire la solitudine del malato. Alcune domande dei partecipanti hanno dato la possibilità a Marisa di dire quanto abbia inciso il suo operato nella vita familiare: «Vivere i giorni con gratuità e considerare importante ciò che lo è davvero».
Simone Ciampanella
(15/02/2020)