«Luce per illuminare le genti, così l’anziano Simeone definisce Gesù. È proprio quella luce che illumina tutto il mondo e vede nella vita consacrata la sua propagazione, che è possibile grazie a una vera vita fraterna». Con queste parole padre Aurelio D’Intino, delegato episcopale per la vita consacrata, invita le religiose e i religiosi di Porto-Santa Rufina alla celebrazione diocesana della XXV Giornata mondiale della vita consacrata, fissata ogni anno il 2 febbraio nella festa della Presentazione di Gesù al tempio.
La missiva, firmata dal religioso passionista, raccoglie la riflessione dell’Usmi diocesana, la cui segretaria è la salesiana suor Giuseppina Teruggi, e della Cism, di cui lui è anche segretario. Nella comunicazione inviata lo scorso 18 gennaio prosegue il testo «la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ricorda ciò che papa Francesco ha scritto nell’enciclica Fratelli tutti, cioè che siamo tutti chiamati, in particolar modo i consacrati, a far rinascere in tutti “un’aspirazione mondiale alla fraternità» duque «Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli” (FT n. 8)».
Nell’ottica segnata dal magistero petrino Usmi e Cism d’intesa con il vescovo Gino Reali hanno scelto d’incontrarsi anche quest’anno durante l’emergenza sanitaria per celebrare assieme la Giornata. L’appuntamento è per martedì prossimo dalle 16 presso la cattedrale della Storta. Il momento liturgico spiega il delegato avverrà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid 19, prestando tutte le attenzioni al distanziamento, alla sanificazione e all’uso della mascherina. In Cattedrale non potranno essere accolte più di 120 persone, per questo motivo la celebrazione sarà trasmessa in streaming tramite il canale YouTube della diocesi di Porto-Santa Rufina.
Il religioso, che è anche parroco di Santa Rufina e Seconda a Casalotti, ha sottolineato a Lazio Sette il significato di questa edizione durante il tempo segnato dalla diffusione del coronavirus: «Stiamo vivendo tutti la prova della pandemia ma come per molti altri anche la vita religiosa sta offrendo una testimonianza di speranza, continuando a pregare e operare perché le persone e le comunità religiose più colpite non si sentano sole». Attraverso l’insegnamento di papa Francesco impegnato ogni giorno a richiamare l’essenzialità del Vangelo «Siamo chiamati a rinnovare l’esperienza di missione richiesta dalla nostra vocazione, perché assieme a tutti fedeli cresciamo come comunità missionaria in una Chiesa missionaria».
Simone Ciampanella
(01/02/2021)